Capitolo 24

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EVA'S POV

Rimasi due ore a pensare a tutto quello che era successo. Le lacrime scorrevano e io le scacciavo infastidita. Dannato Harry e maledetto il momento in cui lo avevo visto!
Le sue parole mi risuonavano in testa come se fossero state marchiate a forza  nel cervello.
Come avevo intuito, i suoi problemi familiari non erano da poco. Non mi aveva detto molto, ma io non riuscivo nemmeno a immaginare cosa potesse significare vivere in una famiglia del genere.
E il suo viso,le sue lacrime... il cuore si strinse in una morsa.
Si stava arrendendo, anzi, si era arreso da molto tempo.
Aveva lasciato che gli eventi lo travolgessero smettendo di lottare e ora aveva allontanato anche me.
Ero cresciuta piena di insicurezze,ma ero certa che almeno in parte ci tenesse a me: gli occhi non possono dire bugie, tutto il resto sì, ma mai gli occhi.
I suoi li avevo letti correttamente, ne ero certa.
Perciò, nonostante il dolore e le sue parole, lo avrei cercato, gli avrei parlato, lo avrei costretto a starmi a sentire, a lasciarmi entrare.
Non avevo idea di dove potessi trovarlo, non sapevo dove vivesse e se tornasse mai a casa.
Sapevo solo che frequentava l'università (anche se di rado).
Così, mi incamminai all'università. Sapevo che avevo pochissime possibilità di trovarlo lì,ma cosa potevo fare? Ero sicura che se lo avessi chiamato non mi avrebbe nemmeno risposto.

