Capitolo 34

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Stavamo divorando la nostra colazione quando il resto della famiglia Mendes fece il suo ritorno in ospedale.

Avevano tutti delle brutte occhiaie, e non osai immaginare come dovevo essere conciata anch'io.

- Ci sono notizie? - azzardò a chiedere Mr Mendes. Scossi la testa in segno di dissenso rattristandomi un po'. Non c'erano novità, né buone né cattive. Eravamo tutti all'oscuro di tutto. Se mamma non si sarebbe svegliata entro il tempo prestabilito la polizia avrebbe interrogato me e tutti gli altri, visto che lei non poteva dichiarare chi fosse il suo aggressore.

Percepii la mano calda di Shawn sulla schiena, mi voltai alla mia destra, dove era seduto e gli sorrisi. Continuai a mangiare il mio croissant al cioccolato in silenzio, mentre gli altri cercavano di parlare di argomenti a caso senza pensare al motivo per cui si trovavamo tutti lì. Nel mio silenzio costante non avevo tralasciato il fatto di vedere Tyler un po' strano.

Non sapevo se parlargli o meno.

Non parlavamo da quando erano arrivati. Avevo avuto anche il dubbio che si fosse arrabbiato per qualcosa che avevo inconsciamente fatto, ma non mi venne nulla in mente, così mi appuntai mentalmente di parlargli al più presto.

Sospirai stanca. Tutta quella situazione mi stava stressando da morire.

Mi alzai - Vado un po' in giardino - li informai dirigendomi verso l'ascensore.

- Prendi la mia felpa. Fa freddo - commentò Shawn. Annuii e feci come mi aveva detto. Dentro l'edificio l'aria era calda, non si creavano molti problemi a restare a maniche corte.

Così prima di uscire sul giardino, una volta arrivata al piano terra, indossai la felpa marrone di Shawn.

La neve ormai aveva raggiunto un'altezza di diversi centimetri dal suolo ed era un po' complicato camminare. Sentendomi impacciata raggiunsi una delle tante panchine in legno.

L'aria fredda mi provocò una serie di brividi sulle braccia e la schiena.

Non so come ma in quel momento mi venne in mente mia zia Mary, se fosse stata lì con avrebbe sicuramente detto "Tieni una sigaretta! Farà passare l'agitazione". Quella donna era unica nel suo stile, una quarantenne convinta di aver vent'anni. Peccato che ci vedevamo solo per le feste. Infatti, l'ultima volta che l'avevo rivista era stato per il Natale dell'anno precedente. Quasi un anno prima ormai. Mi galoppò in mente l'idea di avvertire lei e la nonna per la mamma. Se sarebbero venute a sapere che la mamma era finita in ospedale e nessuno le aveva avvisate mi avrebbero fatto entrambi una ramanzina bella e buona.

Sospirai pesantemente rilasciando una nuvoletta bianca di condensa nell'aria.

Sapevo che mia mamma era forte, e credevo che si sarebbe svegliata entro quella mattina. Era forte. Aveva superato tutto e ne era uscita quasi illesa. Anche questa volta sarebbe uscita da questa sgradevole situazione forte come un leone. Ne ero più che certa.

Mi guardai intorno, bloccandomi un attimo per pensare quando i miei occhi raggiunsero la famosa panchina sotto la quercia. A qualche passo dopo di essa la sera precedente Shawn si era dichiarato e mi aveva baciato, per la seconda volta. Il mio secondo bacio in assoluto. Solo che questa volta era stato un po' diverso perché non ero stata presa alla sprovvista, come per il nostro primo bacio. Ricordo perfettamente la nostra conversazione a casa di Chanel, avevamo deciso di dimenticare quel bacio, ma più di un mese e mezzo dopo, in quella stessa casa, Shawn mi aveva apertamente detto di non aver dimenticato quel bacio.

Pensavo di dover parlare con Shawn a proposito di Catherine e mettere subito le cose in chiaro, perché io non avevo assolutamente intenzione di dover nascondermi per passare un po' di tempo con il mio ragazzo. Catherine poteva escogitare ciò che le passava per la mente, avremmo combattuto in tal caso. Improvvisamente immaginai lei intenta a riferire al preside che io e Shawn restavamo quasi tutti i pomeriggi in laboratorio.

Quel ragazzo con la chitarra in manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora