Capitolo 23

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EVA'S POV
Sentivo i palmi delle mani sudati tanta era la tensione.
Mi voltai per un momento a guardare Harry che però rimaneva immobile, lo sguardo fisso su mio padre.
Dovevo agire in fretta, i secondi scorrevano.
- Ecco... La professoressa di letteratura era assente...-
-Credevo avessi un professore, di Letteratura.- mi interruppe mio padre.
Perché ero così stupida?
-Già, certo, il professore era assente e allora sono venuta a casa prima.-
Mio padre sembrava profondamente scettico. Incrociò le braccia al petto facendo un cenno con la testa.
-E tu, chi sei?- si rivolse direttamente ad Harry. Il mio cuore palpitava frenetico. I miei non giudicavano dalle apparenze, ma ero certa che non condividessero troppo l'aspetto di Harry e soprattutto l'espressione che aveva in quel momento. Dalla tensione, sembrava arrabbiato, insolente.
Mio padre lo squadrò, passando per i suoi tatuaggi e poi fermandosi sul suo viso accigliato.
Harry si schiarì la voce.-Avevo bisogno degli appunti di letteratura, per questo sono venuto a casa di Eva.- la sua voce era ferma, era decisamente più bravo di me a mentire, probabilmente era più abituato a farlo.
-Come ti chiami?- continuò mio padre.
-Harry.-
Calò un silenzio pesante per qualche secondo.
-Papà, allora... noi andiamo  a prendere gli appunti.- dissi speranzosa.
-Vai tu, Harry rimarrà un po' qui con me. Che ne dici ragazzo?-
Guardai Harry ad occhi spalancati, lui mi guardò cercando di risultare impassibile.
Lentamente annuì, poi si sedette sul divano. Nervosa come non mai, mi avviai al piano di sopra.
-Vado e torno.- mormorai.

HARRY'S POV

Cazzo, non ci voleva.
Non ero bravo con gli adulti, mi rendevano nervoso e più irascibile del solito. Stavolta,poi, si trattava del padre di Eva.
L'uomo  si sedette sul divano di fronte a me.
-Posso offrirti qualcosa, Harry?-
-No.- tagliai corto.
-grazie.- aggiunsi dopo qualche secondo per non sembrare scortese. Il padre di Eva sorrise annuendo, divertito.
Non ero abituato ai sorrisi. Dagli adulti avevo ricevuto solo violenza, aggressività, urla. Di mio padre ricordavo poco o niente, in ogni caso nessuna sensazione positiva.
-Così sei qui per gli appunti di letteratura?- chiese, guardandomi negli occhi.
Mi limitai ad annuire ma sapevo che non se la beveva; capivo da chi avesse preso la sua arguzia Eva. Suo padre aveva un modo di analizzarti molto simile.
Sembrava pacato, rilassato, nonostante il mio aspetto tutt'altro che rassicurante, che tutti gli adulti odiavano.
-Sai, Eva è una brava ragazza, ma a volte mi spaventa.-
Lo guardai alzando un sopracciglio con espressione interrogativa.
-Mi spaventa perché è molto sensibile e controllata, misurata. Non si lascia mai andare; le persone così, quando finalmente decidono di rischiare, danno  tutte loro stesse, senza riserva alcuna.-concluse, i suoi occhi brillanti ancora nei miei.
Mi stava dicendo di non ferirla. Non mi stava minacciando, sgridando o trattando come un bambino. Mi stava trattando da qualcuno alla pari. Il mio cuore si gonfiò di rispetto, una sensazione che non avevo mai provato.
"Non ho la minima intenzione di ferire Eva." Avrei voluto rassicurarlo. Avrei voluto, ma con quelle cazzate, con le parole e le promesse non ero bravo.
Prima che potessi dire qualsiasi cosa, Eva arrivò trafelata in salone con dei fogli in mano.
-Ecco gli appunti, lo accompagno fuori, ok, papà?-
Il padre di Eva si alzò dal divano e prese la sua 24h.
-Fate pure con comodo, io devo tornare al lavoro. Fino alle 5 non vi disturberà nessuno se volete studiare qui.-
Eva era esterrefatta e anche io ero molto colpito.
L'uomo si rivolse a me.
-Comunque, mi chiamo Dan. È stato un piacere conoscerti, ragazzo. Sei il benvenuto se una di queste sere vuoi unirti a noi per cena.- mi porse la mano.
Esitai per un momento, poi la strinsi.
-Ehm... Grazie, piacere mio.- non ero abituato ad essere educato con gli adulti, ma Dan non mi infastidiva. Era un tipo a posto.
-A dopo piccola.- disse alla figlia e, con un ultimo saluto, si avviò alla porta.
Quando sentì il portone chiudersi, Eva si lasciò andare con un sospiro sul divano.
-Uff, è andata bene.- disse, passando una mano tra i capelli.
Anche io mi sedetti, ancora scosso.
-Già.-
Eva mi guardò attentamente. -Cos'hai? Mi dispiace, io non avrei potuto immaginare..-
Scossi la testa. -No, io...- non avevo parole, mi azzittii.
-Cosa?- incalzò Eva.
La guardai a fondo.- Non sono abituato a persone come tuo padre.- mi limitai a dire.
Eravamo nero e bianco, io e lei. Opposti in tutto, ogni aspetto di noi era lontanissimo.
Lei si incupì un po'.
-Tuo padre com'è?- chiese timida.
Un moto di rabbia mi attraversò.
-Non ho un padre, non voglio parlarne.- la mia voce era dura, tagliente.
Eva sembrava ferita. -Non trattarmi così, se non mi parli di te come avrei potuto saperlo?- mi fece notare.
-Non sei tenuta a saperlo, sono fatti miei.- sbottai.
Eva si morse il labbro e scosse la testa, poi mi osservò di nuovo.
-Ci risiamo, eh?- mormoró.
-Finché si tratta di difendermi con l'oca della scuola sei un cavaliere ma non appena tocco la tua interiorità, non appena indago la tua persona ti tiri indietro.- continuò, gli occhi lucidi.
Il mio cuore batteva ad un ritmo velocissimo. Sapevo che era vero.
-Mi hai detto che ti piaccio, ma sai almeno cosa vuol dire,Harry?- domandó, guardandomi dentro.
Distolsi lo sguardo, teso. Sentivo tirare i muscoli del viso.
-Non cominciare Eva.-
Si alzò con uno scatto. -Già, hai ragione. Non hai il coraggio di affrontare le cose tu, meglio nascondersi dietro le tue risse e le tue canne, certo.-
Mi alzai anche io, ora infervorato. Aveva punto sul vivo.
-Che cazzo vuoi dire?!- dissi, facendomi vicino a lei.
-Cos'è, mi minacci? Se non ti piace quello che dico pesti anche me?- gridò, arrabbiata.
Come se mi avesse colpito, feci un passo indietro. Si accorse che la mia espressione era cambiata, la sua si addolcì leggermente. Portò le mani sul viso e chiuse gli occhi.
-Non puoi- cominciai, avevo il fiatone - non puoi pensare che ti sfiorerei nemmeno con un dito, o non avresti accettato di passare del tempo con me.-
Eva mi guardò di nuovo.- Mi fido di te.-disse di nuovo- ma non puoi fuggire per sempre. Non puoi nasconderti dietro le tue cazzate per sempre. Nessuno sa cosa vuol dire interessarsi a qualcuno finché non succede, non puoi giustificarti con il tuo passato difficile o con cose che io non so di te. Arriva un momento in cui devi affrontarle, le situazioni, e andare oltre, o saranno loro a calpestarti.-
Ormai piangeva e anche io ero sul punto di lasciare andare le lacrime.
-È facile stare male, perché non devi fare niente. Ma per stare bene devi lottare.-concluse.
Un fuoco si accese all'altezza della mia gabbia toracica e una rabbia assurda si impossessò di me.
-Cosa ne sai tu?! Cosa vuoi saperne? Hai questa famiglia perfetta, una casa enorme, amore ovunque! Io non ho nessuno, non ho mai avuto nessuno, mai una carezza o un sorriso! Mia madre era troppo fatta la maggior parte del tempo e mio padre... Il tempo che non era in galera veniva in casa solo per strillare!- gridavo come non mai, le lacrime mi scorrevano sul volto, ma non mi interessava. Non mi fregava niente.
-Hai me adesso.- sussurrò Eva, singhiozzando.
-Io ci sono.- ribadì.
Rimasi a prendere fiato per qualche secondo. Scossi la testa, non volendo credere alle sue parole.
-Siamo notte e giorno, io e te. L'uno non esiste senza l'altro ma non sono mai insieme: quando c'è uno dei due, l'altro deve sparire.-
Mi asciugai le lacrime con forza, poi mi allontanai a grandi passi da quel salone, arrivai alla porta e la chiusi dietro di me, non volendomi più aprire.
Volevo solo chiudere tutto, non sentire niente. Volevo tornare ai miei giorni prima di Eva, perché lei era troppo.
Troppo profonda, troppo pura, troppo bella. Non l'avrei mai potuta meritare.

Ciaooo!
Oggi mi sentivo ispirata, per questo ho pubblicato due capitoli!!🎉🎉
Per favore, votate e commentate!
Un bacio 😘

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