Capitolo 23

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- Vattene - sbraitai. Non sapevo quali fossero le reali intenzioni di Catherine ma sapevo che poteva essere davvero malefica, faceva patti col diavolo. Non volevo assolutamente mettere in pericolo né me, né tanto meno Shawn, non lo potevo permettere.

Era arrivato nel pieno della notte sotto casa mia, solo per passare la notte con me. Non in quel senso, ma perché si era preoccupato sapendo che ero sola, così aveva detto, e non osavo dubitare delle sue parole.

Però in quel momento si trovava davanti a me, nel salotto di casa. E con quella faccia da cucciolo mi guardava confuso senza comprendere il mio cambio d'umore. Come potevo biasimarlo in fondo?

- Dammi una motivazione e farò marcia indietro fino a casa mia - disse apparentemente tranquillo. Sbuffai tuffandomi sul divano - Okay, facciamo una cosa. Ora tu vai a casa e domani io ti spiego tutto - azzardai a dire, anche se sapevo che non lo avrei mai fatto.

- Annie, non mi prendere per il culo, so che non lo farai - contrattaccò alzando il tono della voce e facendomi sussultare. Lo guardai con la coda dell'occhio continuando a stare rannicchiata su un bracciolo del divano in pelle, se in questo momento ci fosse stato mio padre mi avrebbe sgridato infuriato.

Lo sentii respirare profondamente ed avvicinarsi a me, per poi inginocchiarsi accanto al divano. - Ti fidi di me, vero? - sussurrò. Lo guardai negli occhi, dando una risposta affermativa con lo sguardo. Come potevo non fidarmi di lui dopo quei mesi che mi era stato accanto?

- Allora parla tranquillamente, io ti ascolto - sospirò poi penetrandomi con lo sguardo. Spostai gli occhi dai sui ai miei piedi nudi sul divano.

- Possiamo parlarne un'altra volta? Ti prego - lo supplicai. Ispirò prima di alzarsi e annuire sconfitto. - Grazie - mugugnai alzandomi dal divano per fronteggiarlo.

- Vuoi che dormo qui? - sospirò un'altra volta guardandomi di sbiego. Non risposi. Che domanda era? Certo che lo volevo al mio fianco, almeno per quella notte. Avevo bisogno di qualcuno per non sentirmi così sola in quel periodo, e quel qualcuno era proprio lui, ovviamente. Ma forse non era il caso, avrei passato la notte da sola come avevo passate le altre.

- Andiamo dai - sussurrò. Senza che potessi rendermene conto mi aveva già preso per i fianchi e messa in spalla, per poi salire le scale che portavano alla mia stanza. Ero talmente sfinita, sia fisicamente che psicologicamente, da non avere nemmeno un briciolo di forza per oppormi al suo gesto.

Quando mi mise a letto sospirai di sollievo, adoravo quella comodità. Chiusi gli occhi rannicchiandomi sul bordo del letto. Percepii il materasso abbassarsi alle mie spalle, sotto un peso.

Poi mi posò la mano sulla vita e fui tirata indietro, fino a sentire i suoi addominali sulla mia schiena.

Il suo profumo, che non era assolutamente paragonabile a nessun'altro, mi invase le narici, annebbiandomi il cervello.

L'altro suo braccio scivolò sotto la mia nuca, posizionandosi nell'incavo del mio collo. Lasciai un piccolo bacio sul suo braccio, accarezzando la sua pelle così soffice sotto il mio tocco. Se fossi stata lucida non lo avrei mai fatto, forse era l'effetto del sonno, o semplicemente il suo stesso effetto.

Disse qualcosa, ma non compresi le sue parole; e senza avere la forze di ribattere mi lasciai andare tra le braccia di Morfeo.

***

Un leggero venticello mi solleticava il collo e quella che poteva essere una cintura mi teneva stretta ad un divano. Avevo le gambe intrecciate a qualcosa. Era tutto strano. Non riuscivo a capire se era la realtà. Non vedevo nulla, riuscivo solo a percepire le cose.

Quel ragazzo con la chitarra in manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora