Capitolo XLIII - Un allenamento pesante (letteralmente!)

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-Defendo!- esclamo ansimando. È più di mezz'ora che vado avanti a parare attacchi su attacchi, i quali sembrano partire dal nulla. Ho esattamente quattro secondi prima che qualcosa si scagli contro di me, dopo essersi materializzato. Quattro secondi per capire se è un'arma da fuoco o da taglio, un incantesimo o entrambe le cose. Quattro secondi per pensare a un modo per schivare il colpo o al giusto incantesimo di difesa, quasi inventandolo, dal momento che non ho frequentanto nemmeno mezzo anno di scuola. Le mie "autolezioni" serali danno i propri frutti. Non un attacco alla volta, ovviamente.

Se sbaglio a parare un colpo, non muoio (sembra scontato, ma con Tea non si può mai dire) e vengo ferita solo nell' orgoglio. Compare invece una croce rossa sulla parete, a simboleggiare quante volte sarei morta se fossero attacchi reali. Nemmeno i gatti hanno così tante vite.

-Può bastare, per il momento.- interrompe l'esercizio Tea. Sembra delusa. Ho due minuti per bere e ricordarmi come si respira.
-Sembra che i riflessi non ti manchino, ma sei carente per quanto riguarda la tecnica.- sancisce la mia nuova allenatrice. Mugugno, ma non controbatto. Non ne ho il fiato.
-Voglio che tu legga questi prima di andare a dormire, ogni sera.- Dal nulla compaiono due spessi volumi. Anche i compiti? Sbuffo, ma la curiosità ha la meglio. Mi domando di che cosa trattino. Lo scoprirò più tardi perchè Tea ha ripreso a parlare.

-Solleva quel peso.- resto immobile, perplessa. Ci sono un sacco di attrezzi da palestra. Forse ne sta indicando uno in particolare. L'immagine di un piccolo oggetto blu mi si forma in mente. Non sono poì così sorpresa di questa nuova forma di telepatia. Indago con lo sguardo e scorgo l'attrezzo vicino a un mobiletto. Faccio come mi ha chiesto. Ora il peso fluttua per la stanza. Tre kili. Tre kili e centoquattro grammi per essere precisi.
-Va bene?-
-È stato facile?- Ha ignorato la mia domanda.
-Come battere le palpebre.- È la cosa più istintiva che esista. Non devo nemmeno sforzarmi. Forse la parte piú "impegnativa" è lo stacco dal suolo, ma poi tutto ciò che è in aria è sotto il mio controllo. Nella mia testa, Tea tace. Non so come interpretarlo.

-Solleva anche questo.- Come prima, mi "invia" mentalmente un'immagine dell'attrezzo in questione. È più pesante di quello già in aria, ma non è un problema. Un attimo di concentrazione e sono due i pesi a svolazzare per la palestra. Sempre che una stanza circolare di dimensioni tali che un segugio infernale claustrofobico la troverebbe enorme, oltre a essere piena di accessori per lo sport, insieme a una vasta gamma di armi di tutti i tipi, si possa definire "palestra".

Silenzio. Poi Tea mi fa sollevare un altro peso. E un altro. E un altro. E un altro ancora. In totale sono 72,94 kili. Più di me. Comincia a diventare faticoso. Il fatto che siano numerosi oggetti, complica le cose. Non so per quanto la mia allenatrice con istinti omicidi mi faccia restare immobile, ma, a un certo punto, cedo. Con un gran fracasso tutti gli oggetti ripiombano a terra. E sul mio piede. Urlo e cerco di scostarmi, con l'unico risultato di inciampare sul medesimo peso che era caduto sul mio piede. Cado rovinosamente a terra, gemendo. Complimenti Francesca, complimenti.

Una risata di scherzo riempie la stanza. Non è Tea però. Stringo i denti e mi rialzo, umiliata.
-Logan, che ci fai qui?!- lo aggredisco. Solo verbalmente purtroppo. Ovviamente non noto quanto scintillino i suoi bellissimi occhi bicolore nella penombra che crea il ciuffo di capelli ribelle sulla sua fronte.
-Mi ha chiamato lei.- risponde continuando a ridacchiare, il solito tono spavaldo. Nemmeno ora presto attenzione a come la canotta bianca che indossa valorizzi i suoi bicipiti e...
-Ha ragione. - conferma la mia allenatrice/ torturatrice/ traditrice, interrompendo i miei pensieri. E per fortuna. Mia madre ha bisogno di me, come posso permettermi queste fantasie?
-Posso saperne il motivo?!- Sto urlando. Sono veramente furiosa. La rabbia ha sostituito la vergogna ed è anche verso me stessa.
-Sì.- il tono pacato di Tea non fa che peggiorare il mio umore - Prima che cominciate ad allenarvi da soli, vorrei darvi alcune direttive.-

-Voi siete potenti, molto potenti.- preannuncia.
-Vero. Almeno per quanto riguarda me.- interviene il figlio di Ecate. Ovvio lui è perfetto. Stupida. Lo fulmino con lo sguardo, il che mi riesce piuttosto bene, considerando il mio genitore divino. La spiegazione riprende.
-Sospetto fortemente che il discente di cui parla la profezia sia uno di voi due.- Questa volta nessun commento altezzoso. La parola "profezia" non infonde molta positività.
-In voi scorre il sangue dei Tre pezzi grossi. Avete capacità straordinarie. Dovete solo risvegliarle.-
-Come si fa a risvegliare qualcosa che non si sa di avere?- domando non del tutto convinta.
-Inanzitutto devi preparare il tuo corpo ad accogliere un potere così grande, dopodichè basterà stuzzicarlo e si mostrerà da solo.- Stuzzicare. Basta che io continui con le mie freddure fatte male e magari i poteri si manifesteranno protestando. Oppure invocando pietà. Annuisco, ma non ripongo molta fiducia in questo piano. Non l'avreste mai detto, eh?

Anche il semidio sembra nutrire i suoi dubbi. Si fissa i piedi. Mi lancia uno sguardo scocciato e realizzo che lo sto fissando da troppo tempo. Smettila.
-Francesca, fai un giro del perimetro della casa e aspetta Logan di sotto.-
-C'è un di sotto!?- esclamo allibita. Ma quanto è enorme questo posto io non lo scoprirò mai.
-Sì, ma non fatene parola con i vostri amici. Le scale sono fuori dalla porta a destra. Usa questo.- Sul mio polso compare un laccetto rosso. Lancio un'ultima occhiata al figlio di Ecate che mi sta fissando con espressione indecifrabile. Doveva essere sovrappensiero perchè quanto se ne accorge, distoglie subito lo sguardo. Sospiro fra me e me ed esco.

Correndo la mia mente è libera di vagare. Il mio primo pensiero è rivolto al figlio di Ecate. Sono solo curiosa di sapere cosa sta facendo. Forse. Comunque sarebbe meglio evitare di pensarlo sempre. C'è il rischio di... prendersi una cotta per la persona sbagliata nel momento sbagliato, ecco mettiamola così. La mia mente svia quest'argomento e tocca a mia madre. Non stiamo, anzi non sto, facendo progressi e il tempo sembra scivolarmi fra le dita. Non riesco a immaginare niente di non doloroso e che non mi faccia salire un gran senso di colpa. Okay, meglio non pensare a niente. Cerco di focalizzarmi solo sul mio respiro, i miei passi e il battito del mio cuore.

Il perimetro del palazzo sembra non finire mai. Non saprei dire da quanto sto correndo, ma finalmente arrivo al punto partenza, il portone. E le scale di cui parlava Tea? Correndo non ho visto nulla. Provo a tornare un po' indietro, ma il terreno è compatto. Nessun piano sotterraneo. L'ansia comincia a crescermi nel petto.

Sorpresa! Sono riuscita ad aggiornare per l'ultima volta prima degli esami.

Ultimo giorno di scuola. So che mi mancheranno un sacco i miei compagni, ma ora mi aspettano due mesi e mezzo di vacanza. (+esami, purtroppo :( )

Grazie per il vostro sostegno, nello scorso capitolo siete stati carinissimi. :3

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e della piega che ha preso la storia!

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