Una volta che fui nel campus, chiamai Alice e le chiesi di venire nel parcheggio. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno o sarei esplosa.
-Eva!-mi corse incontro non appena mi vide.-Che succede?-
La mia faccia doveva essere stravolta. -Ho bisogno di parlarti.-
-Certo, vieni, andiamo nella mia auto, stavo per andare a casa. Vuoi venire con me?-domandò.
Scossi la testa.-Devo rimanere qui, ora ti spiego.-
Mi fidavo ciecamente di lei, perciò, sul sedile della sua auto, le raccontai tutto, tralasciando i dettagli sulla famiglia di Harry. Le lacrime di rabbia e dolore ripresero a scorrere, Alice mi ascoltò fino alla fine senza una parola.
-Perciò,-conclusi,-ora voglio rimanere qui, trovarlo e parlargli.-la guardai in attesa che dicesse qualcosa.
Finalmente,sospirò e mi guardò a fondo.
-C'è solo una domanda che voglio farti.-
Annuii, attenta.
-Ne vale la pena? Se pensi che la risposta sia sì, aspetterò qui con te finchè non si farà vivo.-
Tra le lacrime, sorrisi e la abbracciai con tutte le mie forze.
-Grazie, grazie!- La sentii sorridere, poi per qualche momento rimanemmo in silenzio.
Più scorrevano i minuti, più cresceva in me la convinzione che non sarebbe venuto all'università.
Erano già le 4, del resto.
Stavo per dire ad Alice di andare, quando la vidi indicare sorpresa un punto di fronte a sé.-Eccolo!-esclamò.
Guardai dove aveva indicato e lo vidi; il mio cuore fece una capriola e cominciò a martellare frenetico.
Mi sistemai sul sedile, agitata, osservandolo. Il suo viso era al solito cupo.
Raggiunse la sua auto ed entrò.
-Lo seguiamo?-mi chiese Alice.
La guardai esterrefatta, poi annuii. Volevo sapere dove viveva e soprattutto volevo parlargli.
Cercando di essere discreta, Alice cominciò a seguire Harry.
Guidammo in silenzio per qualche minuto, poi ci accorgemmo che stava andando verso la periferia della città. Poco più tardi, eravamo in un quartiere in cui non ero mai stata prima.
-Che brutta zona.-commentò Alice, leggendo i miei pensieri.
Gli edifici erano vecchi, parecchi avevano l'intonaco rovinato, parti di strada erano piene di rifiuti.
Persone con espressioni tristi o minacciose passavano di fianco a noi.
Finalmente Harry entrò in un vialetto, perciò dissi ad Alice di fermarsi.
-Vai ora, non credo che sia un bel posto dove rimanere. Fammi sapere quando sei a casa e...grazie Alice.Non so cosa avrei fatto senza di te.-
Alice annuì, carezzandomi il braccio.-Di nulla, fammi sapere anche tu.-
Annuii e scesi dall'auto, dirigendomi verso casa di Harry.
Non era molto grande, il giardino era piuttosto trascurato. Il colore della casa era spento come quello della casa vicina e come tutti gli altri. Un senso di oppressione mi inondò.
Feci un bel respiro e mi avviai al portone. Notai una bici con le ruote sgonfie che sembrava essere stata gettata di fronte al portico.
Mi piazzai di fronte alla porta e senza pensarci troppo, bussai due volte.
Morivo di nervosismo, stavo torturando le mani, ma dovevo essere decisa,lo sapevo.
Non attesi tanto prima che un Harry arrabbiato aprisse la porta con forza.
Non appena mi focalizzò, spalancò gli occhi assolutamente incredulo.
Il verde delle sue iridi si fece immediatamente più vivo,la sua bocca si aprì leggermente.
-Eva?-chiese, stralunato.
Serrai le labbra, facendomi coraggio.
-Ciao.-dissi, come una scema.
-Come...?-cominciò.
Sapevo cosa voleva chiedermi,perciò parlai prima che si arrabbiasse.La sua espressione mi diceva che era sul piede di guerra.
-Ti ho seguito con una mia amica. Non avrei dovuto,ma devo parlarti.-
Rimase spiazzato,ancora con la mano sulla porta, e dato che non mi chiedeva di entrare, cominciai a parlare.
-Hai detto che siamo notte e giorno e che quindi non possiamo mai incontrarci,ma non è così. C'è il crepuscolo, che è il momento in cui notte e giorno convivono.-dissi, con la voce che tremava.
Gli occhi si erano fatti lucidi, lo sentivo, e quel discorso era venuto decisamente meglio nella mia testa. Arrossii,ma mi rifiutai di distogliere lo sguardo.
-Perciò non hai scuse. Smettila di spingermi via.-conclusi, sentendomi più stupida che mai.
I suoi occhi, però, mi stavano violando. Erano così profondi che sentii le gambe tremare.
Non lo avevo mai visto così senza parole. Mi guardava come se ne dipendesse la sua vita, il labbro inferiore era tra i suoi denti.
Chiuse per un momento gli occhi.-Non puoi stare qui. Vieni in macchina, ti accompagno a casa.-sussurrò.
Non c'era traccia di rabbia nella sua voce, quello sguardo mi aveva detto più di qualsiasi altra cosa,ma avevo bisogno che mi parlasse.
-Harry?-sentii chiamare da dentro casa.-Chi è?-
Una bella donna fece capolino dietro di lui e Harry rimase immobile, come paralizzato.
Capii subito che si trattava di sua madre. Aveva il viso stanco, come provato.
-Oh, ciao.-mi disse, l'espressione stupita, guardandomi con l'accenno di un sorriso.
Sembrava molto dolce, a prima vista, nonostante sapessi che era più problematica di quanto apparisse.
-Salve, sono Eva.- mi presentai, cercando di sorridere a mia volta.
-Sei un'amica di Harry?-domandò sorpresa, come se non potesse crederci. I suoi occhi erano incredibilmente simili a quelli del figlio. Lo stesso figlio che era lì come se non ci fosse: non aveva detto una parola.
-Sì, signora.-risposi.
Scosse la testa.-Chiamami pure Jane, cara. Vuoi entrare?-
Stavo per rispondere,ma Harry mi precedette.- No, ha da fare, l'accompagno a casa.-
Lo guardai ferita, aggrottando le sopracciglia. Non poteva decidere lui.
-A dire il vero no, entrare mi farebbe piacere.- lo contradissi, guardandolo.
Jane sorrise.-Ma certo! Prego-disse, facendosi da parte.
Harry mi guardava in cagnesco. Si sarebbe arrabbiato,ma quel suo comportamento non mi spaventava affatto.
Seguii Jane, Harry fu dietro di me in un attimo e mi afferrò il polso.
-Ti preparo un succo.-disse la madre.
-Ok, grazie.-risposi. Si avviò in cucina,mentre Harry mi teneva con sé nell'ingresso.
-Che cazzo stai facendo?-
La luce era spenta perciò riuscivo a vedere solo i suoi occhi verdissimi.
-Perché, non mi vuoi qui? Dimmelo, guardandomi negli occhi, e me ne andrò. Dimmi che non vuoi più vedermi,mai più. Dimmelo adesso.-risposi, stranamente decisa, prendendogli le mani; intrecciai le sue dita con le mie.
-Dimmelo, Harry.-ribadii.Ormai sussurravo.
Harry sembrava provare un dolore fisico. Era affannato, come provato.
-Eva, smettila...-
-Ti ho detto di dirmelo. Se è questo che vuoi, che ti costa? Solo una parola e non mi vedrai mai più.- la mia voce si spezzò, ma non importava.
Chiuse gli occhi, ferito. Portò il viso a pochi centimetri dal mio.
-Maledetto il giorno in cui ti ho parlato su quel muretto.-disse.
Sorrisi, perché il suo tono era rassegnato.- La stessa cosa che ho detto io,ma ormai è successo, cosa possiamo fare?- continuai.
Aprì gli occhi, serio come non mai.-Non scherzare, non c'è niente da ridere.-disse burbero,ma abbassando gli occhi.
Mi uscì una risatina.-Scusa.-
Mi guardò di nuovo.-Sei la cosa peggiore che potesse capitarmi.-sussurrò.
Prima che potessi ribattere, portò con forza le labbra sulle mie. La sua lingua trovò la mia immediatamente, ci baciammo per qualche secondo. Le sue mani raggiunsero la mia vita e mi strinse  a sé con decisione.
Quando si divise da me,mi guardò negli occhi.-Sì, sei decisamente la cosa peggiore che potesse capitarmi.-mormorò. Il suo tono però, era così dolce che sembrava quasi una dichiarazione d'amore.


Tadaaaa! Altro aggiornamentoXD
Fatemi sapere che ne pensate...un bacio!



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