Capitolo XXXI - (s)asso nella manica

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-Abbiamo scoperto che eri in un orfanatrofio in Italia, prima di andare in un college inglese.- annuncia il poliziotto entrando nella stanza. Visto che non collaboravo, hanno deciso di cercare le mie informazioni sui loro archivi nei computer. In macchina mi hanno dato un panino. Dovevo avere un'aria affamata. Intanto che facevano ricerche sul mio conto, mi hanno portato in una saletta d'attesa, abbanstanza carina, ma non sono dell'umore giusto per godermela. Ci sono anche delle riviste, ma con la mia dislessia il solo pensiero mi fa venire mal di testa.

-Lo so.- dico cercando di apparire rilassata. Voglio spaventarlo. Quello che intimorisce le persone è ciò che non capisce. Infatti mi guarda storto.
-Perchè sei qui?- Vuole sapere perchè sono a New York. Cosa devo dirgli? La verità: 'Devo andare sull'Olimpo per pronunciare un incantesimo e trovare un oggetto che serve a salvare mia madre. Al momento tutti la credono morta, ma mi ha parlato in sogno'.
-Mi ci avete portato voi.- rispondo alludendo alla centrale di polizia e sviando la domanda. Gioisco nel constatare che comincia ad innervosirsi.
-Intendo in America. Tu dovresti essere a scuola, dall'altra parte dell'Oceano.-
-Hai ragione.- riconosco, sorridendo. Rinuncia a pormi questa prima domanda.
-E come sei arrivata qui? Questo puoi dirmelo?- Davvero, sono tentata di rispondergli 'su un manico di scopa', ma anche questa volta scelgo di fingere di aver diversamente interpretato la domanda.
-Te l'ho detto: mi ci avete portato voi.- gli spiego. Faccio una pausa, fingendo di rifletterci, poi aggiungo: -In macchina.- Sembra che si stia arrabbiando. Quanto mi diverto.
-A quanto pare non due non ci capiamo. Spero però che tu riesca ad afferare il concetto che o collabori o passi la notte in centrale.- mi rimprovera. Ah...questo lo dici tu!
-E sarai sorvegliata da alcuni uomini, quindi non farti venire strane idee!- Quando vorrei cruciarlo. Lo so che a undici anni non dovrei conoscere le maledizioni senza perdono, ma questa è un'esclamazione, o forse imprecazione, molto usata da noi Serpeverde. Amiamo essere diretti con il nostro interlocutore.

Continua a fissarmi. Aspetta che io cambi idea. Ha sottovalutato la mia testardaggine. Colgo l'occasione per fare due conti. Tra poco sarò sorvegliata e questo ridurrà di molto le mie possibilità di fuga. Come posso fare? Devo fare in fretta, ma questo è tanto certo quanto inutile. Maledizione, non riesco a concentrarmi. Ho bisogno di aria fresca, questa staletta sta diventando soffocante. Anche una bella corsetta non sarebbe male, ma non credo prorio che me la lasceranno fare.

-C'è una specie di cortile? Ho bisogno di prendere una boccata d'aria per schiarirmi le idee.- dico confidando nel fatto che lui continui a sperare che io mi sia pentita di non avergli detto tutto. Povero illuso. Annuisce e mi conduce fuori da una porta laterale. C'è un piccolo giardino, che non è degno di questo nome. È tutto sassi e terreno brullo. Mi siedo per terra, sotto lo sguardo sconcertato dell'uomo, e mi faccio scivolare dei sassolini fra le dita. Devo rilassarmi.

-Che fai?- mi chiede, fin troppo curioso.
-Pensavo di riempirmi le tasche di sassolini, così non mi perderò nella foresta.- lo prendo in giro. Non dice niente e non sono sicura che negli Stati Uniti conoscano la favola di 'Hansel e Gretel'. Io l'ho sempre odiata. Dicono che la strega sia cattiva e il racconto finisce con i bambini che derubano la poveretta, la bruciano e tornano a casa sani e salvi. Dov'è la giustizia?

Comunque torniamo al presente. Speravo di poter fuggire da qui, ma quella porta è l'unico accesso e mi ritroverei il poliziotto alle calcagna. Non posso perdere altro tempo. Mi rispedirebbero indietro e nel giro di non molto i maghi mi ritroverebbero. E sarà impossibile ritornare in America. Papà, supplico guardando il cielo, aiutami! Okay, essendo il capo degli dei avrai molti impegni divini, ma magari un piccolo suggerimento, un colpo di fortuna...

-Muoviti! È ora di rientrare.- interrompe le mie preghiere l'agente. Il cielo si sta arrossando, ma non ho la minima idea di dormire qui dentro. Rassegnati all'inevitabile, dice una parte di me. Non l'ascolto. Vengo condotta in una specie di sgabuzzino. L'hanno reso più carino con una brandina, ma a me sembra ugualmente una squallida cella. Osservo la maniglia. Si può aprire solo dall'esterno. Sono fregata. No. Io sono una semidea e una strega, non posso farmi fermare da dei babbani mortali. Io sono libera per natura e per diritto, non mi lascierò rinchiudere. Nella mia mente comincia ad accendersi il barlume di un'idea.

-Come facciamo a sapere che poi la porta non si blocca e io rimango chiusa dentro?- domando fingendomi seriamente preoccupata.
-E se anche fosse?- ribatte. A quanto pare non vede l'ora di andare a fare gli affari suoi.
-E se dovessi andare in bagno?- Ci ero andata poco prima, ma potrebbe funzionare come scusa. Alza gli occhi al cielo e chiude la porta. Fa un rumore metallico, non troppo forte. La riapre.
-Visto? Funziona perfettamente.- La mia mente sta velocemente elaborando un piano. Devo solo capire quale. C'è qualcosa che mi da fastidio. È esattamente nella mia scarpa.

Adesso tutto mi è chiaro. Il poliziotto mi spinge dentro. Io fingo di inciampare e cado per terra, vicino alla brandina. Mi stringo le ginocchia al petto e intanto le mie dite scivolano dentro alla scarpa. Ostento naturalezza. Davvero, potrei fare l'attrice.
-Tra poco arriverà un uomo che terrà d'occhio la porta e magari ti porterà qualcosa da magiare.- dice l'agente prima di voltarsi, trascinandosi dietro la porta. Nell'istante in cui avrebbe dovuto chiudersi sollevo leggermente una gamba della brandina e la lascio ricadere. Produce un suono molto simile a quello che avrebbe dovuto fare la porta. Che non si è chiusa.

All'ultimo momento ho lanciato il sassolino che mi era finito nella scarpa. Forse ho mosso il vento per direzionare alla perfezione la piccola pietra nell'incavo di chiusura della porta. Forse sono incredibilmente brava. Spero crediate alla seconda. Nel caso ve lo stiate chiedendo, non avrei potuto usare il vento direttamente per tenere aperta la porta. L'agente era troppo vicino e lo spostameto d'aria che avrei dovuto creare sarebbe stato troppo forte perchè non se ne accorgesse. E poi...ehm...non so controllare la mia forza. Poteva essere un movimento troppo forte o troppo debole.

Ciò che conta è che la porta è aperta. Adesso devo uscire, ma le ore a studiare strategia militare al campo mi hanno fatto capire che è meglio analizzare la situazione prima di agire. Okay, non è che io lo faccia molto spesso, ma in questo caso la posta in gioco è alta. Credo che Ariana sarebbe fiera di queste mie riflessioni. Se mi muovo troppo in fretta rischio di incontrare il poliziotto che mi ha portato qui dentro. Se ci metto troppo incrocerò l'incaricato a sorvegliarmi. Questione di tempo. La mia vita è una questione di tempo.

Fatemi sapere come pensate che continuerà la storia secondo voi! Chi sono i vostri personaggi preferiti?

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