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La stazione dello sceriffo di West Hollywood era in subbuglio quella mattina. Alle otto di mattina già brulicava di agenti e stavano arrivando anche i primi giornalisti, come avvoltoi sulla preda del giorno.

L'autista del camion della nettezza urbana, durante il giro di buon mattino, aveva notato un uomo che si contorceva vicino al cancello della villa di Bieber; era ancora legato come un salame e con lo scotch a tappargli la bocca.

Appena venne liberato, disse al netturbino di chiamare subito lo sceriffo, si precipitò verso l'entrata dell'abitazione nella zona del collega, lo vide immobilizzato a un albero e lo liberò con fatica, il nodo si rivelò arduo da sciogliere, e insieme corsero a perdifiato di sopra, con le gambe intorpidite e una preoccupazione estrema, con poche speranze.

Quello che videro poi, non piacque loro proprio per niente. Si accertarono a malincuore della morte del loro cliente e non toccarono nulla, per evitare contaminazioni e salvaguardare il lavoro della scientifica.

Aspettarono turbati l'arrivo della polizia, con il sole che sorgeva pigramente da est e i primi uccellini che cinguettavano salutando l'arrivo del nuovo giorno, nella fresca aria mattutina, che contrastava la puzza di urina e di morte nella camera di sopra. 

L'inizio della catastrofe.

Cristobal Serrano fu bruscamente svegliato da quelli del turno notturno. Il tema di X-Files suonò per ben venti secondi, poi venne spento dal sonnolento capo della polizia dell'area ovest di Beverly Hills, una zona lussuosa e tranquilla, dove i ricchi si godevano soldi e privacy, e non c'erano grane. Gli unici problemi erano qualche paparazzo curioso ogni tanto e qualche fan troppo insistente. Lui era il capo, aveva acquisito il diritto di dormire un po' di più e di andare in centrale alle 9. Ma non quella mattina. Diavolo, rimuginò, se mi chiamano a quest'ora dev'essere una cosa grossa.

Non immaginava quanto.

Arrivò alla centrale e vide il caos totale. Documenti che passavano di mano in mano, cellulari che chiamavano altri cellulari, incartamenti che volavano da una parte all'altra quasi come aeroplanini, obiettivi pronti a catturare fotografie, occhi che scattavano frenetici e musi lunghi. 

«Puta!  Cosa succede qua Bob? Mi hanno svegliato parlandomi di un gran casino, ma qui sembra scoppiata la guerra mondiale».

«Quasi. È stato trovato morto Justin Bieber, nella sua abitazione sulla Loma Linda».

Smarrimento. Confusione. Stupore.

«Morto chi?», disse con gli occhi sgranati, incredulo.

«Il signor Bieber Justin, sceriffo. Torturato a morte. L'hanno trovato quelli della nettezza urbana. Anzi, hanno trovato i suoi bodyguards legati e imbavagliati, che hanno confermato il decesso del loro cliente dopo essersi precipitati nella sua camera privata, dopo la liberazione. Ma era troppo tardi».

Torturato. A morte. Justin Bieber. Oh Cristo. Vete a la chingada.

Oggi sarà il delirio, pensò lui, stupefatto.

Uno dei personaggi più ricchi e controversi della sua zona, torturato a morte. Panico totale. Per quello che succederà da oggi in poi, non per altro. Bieber era uno stronzo, secondo il suo parere, un brutto esempio, ma questo non lo poteva dire ai giornalisti. 

Flotte di furgoncini di Tv di tutto il mondo, mandrie di paparazzi muniti di chilometrici obiettivi, stormi di elicotteri in cerca dello scoop dell'anno. E i suoi superiori che chiederanno miracoli, come sempre. Trova subito il colpevole, o la tua testa salterà. Tipico. 

 «Avete già avvisato l'unità scientifica? Bloccato le strade ai media e ai paparazzi? Formate un perimetro, salvaguardate la scena del crimine e non lasciate passare nessuno».

