CAPITOLO 9: Un simpatico licantropo

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Megan sfilò il casco mentre scavallava la moto e slacciava di conseguenza le sue mani dal busto di Scott.

Il ragazzo afferrò il casco e lo ripose nel cestino,probabilmente le stava sorridendo,ma Megan non poteva vederlo dietro il vetro nero che gli copriva gli occhi.

Alzò appena due dita e rimise in moto,per poi sfrecciare via.

La ragazza era confusa. Era la terza volta che lei e Scott passavano insieme il pomeriggio dopo la scuola,e lui era sempre stato abbastanza gentile da levarsi il casco e salutarla per bene.

Quando si girò verso la porta di casa sua,capì tutto: Isaac stava appoggiato al muro,con una sigaretta tra le labbra e fissava Megan con aria di vittoria.

La ragazza scosse la testa incredula,prima di prendere una bella rincorsa e iniziare a marciare verso il ragazzo che per qualche secondo ebbe seriamente paura di lei.

La ragazza si tranquillizzò davanti alla porta,e cercò le chiavi ignorando completamente Isaac che continuava a guardarla non capendone le intenzioni. Fece scattare la serratura e chiuse la porta dietro di se. Il ragazzo gettò la sigaretta a terra e sbuffò sonoramente.

-Papà! Sono a casa!- urlò Megan,mentre sfilava il cappotto.

-Papà!- chiamò ancora non ottenendo nessun segno.

Sopra il tavolo dell'ingresso vi erano vari fogli,in ordine sparso e confuso. Si avvicinò per evitare che cadessero dal mobile,continuando a chiamare suo padre.

Le pupille scure della ragazza si fermarono su una busta dal colore giallastro,la aprì e dentro ci trovò un disegno. Rimase qualche secondo ad osservare la carta invecchiata,segnata da qualche schizzo di matita.

Sentì la porta accanto a lei cigolare,e quando si voltò per poco non le caddero tutti i fogli dalle mani.

-Come diavolo sei entrato?-

Isaac mostrò gli artigli sulla mano destra. -Sono utili per forzare serrature,un po' come le forcine da capelli.-

Megan lasciò i fogli sul mobile,e guardò infuriata Isaac.

-Non puoi farlo,non puoi,chiaro?- iniziò a dire,allontanandosi.

-Ti sei divertita?- chiese Isaac,fingendo di non aver sentito il rimprovero.

Megan salì le scale,stringendo il disegno nella mano. Sembrava arrabbiata,e Isaac non capiva se ce l'aveva solo con lui o anche con qualcuno altro.

-Papà!- gridò di nuovo Megan,ignorando Isaac.

La ragazza spalancò le porte lungo il corridoio una ad una,ma di suo padre nessuna traccia. Il suo battito aumentava ad ogni stanza che si rivelava tristemente vuota.

Isaac seguì attentamente e silenziosamente ogni suo passo,per poi vederla fare retromarcia e ripercorrere il corridoio al contrario. Ricontrollò in ogni stanza,poi si gettò nella sua camera e chiuse la porta.

-Tanto sai che posso aprirla,che senso ha chiuderla?- sbuffò scocciato il ragazzo.

Riapplicò la stessa strategia di prima e aprì la porta,per trovare Megan che affondava a pancia in giù sul comodo materasso.

La imitò e si sdraiò accanto a lei.

-Che succede?- domandò sospirando.
-Non ti interessa.- rispose lei,freddamente.
-Se te l'ho chiesto mi interessa Meg.- spiegò pazientemente il ragazzo.

Si guardavano negli occhi,entrambi con una guancia schiacciata dal cuscino e l'aria buffa. Megan girò la testa dalla parta opposta,lasciando Isaac ad osservare i suoi capelli neri che venivano debolmente schiariti da alcuni raggi del sole.

REMEDY||Isaac LaheyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora