Capitolo 7

2.5K 160 32
                                    

Buona lettura! Fatemi sapere che ve ne pare! Baci.

Accelerrai il passo. Vaffanculo. Dovevo essere in ritardo proprio oggi?

Spintonai involontariamente un uomo che camminava sul mio stesso marciapiede, completo di giacca e cravatta, e naturalmente valigetta in mano - Attenta - disse subito dopo, ma non ebbi nemmeno il tempo di scusarmi.
Iniziai a correre ancora di più e quando finalmente giunsi al termine delle scale dell'istituto, pronta per entrare, ero a pezzi.

Non mi curai nemmeno del fatto che fossi già sudata. I corridoi vuoti mi spaventavano, volevano dire solo una cosa: le lezioni erano già iniziate e io ero in ritardo. Con ancora il fiatone entrai di fretta in classe - Signorina Collins, non può entrare - mi bloccò il professore di biologia - Ma come?! Anch'io devo fare la verifica - protestai.

- Mi dispiace, entrerà in aula alla prossima ora - disse severo. Sbuffai, alzando gli occhi al cielo e girai i tacchi uscendo dall'aula. Avevo circa un'ora libera, cosa potevo fare? Mi guardai in torno, ma sfortunatamente non c'era nessuno. Sospirai sconfitta e iniziai a girare per i corridoi in cerca di qualcosa da fare.

Il rumore dei miei passi echeggiava per tutto l'ambiente. Una porta alla mia sinistra si aprì di scatto finendomi addosso, facendomi perdere l'equilibrio, evitai di cadere arpionandomi ad un muro lì accanto a me. - Idiota! Non vedi che ci sono io?! - ringhiai - Alzata con il piede sbagliato? Sai che non si cammina dietro le porte?! - alzai lo sguardo e incontrai il suo.

Temevo che un giorno sarei annegata lì dentro, dentro i suoi occhi, mi sentivo come dentro la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka, sempre se era questo il suo nome. Distolsi lo sguardo imbarazzata e lo vidi sorridere sotto i baffi. Si divertiva a vedermi imbarazzata!

Con nonchalance lo sorpassai e continuai la mia strada. Ma era impossibile liberarsene così facilmente. Mi raggiunse in poche falcate e iniziò a camminare al mio fianco. Non lo degnai d'uno sguardo ma continuavo a studiare ogni suo movimento con la coda dell'occhio. Cercavo di essere indifferente, con scarsissimi risultati.

Ad un tratto mi fissò e fu lì che temei il peggio.

- Che hai fatto? - chiese.

- A cosa ti riferisci? - ribattei continuando a camminare.

- Lo sai -

- Oh, niente - risposi con un'alzata di spalle, mantenendo lo sguardo basso e continuando a camminare.

Si fermò di scatto e non ebbi neanche il tempo di accorgermene che mi ritrovai con la schiena schiacciata al muro freddo.
Sentivo i suoi occhi analizzare tutti i lividi che avevo e poi li posò nei miei, di occhi. Mise le mani ai lati della mia testa. Non avevo modo di scappare, da un lato c'era il muro, dall'altro il suo corpo e dagli altri le sue braccia. Ero in trappola.

- Chi ti ha conciata così? - chiese con la mascella contratta e le vene del collo tese, ma non risposi, mi limitai a serrare le labbra e guardarlo negli occhi. Perché, avevo solo una certezza in quel momento, ero con lui e nessuno mi avrebbe fatto del male.

- Rispondimi Annie - disse serio e a questo punto abbassai lo sguardo non riuscendo più a sostenere il suo - Sono caduta - finsi.

- Annie dimmelo, ti prego - sussurrò, mettendo due dita sotto il mio mento per sollevare il mio viso, facendo così intrecciare i nostri sguardi - Nessuno Shawn, nessuno - risposi flebilmente, mentre eravamo sempre uno più vicino all'altra.

- Lo scoprirò, stanne certa. So che non sei caduta e nessuno si deve azzardare a sfiorarti - ribattè, staccandosi dal mio corpo di slancio e lasciandomi in tal modo lo spazio indispensabile per andare via.

Quel ragazzo con la chitarra in manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora