Capitolo 20

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EVA

Andare all'università il giorno successivo non fu semplicissimo; sentivo gli sguardi di troppe persone puntati su di me.
-Perché mi guardano?- sussurrai esasperata ad Alice quando ormai eravamo arrivate alla terza ora.
Alice ridacchiò.-Stai scherzando vero?prima chiami Harry e lui smette di pestare il ragazzo, poi lo segui fuori dalla mensa...credi che non abbiano capito che tra voi c'è qualcosa?-
Arrossii e scossi la testa.-Ma tra noi non c'è niente.- le feci notare, tristemente.
Alice alzò scettica un sopracciglio.-Ok, Eva, se proprio vuoi convincertene va bene.- rispose, forse infastidita dalla mia risposta.
-La verità..- cominciai, poi mi interruppi esitante.
Alice alzò lo sguardo su di me.
Sarei esplosa se non lo avessi detto a qualcuno; dovevo farlo.
-La verità è che io sono innamorata di Harry.-mormorai.
Lo sguardo di Alice si fece morbido, comprensivo.
-Lo amo,- continuai- ma lui... è un casino. E di certo non prova lo stesso.-conclusi.
Alice rimase in silenzio per un po'.
-Forse no.-rispose sinceramente, la guardai.
-Ma non credo sappia cosa voglia dire amare qualcuno,sai? Prova qualcosa per te.-
I miei occhi erano lucidi.- Nessuno sa cosa significa amare prima di farlo, Alice. Lo senti e basta. E io lo so, anche se non ho mai amato nessuno. Lo so.- ribadii.
Alice si rattristò, portò una mano sulla mia spalla,in un gesto confortante.
-Hey, sfigata.-sentii dire, mi raggelai.
Mi voltai, trovandomi davanti una ragazza alta dai chiarissimi occhi verdi.
Era una delle più popolari nell'università.
Insieme a lei c'erano altre due ragazze altrettanto poco amichevoli. Con mio terrore, le tre avevano attirato l'attenzione di molti ed ora gran parte degli studenti nel corridoio ci fissava.
-Conosci Harry?- continuò la ragazza, facendomi battere il cuore più forte.
-Sì.- mi limitai a dire.
Non devi essere imbarazzata,dì solo la verità, cercai di autoconvincermi.
La mora fece un sorriso sprezzante.
-Stammi a sentire, lascia perdere. Non so se hai presente lo specchio, non credo tu ci sia tanto amica.- rise insieme alle sue amiche e a qualcun altro.
-Ma fidati di me, lascia stare Harry. Voglio dire, ti sei vista? Sei la definizione di "cesso". Come vai a casa, di solito, rotolando?- concluse, ridendo di nuovo.
Stavolta ci furono più risate, in un momento passai in rassegna tutte le facce di quei ragazzi e ragazze che stavano ridendo di me, facendomi ricadere nel baratro. Facendomi sentire come mi ero sentita fin troppe volte: uno schifo, uno scarto sociale.
Non è colpa tua, ripetevo ancora dentro di me ma ormai senza convinzione, non è colpa tua, sono loro gli stronzi.
Ma non funzionò; le lacrime erano sul punto di scendere, ma non avrei dato a quelle persone una soddisfazione del genere.
-Come ti permetti di...?- cominciò a dire Alice, ma la bloccai con una mano sul braccio e scossi la testa. Guardai un'ultima volta il viso soddisfatto della ragazza e corsi via.
Corsi con il viso rigato di lacrime, corsi per sfuggire a quel passato a cui credevo di aver detto addio per sempre.
Corsi sperando di poter sfuggire da quel dolore, ma era inutile, non riuscivo a respirare.
Dovetti fermarmi, poggiandomi ad un albero, ormai ero nel giardino del campus.
Prendevo respiri profondi, senza riuscirci.
-Eva!-sentii chiamare da dietro.
Avrei riconosciuto quella voce tra miliardi.
Non potevo voltarmi, non potevo.
Quando però sentii una mano sulla spalla, sussultai e mi voltai verso di lui.
Vedendo il mio viso, spalancò gli occhi per un istante, poi portò le mani sulle mie guance bagnate.
Con un gesto brusco, presi le sue mani e le allontanai da me.
-Cosa...?- cominciò, l'espressione preoccupata.
