Capitolo 12

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Mi distesi sul letto. Era scontato che fosse di Shawn. Il suo odore di buono, di pulito, era impregnato nel cuscino blu. La sua camera non era molto ordinata, come quella di ogni adolescente in fondo, ma si ci poteva vivere tranquillamente.

- Mi dispiace che dovrai dormire sul divano - affermai quando era sul punto di uscire dalla stanza. - Tranquilla è comodo. L'hai già provato anche tu, no? - rispose facendomi ridere. - Okay, come vuoi - sospirai sorridendo - 'notte -.

- Buona notte Annie - sussurrò prima di richiudersi la porta alle spalle.

Iniziai a riflettere su quello che avevano visto i miei occhi e sentito le mie orecchie in poche ore. In fondo la differenza tra quello che mi era successo la sera precedente e tra quello che subivo quotidianamente era minima, se non inesistente. L'unica cosa che mi dava fastidio era che Shawn si fosse messo di mezzo.

No nel senso che mi dava fastidio che mi avesse difeso, ma mi dava fastidio il fatto che avesse corso dei rischi e prima di pensare a difendermi non avesse riflettuto neanche un po' sulle conseguenze. Sbuffai. Sicuramente mi avrebbe chiesto chi era quell'uomo. Era palese la conoscenza che ci fosse fra di noi.
Scrollai il capo. Avevo bisogno di svagarmi. Ci voleva Kate in quel caso.

Mi distesi a pancia in giù sopportando a fatica il dolore al braccio. Ah, dovevo scontrarmi anche con mio padre una volta tornata a casa. Lo avevo dimenticato.


Arrivai a casa e aprii la porta con le chiavi che avevo sempre con me. Sbadigliai, ero apparentemente tranquilla.

- Sono in casa! - strillai - Anch'io - rispose serio mio padre. Una scarica di paura mi fece fremere tutto il corpo. Sgranai fin troppo gli occhi quando mio padre si avvicinò brandendo un coltello. Era uno di quelli da macellaio.

Mia madre lo usava quando capitava di dover preparare delle bistecche. La maledissi mentalmente proprio per questo motivo, dovevo ricordarle di comprare la carne già affettata e pronta per essere cotta.

Feci qualche passo indietro fin quando non sentii il freddo della porta in legno dietro la schiena - Aiuto! - urlai, pienamente cosciente del fatto che non mi avrebbe udito nessuno. E anche se la mia voce fosse giunta a qualcuno non si sarebbe sicuramente preoccupato di soccorrermi.

Subito dopo Shawn spuntò dal nulla e si parò davanti a me per proteggermi. Uno spruzzo di sangue mi colpii in pieno viso offuscandomi la vista.

Urlai mettendomi a sedere di scatto. Mi guardai intorno per un tempo indefinito. Continuavo ad ansimare. Era tutto tranquillo. Ci misi qualche secondo a focalizzare tutto, ero ancora nel letto di Shawn. Non c'era nessun padre imbestialito pronto ad uccidermi e nessun Shawn accoltellato.

La porta bianca, di fianco al letto, si aprì di scatto facendomi emettere un gridolino di spavento.

Shawn entrò velocemente e corse subito verso di me - Stai bene? - chiese in un sussurro continuando a tenermi il viso fra le mani. - Ho fatto un incubo - spiegai mantenendo un tono pacato.

- Tranquilla, ci sono io. Meglio di così non si può - scherzò nel tentativo di alleggerire la tensione. Risi e mi sdraiai - Scusami se ti ho svegliato. Ho svegliato nessun altro? -

- Per nessuno intendi i miei genitori? Tranquilla potevi anche morire, dormono con i tappi nelle orecchie - disse - Ma non morirai lo stesso -.

Gli rivolsi un'occhiataccia ma scoppiai in una risata subito dopo.

- Comunque stai bene? - chiese poi tornando serio, annuii.

- Dormi adesso - sussurrò. Mi baciò la fronte e si rimise in piedi. Mi si strinse lo stomaco a sapere che sarei dovuta ricadere nel mondo degli incubi.

Quel ragazzo con la chitarra in manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora