Capitolo XXXVI - Tempo di confessioni

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Apro gli occhi. Mi fa male dappetutto. La prima azione è una conseguenza della seconda. Metto piano piano a fuoco l'ambiente in cui mi trovo. Assomiglia vagamente all' infermeria del Campo. Un ospedale. Un ospedale!? Cosa cavolo ci faccio in un ospedale?

Mentre mi guardo intorno confusa passa un'infermeria. Per un po' continua a svolgere le sue faccende, poi si accorge che sono cosciente. Il suo volto si illumina in un sorriso aperto.
-Ben svegliata! Aspettami qui che avverto i tuoi amici!- esclama. Parla con un tono troppo squillante per le mie orecchie atrofizzate.
-E chi si muove?- mormoro. La mia voce è terribilmente roca. E il mio collo terribilmente leggero. Guardo allarmata il petto. Non c'è la collana con il ciondolo-spada di mia madre. E ci avevo agganciato l'ampollina con un incantesimo.

I ricordi dello scontro con le due donne dagli occhi dorari mi sommergono. Sprofondo la faccia nel cuscino, il che contribuisce alla sensazione di affogare. Mi sento terribilmente stupida e vulnerabile. Stupida perchè mi sono lasciata rubare tutto ciò che ho conquistato e la mia unica speranza di portare a termine la missione. Vulnerabile perchè mi hanno portato via la mia unica arma. Non forse l'unica. Mi sporgo dal materasso e guardo sotto il letto non riesco a trovare il mio zaino. Resto il bilico tra il letto e il pavimento, con una sola mano a sorreggermi, incredula. Sento gli occhi farsi umidi. Non possono avermi portato via anche la bacchetta.

-Fra!- urla qualcuno. Per lo spavento ruzzolo per terra. Sento delle risate e mi tiro su, mentre il calore mi pervade le guancie.
-Ehilà ragazzi!- li saluto. Ci sono tutti: i gemelli Jackson, Edmund, Sophie e...Tom? Mi rivolgo a quest'ultimo.
-Non dovresti essere a Londra?-
-A parte che dovresti esserci anche tu- (perchè rispondono sempre riindirizzandomi la domanda!) -Sono venuto subito appena mi hanno raccontato cosa è successo.-
-Cosa è successo? E perchè glielo avete detto? Lo sapevate che sarebbe scappato da scuola.-
-Sophie non sa mentire.- dice Ariana sorridendo all'amica che avevava abbassato lo sguardo in un'espressione colpevole. Poi tornò seria.-Al banchetto Logan ci ha convinti a seguirlo e strada facendo, dopo essere riusciti a congedarci, ci ha informato di ciò che era successo.- Il semidio in questione guardava fuori dalla finestra, mostrando un vivo disinteresse per la conversazione. Ha i capelli neri scompigliati e un'espressione smarrita che gli conferiscono un'aria di disinvolta perfezione. È molto... Ma che cosa mi ritrovo a pensare?! Devo aver sbattuto forte la testa.

Edmund riprende il racconto.
-Quando siamo arrivati all'imbocco della via c'era...come dire... una barrira invisibile che impediva il passaggio.- guarda gli altri in cerca di una conferma per i termini che aveva usato. -Dopo un po' si è dissolta e siamo riusciti a trovarti. Eri distesa a terra e perdevi un sacco di sangue.- Riesco a indovinare come si sono conclusi i fatti.
-Quanto sono rimasta qui?-
-Tre giorni e due notti, incosciente grazie a dei sonniferi.- Ariana sembra ricordarsi all'improvviso di qualcosa e il mio zaino compare sul mio comodino. La guardo, riconoscente.
-Grazie. Non fai cose tipo schiocchi di dita o altri "gesticolamenti" strani quando manipoli la foschia?- domando curiosa. Lei scoppia a ridere.
-No, quello è lo stile di Logan. Sai giusto per farsi notare...- Il fratello, per tutta risposta, le fa una smorfia.
-Per caso avete trovato anche il mio ciondolo?-
-No.- Ci pensa. -Credevo fosse come Vortice.- risponde il figlio di Ecate. Alzo un sopraciglio.
-Quando lo perdi torna indietro.- spiega annoiato.

Forse anche mia madre aveva previsto che sarebbe stata una funzione utile. Magari esiste un incantesimo che... Certo che esiste: accio. Il più utile e banale degli incantesimi. Da una parte non vedo l'ora di provare, dall'altro so che tutto il mondo magico saprebbe che sono qui. Partiamo dalle cose più semplici.
-Ariana, potresti fare in modo di... proteggerci da orecchie indiscrete?- Lei mi fissa con aria interrogativa, ma annuisce. Un leggerissimo cambiamento nell'aria, che solo un figlio di Zeus può percepire, e capisco che l'ha fatto.
-Ragazzi devo raccontarvi molte cose. Potranno sembrarvi strane, se non impossibili, ma vi assicuro che sono completamente vere.- annuincio. Poi comincio a parlare. Con molte incertezze ed esitazioni, ma ho detto tutto. Da quando mi è arrivata la lettera per Hogwarts a quando sono stata smistata in Serperverde, al Quiddich, a Garret, Bill e Avie, alla BadNight. E, sì, anche della profezia e del sogno di mia madre. È stato parecchio doloroso confidarmi, non riesco a fidarmi cecamente di nessuno, è un mio difetto purtroppo. O per fortuna. Comunque adesso mi sento più libera. E io adoro la libertà.

Mentre i miei amici metabolizzano ciò che gli sto rivelando, mi guardo intorno. Sorrido. Sembriamo un qualunque gruppeto di amici in ospadale per far visita a un'amica. Cerco di immaginare come sarebbe avere una vita normale, le cui più grandi avventure fossero i compiti i classe. No, non fa per me. E questi pensieri li sto facendo mentre parlo. Vi avevo detto che sono iperattiva.

Finisco di raccontare. Leggo tante domande negli occhi dei miei amici, ma non fanno in tempo a essere espresse. Bussano alla porta. In un istante percepisco la forma dell'aria sul volto di chi sta per entrare. Sbarro gli occhi allarmata, solo Logan se ne accorge. È un istante. Non riesco nemmeno a rendermi conto di quanto i miei poteri si stiano rafforzando poichè sono riuscita a identificare una persona tramite l'aria, che lui entra. Il mio caro vecchio amico poliziotto.

Che cosa ne pensate della nuova copertina?

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