Capitolo 28

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EVA
Guardavo la mia mano intrecciata a quella di Harry. Stavo giocando con le sue dita affusolate. Sospirai serena e portai gli occhi nei suoi.
-Ora dovrai per forza affrontare i miei.- gli
feci notare un po' preoccupata.
Con mia sorpresa, ad Harry sfuggì un sorriso.
-Lo so, ma tuo padre già lo conosco.-
-Infatti è mamma il problema.-scherzai. Mi prese sul serio perché la sua espressione si incupì. Scoppiai a ridere.
-Sto scherzando, scemo. Andiamo, sarà ora di scendere.-
Lo trascinai con me verso le scale al piano di sotto. Mio padre guardava la TV, come era solito fare prima di cena. Insieme a lui però, c'era anche mia madre.
Non appena ci vide, si alzò dal divano e guardò Harry. Per un momento temetti qualche strana reazione, invece poi si limitò a sorridere.
-Harry, giusto?- disse garbatamente.
Osservai Harry per vedere la sua espressione, era buffissima. Cercava di assumere meno broncio del solito, ma sembrava che avesse dolori di pancia.
Repressi un sorriso.
-Rimani a cena con noi?-
Sbarrai gli occhi pronta ad una scusa.
-Se non creo troppo disturbo... Grazie.- disse Harry.
Mi voltai per osservarlo, ora apertamente incredula.
Anche lui mi guardò, stavolta il suo sorriso sembrava più sincero. Sentii un calore pervadermi il petto.
-Nessun disturbo! Vieni Eva, dammi una mano in cucina!- disse mia madre scattando via.
Guardai Harry ancora scossa, non mi muovevo.
-Vai.- mi esortò, sembrava sereno.
Annuii e mi avviai in cucina.