«Già fatto sceriffo».

«Ma come è possibile che ci siano già giornalisti? Peggio delle iene quelli, puercos!».

«Beh, aspettano lo scoop 24 ore su 24, sono sempre in agguato qua a Hollywood. Sentita la parola "morto" si fiondano qua come ghepardi. I netturbini ne hanno parlato in giro oppure qualcuno in centrale ha la lingua lunga».

«È possibile che intercettino le chiamate alla polizia, come fanno i criminali più organizzati».

«Verificheremo più tardi. Ora andiamo, cerchiamo di capirci qualcosa prima che arrivi l'FBI. Loro sì che sono delle arpie, subito pronti a prendersi casi altrui per farsi belli in televisione».

«Pensa che possa arrivare l'FBI?»

«Sicuro, Bob. Non si sporcano le mani per dei semplici omicidi. Ma qua c'è un personaggio famoso torturato, e ne andranno matti. Su, raggiungiamo gli altri».

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«Dimmi tutto, Maria».

«Salve sceriffo. Sì, allora: c'è una prima ricostruzione dei fatti. L'assassino ha stordito il primo bodyguard nella zona del cancello, poi ha stordito il secondo vicino alla piscina, e successivamente è entrato nell'abitazione ed è arrivato nella stanza della vittima. Si notano segni di torture e un colpo di arma da fuoco alla fronte. Era già morto da alcune ore, secondo il medico legale giunto sul posto e un primo veloce accertamento».

«Bene. Si fa per dire. Mierda. Questo è un bel casino. Ci sono belle teste calde da queste parti, ma mai accadono certi macelli».

«Per questo ci siamo qua noi, sceriffo». Mentre discuteva sui fatti, non aveva notato i due furgoni neri appena arrivati nel frattempo, da cui erano scese alcune persone in abiti eleganti e alcune in tuta da lavoro, con delle valigette. 

«Cristo. FBI presumo».

«Non sono Cristo, anche se in realtà sì sono il vostro salvatore. Lei presume bene. FBI, Behavioral Analysis Unit sezione speciale del Centro Nazionale per l'Analisi dei crimini violenti, distaccamento di LA.  Piacere, Will Powell, coordinatore dell'unità». Con un cenno indicò la villa di Bieber. «Sono stato incaricato d'urgenza per assistervi nelle indagini. Non vi vogliamo rubare il lavoro - come forse ha immaginato subito, quello è tipico dei film - la nostra unità fornisce assistenza alla polizia del luogo tramite approfondite analisi svolte dai nostri specialisti. Lei guarda CSI sulla CBS vero?», con un sorriso amichevole fece questa domanda, «in pratica è la stessa cosa».

«Capisco. Cristobal Serrano», fece tendendo la mano al nuovo arrivato, «sceriffo del dipartimento di West Hollywood. So come funziona, è che non succedono grosse grane di solito da queste parti. Ci fa piacere il vostro aiuto. Devo ammettere che non sembra una situazione facile».

Con una stretta di mano, sancirono il patto di collaborazione.

«Ottimo, se non le spiace vorrei iniziare subito, prima che qualcuno commetta un'imprudenza o che qualche giornalista ci sia d'impaccio. Vorrebbe richiamare la sua squadra? Abbiamo i più sofisticati macchinari a disposizione e una squadra speciale che in due minuti sarà già operativa».

Lo sceriffo rimase contrariato per qualche secondo. Richiamare la mia squadra? Non volevano assisterci, collaborare? Poi pensò che forse era meglio così. Il caso sembrava importante e in caso di insuccesso la colpa era dell'FBI.

«Bob, Maria, richiamate i nostri, abbiamo gli specialisti dell'FBI».

«Subito sceriffo. FBI? Non sono neanche le nove di mattina, e quelli sono già qua?»

«Che ti devo dire? A Hollywood il tempo scorre più velocemente».

Idols Killer (pausa forzata e presumo lunga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora