capitolo 1

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Stavo per addormentarmi sulla panchina , riscaldandomi con la mia coperta pesante, quando poi nel bel mezzo della notte sentí delle persone urlare e ridere, all'inizio non mostrai loro molta attenzione ma ad un certo punto alzai un pó la testa e vidi dei ragazzi.

erano sicuramente ubriachi.

Mi passarono davanti senza degnarmi di uno sguardo, tranne uno.
Con la poca luce dei lampioni riuscí a vedere a malapena il suo viso, ma vidi che era alto, aveva dei capelli neri a ciuffo che sembrava fossero antigravitazionali, e notai un naso perfetto ne troppo grande ne lungo.

Il ragazzo mi guardó con aria preoccupata, sbalordita o forse disgustata, poi riprese a camminare con i suoi amici.

Ogni volta che vedevo degli adolescenti in preda al divertimento, sentivo sempre di più la mancanza dei miei amici e della mia famiglia.
Mi coprí il viso con la coperta e mi addormentai.

Il giorno dopo mi svegliai presto ancor prima dell'alba e mi dirissi verso quella che fino a qualche mese fa era la casa della mia famiglia.

Aprí la porta e fui pervasa dalla tristezza come ogni volta che stavo in quel posto.

La mia famiglia era la solita famiglia ricca, che tutti ammiravano...
Non era grande, avevo un fratello più piccolo, louis, un bambino tranquillo, forse un pó viziato... Ma era sempre coerente e sereno.
Un padre, un pó all'antica che pensava soprattutto a me, la sua figlia più grande, ma che sotto sotto adorava anche il suo maschietto.
Poi c'era mia mamma, la donna migliore che io abbia mai conosciuto, nonostante i soldi che avevamo era una persona che non si montava la testa, risparmiava anche se non le serviva e non era modesta... Era il mio idolo.

Andai nel bagno e mi feci una doccia veloce, poi mi misi dei vestiti pesanti, mi ausciugai i capelli e mi buttai sul letto che era un tempo di mio fratello...
Abbracciai il cuscino ed una lacrima mi scese.
Trascorrevo le mie giornate rientrando la mattina presto a "casa" ,
Facendo il minimo necessario di spesa, circondandomi di ricordi e uscendo la sera.

11:00 p.m.

Era arrivato il momento più brutto della giornata

Come se non ce ne fossero tanti , pensai.

Mi tolsi i miei vestiti pesanti,
Mi misi un pantaloncino nero a vita alta, delle calze nere un pó trasparenti, con delle parigine sopra visto che faceva freddo, un top cortissimo che lasciava molta pancia scoperta, poi un giaccone pesante di pelliccia. Infine degli stivali con dei tacchi alti un pó a carro armato.

Mi truccai.

Sospirai e facendomi coraggio uscí di casa, mi diressi verso la solita mia fermata dell'autobus e lo presi andando verso una fermata d'autogrill, scesi e continuai a camminare verso l'autostrada restando peró ai bordi.

Appena trovai un posto giusto in cui mi si poteva vedere mi fermai.
Ero sotto la luce del lampione e nel modo in cui ero conciata non mi si poteva affatto non notare.

Passarono alcune macchine, alcune andarono avanti, altre si fermarono ma non vollero niente.

Era sempre la stessa storia, dovevo aspettare tanto circondata dal freddo prima che un'uomo accettasse di portarmi a casa sua.

Passó un'altra macchina che accostó.

"Vuoi un passaggio?" chiese l'uomo.

Mi avvicinai a lui, notando il viso del ragazzo dell'altra volta.

"E tu che cosa vuoi? Mh? Che ne dici se vengo da te?" dissi come facevo spesso con voce provocante, mi facevo schifo.

Il ragazzo rise debolmente.

"Non voglio farmi una prostituta cosí bella che non si merita di fare questo "lavoro" "

Sospirai. Un'altro rifiuto.

"Sicuro?" chiesi ancora sporgendomi un pó di più nel finestrino della sua macchina.

"Te l'ho giá detto, vieni " disse con voce dolce.

Fui un pó confusa.

Andai dall'altra parte ed entrai in macchina.

"Hai... Qualche posto dove andare?" chiese lui incominciando a guidare.

Sbuffai.
"Se non vuoi fare sesso, allora no." dissi con lo sguardo rivolto verso le mie scarpe.

Lui rise debolmente.

" come ti chiami?" mi chiese il ragazzo

"Charlotte." dissi alzando la testa vedendo dei grandi occhi blu davanti a me.

"Tu?" dissi ancora abbagliata dalle sue iridi .

"Dan smith. Posso chiederti qualcosa?" disse con lo sguardo rivolto verso la strada.

Non risposi ma lui mi fece comunque la domanda.

Dan" come mai fai tutto ció, insomma perchè fai questo lavoro?"

Sospirai e guardai l'autostrada con le lucine dei palazzi accese.

Io" non penso che dire queste cose ad uno sconosciuto vada bene."

Dan" mhh. Forse hai ragione." abbasó lo sguardo triste

Dan" se ti porto a casa mia ti fiderai di me?" chiese dolcemente.

Charlotte" tu mi pagherai?"

Lui scoppió a ridere.

Dan" non voglio fare sesso con te!" disse ridendo molto.

Alzai gli occhi al cielo.
E risposi con un semplice "ok".

Arrivammo a casa sua, scesi dalla macchina e insieme a questo "dan" ed entrai nella casa.

Era grande, e c'erano libri, film e dischi di musica da tutte le parti.

Sorrisi, ricordandomi di quanto mia madre adorava la cultura.

Dan" vuoi qualcosa... Un tè? Un caffè?"

io" Un caffè." sorrisi e lui ricambió.

Erano mesi che non sentivo un'uomo cosi tranquillo parlarmi in questo modo.

Andai in cucina dove dan stava preparando il caffè...

Non ero affatto abituata a questo genere di "incontri" e mi sentí un pó a disagio... Mi sentivo anche un pó arrabbiata perché stavo perdendo tempo con questo qui.

Io"come mai hai deciso di portare una come me dentro casa tua... ? E di essere cosí gentile? Insomma, perchè?" chiesi sbalordita.

Il ragazzo si giró di poco verso di me e accenó un sorriso.

Dan" non posso portare una ragazza normale a casa mia per conoscerla?"
Chiese con un sorriso stampato in faccia mentre metteva il caffe in delle tazzine piccole.

Io mi sedetti in attesa del mio caffè.

Io" non sono una ragazza normale e non ho una vita normale..." dissi con un peso nello stomaco.

Dan" ohh andiamo! Non sarai mica un vampiro..." scherzó.

Dan" raccontami di te..."

Volevo farlo ma non ero pronta.
Chi era lui per sapere anche una minima parte della mia orribile vita?












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