HARRY

Rimasi in piedi aspettando che Dan dicesse qualcosa.
Pochi secondi dopo mi osservò e mi sorrise, facendomi cenno di sedere vicino a lui. Lo feci.
-Allora, Harry, come procede lo studio?- disse, fingendo di guardare un quiz televisivo.
-Bene.- mentii, portando una mano tra i capelli.
Dan alzò lo sguardo su di me, uno sguardo consapevole.
-Eva è un po' strana, questo periodo. Non è la prima volta, ma la differenza è che questa volta si tratta di una stranezza positiva.-
Aggrottai le sopracciglia.-Cosa intende dire?- chiesi, curioso.
Dan prese un profondo respiro.-Non te ne ha parlato, eh? Non lo fa mai, del resto.-
Ormai ero su di giri, il cuore batteva velocemente; a cosa si riferiva?
Non ci fu bisogno che formulassi la domanda. Dan osservò la cucina e quando fu certo che nessuno ci avrebbe sentito, si voltò a guardarmi.
-Mi sembra che ci tieni a lei, figliolo, per questo te ne parlo. Il passato di Eva...-si interruppe.- Non è stato facile.-
-Ci siamo trasferiti qui quando Eva frequentava le scuole superiori, in seguito a dei problemi nella nostra città natale.-
-Che tipo di problemi?-incalzai.
-La nostra città natale è molto piccola, provinciale e ottusa. Eva è cresciuta in un ambiente molto competitivo per una ragazza sensibile come lei... Alle medie sono cominciati i suoi problemi.-
Il suo sguardo si fece duro ma ferito. Mi guardò.
-Non rispettava i canoni di bellezza accettati dalla società... È stata seriamente presa di mira da alcuni tipi della sua scuola. Bullismo, piuttosto pesante. Non voleva fare nulla, andare a scuola, fino a che... In un viaggio con la sua classe le hanno fatto uno scherzo..- il suo viso si deformò di dolore e rabbia.- Ed è quasi affogata.-
Nemmeno mi accorsi che avevo sussultato. Dan mi guardò.
-Da lì è cambiato tutto, Harry. Eva ha cominciato a soffrire di bulimia, poi di depressione acuta. Abbiamo dovuto...-prese un respiro.- abbiamo dovuto farla aiutare, lei...non usciva più. Non ce la faceva per paura di essere derisa. È stato un periodo buio, difficile.
Ora Eva ha reagito, mi dimostra ogni giorno che ragazza forte è in realtà. Ma quel passato è dentro di lei,e la rende spaventata dalla vita.- concluse.
Lo guardavo allibito, senza poterci credere.
Nei miei sfoghi di rabbia le avevo detto che aveva una vita perfetta, non potevo sapere...il mio stomaco si contrasse di dolore e rimorso.
Eva conosceva la sofferenza, eccome.
Come un cretino...avevo pensato solo ai miei problemi, come se fossi l'unico ad averli al mondo. Quando Eva mi spronava a reagire, a non giustificarmi dietro i miei problemi, sapeva di cosa parlava.
-Venite, è pronto!- ci chiamò Eva, scuotendomi dai miei pensieri.
La guardai intensamente, vedendola sotto una nuova luce.
Dan non disse nulla, si alzò e si avviò a cena. Io lo seguii, ancora un po' scosso.
Eva mi studiò attentamente, percependo qualcosa.
-Che succede, che ti ha detto mio padre?-chiese apprensiva.
Mi sforzai di sorridere.-Niente,non preoccuparti.- la guardai e mi venne da pensare a quella cretina di Vanessa. Sicuramente le aveva fatto tornare in mente cose spiacevoli.
Seguii Eva in cucina, ci sedemmo per mangiare.
-Allora, Harry, studi con Eva?-chiese la madre.
Alzai gli occhi dal piatto per dire qualcosa ma Dan mi precedette.
-Lascialo mangiare in pace, cara. Studiano insieme.- rispose, facendomi l'occhiolino.
Mi uscì involontariamente un sorriso.
La madre di Eva si limitò ad annuire.
-Va bene, lo lascio in pace!-scherzò guardandomi con un'espressione giocosa.
Ricambiai e spostai lo sguardo su Eva, che colsi ad osservarmi. I suoi occhi erano sognanti: arrossii e tornò al piatto.
La cena fu semplice,serena, del tutto nuova per me.
Finimmo ed Eva mi portò in veranda, dove si sedette su una panchina che dondolava. La imitai.
-Traumatico?-chiese alzando un sopracciglio. Mi fece ridere.
-Affatto.-risposi.
-Meglio così.-concluse giocando con le mani. Le parole di Dan mi tornarono prepotentemente in testa.
-Hai detto...-cominciai,-hai detto che ti fidi di me, giusto?-
Percependo il mio cambio di tono mi guardò attenta.
Annuì decisa.
-Dimmi qualcosa di te, del tuo passato.-la esortai.
Lei mi guardò stupita poi sorrise.
-Ummh.-cominciò.-Sai, non credo che il passato ci definisca troppo perché possiamo decidere di accartocciarlo e vivere ciò che siamo e vogliamo essere.-rispose, guardandomi sorridente.
Osservai il suo viso pregnante, bellissimo.
Chi mai avrebbe potuto volerle fare del male, e perché?
Eppure, riflettei, ero un bullo anche io.
Con lo stomaco contratto, le strinsi la mano nella mia.
-Il tuo, di passato, è stato difficile?-domandai dunque.
Sospirò leggermente, i suoi occhi erano più lucidi.
-Non credo ci sia una vita senza problemi,sai.- rispose criptica.
-Scusa, ti ho giudicata e non so niente di te.- dissi triste.
Scosse la testa.-Non è niente di
che, in ogni caso, non preoccuparti.-
Mi guardava comprensiva. Sapeva essere severa o comprensiva, era una ragazza fortissima.
Di scatto, mi feci su di lei e la abbracciai con tutte le mie forze. Mi persi nel profumo floreale dei suoi capelli.
-Dio mio, Eva. Sei...- non trovai nessuna parola per descriverla; sentivo soltanto il battito impazzito del mio cuore.
-Sei la persona più...- di nuovo, la strinsi a me.
La sentii ridacchiare.-Lo prendo come un complimento.-disse divertita e forse emozionata.
-Lo è, te lo assicuro.-
Mi divisi da lei e le lascia un leggero bacio sulla fronte.

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