Capitolo 18

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HARRY
Ero stato davvero un cretino.
Mi portai le mani ai capelli, sospirando.
L'avevo persa, era così ovvio. Anzi, non l'avevo mai avuta.
Come sempre  accade nella vita, mi rimanevano due scelte; lottare per lei o lasciarla andare del tutto.
Lasciare andare...sembra una non-scelta, in realtà non è così; vuol dire arrendersi, scegliere di farlo, scegliere di non vivere.
Lottare è più difficile, significa essere pronti a ferirsi e lasciarsi ferire, aprirsi e accettarne le conseguenze,spesso tremende. Eppure, significa scegliere di vivere.
Io non lo avevo mai fatto, non avevo mai lottato. Ero in grado di farlo solo fisicamente, senza emozioni e coinvolgimento ma per qualcuno, non avevo mai lottato, perché nessuno mi aveva dato la forza per farlo.
Ma ora c'era Eva.
Lei, con la sua purezza e intelligenza, lei che mi travolgeva e sconquassava ogni volta, che faceva vibrare di vita ogni mia particella.
Invece, avevo pestato un ragazzo innocente, un bravo ragazzo, per dimostrare a lei e a me stesso che non potevo averla; non era giusto.
Le parole di Eva mi risuonavano nelle orecchie, la sua espressione delusa era fissata nella mia testa. Mi si strinse il cuore nel petto, rendendomi conto che non volevo...non potevo perderla.
Volevo di nuovo addormentarmi e svegliarmi con lei, volevo che mi parlasse ancora, che mi leggesse ancora come sapeva fare solo lei. Volevo stringerle la mano ogni volta che le ero vicino.
Senza ulteriori ripensamenti, mi avviai all'università, dovevo parlarle, dovevo cercarla.
Correvo come un pazzo, fregandomene degli sguardi perplessi che stavo ricevendo.
Arrivai nel corridoio, guardandomi intorno trafelato. Dovevo scusarmi con lei perché era l'unica che non volevo ferire.
Proprio mentre imprecavo, non vedendola da nessuna parte, la vidi, di fronte ad un'aula. Il mio cuore, letteralmente, sprofondò. Non potevo più negare a me stesso che provavo qualcosa di vero, per lei. Solo le cose autentiche ti fanno battere il cuore.
Feci un passo verso di lei, sollevato, ma mi bloccai un secondo dopo.
C'era un ragazzo di fronte a lei, non era il suo amico. Il suo viso era gentile, i suoi vestiti ordinati, un bravo ragazzo.
Poi, le mise una mano sulla spalla,sorridendole, dandole ciò che io non le avrei mai potuto dare.
La guardava rapito, così come dovevo guardarla io; ma non avevo niente di meglio di quel ragazzo così posato e probabilmente ricco, premuroso e attento.
Io ero un casino di persona, ne ero consapevole. Portai di nuovo la mano ai capelli. Non potevo andare da lei e farle una scenata. Non potevo averla, perché non lo meritavo. Sentii gli occhi bruciare e mi fu difficile credere che, se non mi fossi affrettato ad andarmene, due grosse lacrime sarebbero scese.
Non potevo averla, ma dovevo scusarmi, perché Eva domandava alle persone di essere migliori.

EVA

Finita la lezione, mi sentivo quasi provata. Gli eventi di quella mattina erano ancora freschi nella mia testa, quelle immagini crude non volevano andarsene, come un brutto film che ti perseguita durante la notte. Con la differenza che non si trattava di  un film, ma della realtà.
Salutai Nick e Alice volendo starmene per conto mio. Non avrei voluto vedere nessuno, ma avevo una lezione che non potevo saltare. Avendo due ore libere, però, decisi di andare in biblioteca.
Come immaginavo, era semivuota, perché era orario di lezioni. Al solito, mi avviai per il mio corridoio fino ad arrivare al mio angolino preferito.
Mi bloccai sui miei passi quando vidi che Harry era seduto lì.
Alzò lo sguardo su di me e lo mantenne nei miei occhi, senza dire una parola.
Anche io rimasi in silenzio, valutando l'idea di fuggire, ma le mie gambe erano paralizzate.
Continuò a fissarmi, ancora e ancora, l'espressione controllata ma profonda, quasi solenne.
-Speravo venissi qui.- mormoró dopo secoli, con voce piuttosto roca.
Un brivido mi passò lungo la schiena.
-Che vuoi ?- domandai, lottando tra il desiderio di stare con lui e tutta la rabbia che sentivo. Il mio cuore era pesante e batteva sostenuto. Harry non mi faceva troppo bene; ogni cosa, vissuta con lui, era amplificata di diecimila.
Sospirò, ancora guardandomi.
-Chi era?- chiese, sembrava tormentato.
Confusa, alzai un sopracciglio.
-Di chi parli?-
-Il ragazzo con cui parlavi, stamattina.-spiegò.
Io rimanevo in piedi, lui era ancora seduto. Riflettendo sulle sue parole, mi uscì una risata isterica.
-Fatti curare, Harry.- gli dissi sinceramente.
Lui si portò una mano ai capelli, poggiando il gomito sul tavolo.
-Forse dovrei.- rispose.
Lo guardai, il suo atteggiamento era diverso dal solito, non c'era arroganza nei suoi tratti.
-Non devo dirti nulla, non hai il diritto di chiedermelo. Ma voglio dirtelo. Quel ragazzo è il miglior amico di quello che hai pestato. È in ospedale.- dissi, la voce mi tremava.
Harry alzò lo sguardo, gli occhi più aperti del normale.
-Mi sono scusata con lui. Ho cercato di scusarmi  per te.- ammisi, come una scema.
Rimase in silenzio a studiarmi.
-Perché?- sussurro infine.- perchè dovresti farlo?- mi fece notare, senza traccia di risentimento, solo curiosità e emozione.
Lo guardai a lungo, gli occhi che si fecero lucidi.
-Già, perché dovrei?- ripetei, sconfitta. Mi tirai indietro i capelli.
-Non so perché dovrei difenderti. O meglio...- esitai, lasciando che la verità salisse alle mie labbra- perché voglio farlo.- ammisi, imbarazzata, ma non lasciando i suoi occhi.
L'espressione di Harry si pietrificò di emozione. I suoi occhi erano sempre più verdi e sempre più lucidi.
Scattò in piedi, le mani sul tavolo, lo sguardo fisso su di me.
-Eva..-disse, la voce tremava, perciò si fermò.
-Io...- si fermò di nuovo, prese fiato.
-Scusami, mi dispiace, ho fatto un errore immenso. Non avrei dovuto.- riuscì a dire.
Il mio cuore palpitava frenetico.
-Non avresti dovuto.-ripetei, emozionata dal suo coinvolgimento.
-Ma non è con me che devi scusarti.-gli feci notare.
Harry rimase fermo, poi si fece vicino, lentamente. Si fermò a pochi centimetri da me.
-Ma è con te che voglio scusarmi, perché voglio che sia tu ad accettare le mie scuse.- mormoró, il verde dei suoi occhi  violava il marrone dei miei.
-Non hai fatto del male a me.- mentii.
-Si, ho letto nei tuoi occhi che ti ho fatto del male.- rispose.
Sospirai, abbassando lo sguardo.
-Non sono bravo a fare la cosa giusta, Eva.Ma ci sto provando. E la farò. Te lo giuro, la farò.-
Perché credevo alle sue parole? Perché le lacrime mi solcavano il viso?
Lo guardai e annuii.-Va bene.- dissi semplicemente.
Il suo sguardo era tormentato. Delicatamente, asciugò le mie lacrime, le sue nocche erano ancora rosse.
-Fidati di me.- sussurrò, portando la sua bocca sulla mia fronte.
Lasciò un bacio leggero.
Chiusi gli occhi, colpita da tanta dolcezza.
Con un'ultima carezza, mi lasciò li, col cuore a mille e colmo di amore per lui.

Nuovo capitolo!!!
Fatemi sapere le vostre opinioni please!
Baci! :)

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