-Cosa vuoi?- mormorai, esausta.
-Che vuoi veramente, Harry?-
Lui mi guardò così a fondo che mi sentivo sciogliere.
-Cosa è successo?-domandó con le sopracciglia aggrottate e l'espressione tesa.
Risi amaramente.-Chiedilo alla tua amica.- risposi.
-Di chi parli?- chiese stupito.
Lo squadrai a fondo.-Stammi a sentire: ero uscita da...- dovetti fermarmi perché la mia voce si spezzò.
Presi un respiro.-Ero uscita da situazioni del genere da anni. Ora, per colpa tua, mi tocca farci i conti di nuovo.- dissi.
Harry mi afferrò le mani e mi diede un leggero strattone.
-Eva, di che parli?Puoi spiegarmi, per favore?- disse sincero.
-Perché le tue amichette mi hanno visto parlare con te, mi sono venute ad insultare qualche minuto fa! Solo perché osavo girarti intorno! Sono  troppo brutta e sfigata da non poter nemmeno parlare con te!- ormai le lacrime scorrevano a dirotto, ma non mi importava.
-Io voglio solo laurearmi senza troppi problemi e non posso...- mi interruppi per un istante.- non accetto che mi ridano dietro solo perché mi azzardo a parlarti, hai capito? Perciò lasciami stare!- gridai.
Avevo il fiatone, i suoi occhi verdi mi stavano paralizzando. Erano più intensi che mai.
-Vieni con me.- disse. Era livido.
-Cosa..? Hai sentito quello che ho appena detto?!-
-Eva, vieni con me.- ripetè, deciso.
-No!- mi intestardii.
La sua espressione si tese e prima che potessi dire nulla mi afferrò per le gambe mettendomi in spalla.
-Cosa stai facendo?! Mettimi giù! Harry!-
Lo riempii di pugni sulla schiena, ma lui non disse nulla e continuò a camminare, portandomi dentro l'università, fino ad arrivare in corridoio.
Il brusio che sentivo scomparve, lasciando un imbarazzantissimo silenzio carico di aspettative. Non gridavo più, vergognandomi troppo.
Senza tante cerimonie Harry mi mise a terra. Ci misi un attimo ad orientarmi, poi mi guardai intorno e mi accorsi che la situazione era simile a pochi minuti prima.
Solo che ora ci guardavano proprio tutti.
Davanti a noi, la ragazza che mi aveva appena deriso. Quando la vidi feci per andarmene, ma Harry mi prese per il braccio, bloccandomi.
-Sei stata tu, non è così?-disse Harry riferendosi alla mora.
Lei guardò prima me e poi lui con gli occhi spalancati.
-Harry...-cominciò, non la fece finire.
-Ti ho detto se sei stata tu, anche per un'oca come te non dovrebbe essere difficile rispondere: si o no.- era furioso,
non lo avevo mai visto così.La sua presa su di me, però, non aveva nulla di aggressivo.
La ragazza affilò lo sguardo.
-Perché ti porti dietro questa...- cominciò, Harry la fermò di nuovo.
-Non ci provare, Vanessa. Non provare mai più ad infastidire Eva, nè te, nè le tue amiche, nè nessun altro.- concluse, con la mascella contratta.
Lo guardavo col cuore a mille, non avrei mai creduto di poterlo amare di più di quanto lo amavo ma in quel momento mi resi conto che il mio sentimento era immenso.
Vanessa guardò lui poi di nuovo me.
-Non lo vedi che non è nemmeno in grado di difendersi?- disse.-L'ho insultata e ha saputo solo correre via. Cos'è, ti fa pena perché è racchia e disadattata?-continuò senza il minimo cedimento.
Il cuore mi scese nel petto, Harry fece un passo verso di lei e il suo viso era trasfigurato dalla rabbia. Le era tremendamente vicino, era spaventoso.
-Non provare nemmeno a dire queste stronzate. Corre via perché non si mette al paro di una come te e le giro attorno anche se lei mi respinge, e sai perché? Perché mi piace. Mi piace. Quella che mi fa pena, sei tu.- concluse, livido.
Il mio cuore stava impazzendo, guardavo Harry ad occhi spalancati: non ero certa di aver capito bene.
Aveva appena detto davanti a tutti che gli piacevo?!

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