Capitolo 8

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EVA'S POV


Ci sedemmo per bere il caffè, ma le sue parole e i suoi gesti ancora sconvolgevano la mia mente, facendomi battere il cuore più velocemente del normale. Non riuscivo a capire cosa stesse facendo con me né tantomeno cosa volesse. Lo avevo visto con altre ragazze e la sua fama di playboy lo precedeva; forse ero una specie di scommessa con se stesso, o peggio, con i suoi amici? Non poteva essere; perché avrebbe dovuto scegliere proprio me, timida,imbranata ed estremamente ordinaria? Insomma, inciampavo su qualcosa praticamente ogni giorno, creando le situazioni più imbarazzanti possibili. Mi immaginai camminare fianco a fianco con Harry, con l'aria da duro e pieno di tatuaggi, e cadere come un sacco di patate. Cercai di immaginare anche l'espressione che avrebbe assunto lui e repressi una risata.

-Cosa ti sta passando in testa?-domandò Harry, forse stufo del silenzio.

Cancellando la scenetta dalla mia mente,lo guardai scuotendo la testa.-Ero solo sovrappensiero.-dissi semplicemente.

Mi guardò intensamente, gli occhi di un verde brillante mi studiavano come a dire che non ci credeva. Non disse niente,per fortuna, e tornò a guardare il suo caffè.

-Come ti senti?-chiesi allora. Pensando a quel taglio sull'addome rabbrividii. Come poteva fare qualcosa di così pericoloso?Per qualche motivo il pensiero che potesse rimanere ferito mi fece stringere il cuore nel petto.

Harry alzò un sopracciglio confuso.

-La ferita.-spiegai,ovvia.

-Sto bene.-rispose,burbero. La sua espressione era cupa,però.

-Davvero? Vedendoti non si direbbe.- sussurrai.

Di nuovo,spostò i suoi occhi nei miei.-Cosa vuoi dire?-

-Voglio dire che il tuo viso non comunica esattamente serenità.-chiarii.

Qualcosa del mio viso o della mia espressione lo fece ridere.

-Quando mai comunica serenità?-mi chiese dunque.

Lo fissai attenta, leggendo qualcos'altro dietro il tono apparentemente incurante della sua voce.

-Non hai tutti i torti.-risposi, giocando con la mia tazza.-Quindi...sei infelice?-mormorai,temendo di essermi spinta troppo oltre. Non era difficile da intuire,ma avrei voluto che mi parlasse di sé,perchè sentivo che da dire aveva così tanto.

Un silenzio pesante scese su di noi e quasi mi pentii di averglielo chiesto.

-Chi non lo è?-rispose infine suonando sconsolato. Il cuore martellava veloce, era la prima volta che parlava di sé.

Sentii la necessità di guardarlo,anche lui lo stava facendo. Lasciai parlare i nostri sguardi poi sospirai.

-Non tutti lo sono.-lo contraddii.

Alzò un sopracciglio.-Deduco che sei felice,dunque?-

-Affatto. Ma non escludo a priori che si possa esserlo. Certo bisogna lottare, ma non è un traguardo impossibile.-spiegai.

Mi guardava sempre più a fondo.-Certo,se hai una bella vita magari puoi esserlo,ma se la tua vita fa schifo...-sospese la frase.

-E chi può stabilirlo?Cos'è che rende bella una vita? I soldi,il potere...?"Cambia i tuoi pensieri e cambierà anche il tuo mondo"; è solo una questione di punti di vista.-

Mi guardò così a lungo e con così tanta intensità che alla fine tornai a guardare il caffè.

-E per te invece cos'è che rende bella la vita?L'amore?-intuì,una leggera traccia di scherno nella sua voce.

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