Capitolo 17

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Dedicato ad una persona speciale: pazza, timida, ritardataria, ma palesemente dolce e apprensiva. Dedicato alla mia migliore amica. Dedicato a te A_sky_full_of_stars_

Lo abbracciai di slancio in un moto di felicità, senza pensarci. Non ci potevo credere: c'era riuscito. - Non ci credo! Sono felicissima - urlai sciogliendo quel fresco abbraccio.

Rise anche lui di gioia e subito dopo si girò verso sua madre e abbracciò anche lei. Shawn era riuscito nel suo intento, con ottimi risultati. Erano passate solo poche ore dalla pubblicazione dei video ma aveva già avuto centinai di visualizzazioni.

Battei le mani come una bambina di cinque anni. Ero davvero felice con tutto il cuore per lui. Dopo che sua madre si fu allontanata, Shawn mi circondò la mano con la sua, forte e delicata. Mi portò nella sua camera e iniziammo a chiacchierare dopo esserci seduti uno accanto all'altra sul letto. Incrociai le gambe adagiate sul materasso e appoggiai la schiena allo schienale del letto, imitandolo.

- Ma tu ti immagini da famoso? - domandai sognante stringendomi un cuscino color panna al petto. - Non correre troppo Annie - mi richiamò, ma anche lui era felice perché sorrideva come un bambino e aveva uno sguardo sognante, si vedeva che vagava in un futuro tanto desiderato.

- Okay - sbuffai ma senza scoraggiarmi o rattristarmi. Era strano che ero lì con lui, sul suo letto, a chiacchierare allegramente. - Catherine uscirà di senno appena lo saprà - esultai. - La placherò io, non ti preoccupare - ribattè con tono malizioso. Gli lanciai il cuscino in faccia ridendo soddisfatta anche se avevo una strana sensazione allo stomaco, per nulla piacevole - Te lo meriti, porco! -.

Cercò di avere un'espressione arrabbiata e offesa ma non gli riuscì. Si sporse verso di me gonfiando il petto e alzando un pugno. Sembrava un bambino che cercava di difendersi, scoppiai a ridere buttandomi di lato sul letto.

- Come osi ridere di me?! - disse con finta voce infuriata e iniziò a pizzicarmi i fianchi. La sensazione di solletico mi fece esplodere. - Aiuto! - urlai ridendo come una forsennata - Basta! Ti prego - continuai ma non sembrava volersi arrendere.

- E tu di' che sono bellissimo e fortissimo - ordinò ridendo anche lui. Risi più forte - No! - strillai. - Peggio per te allora - cantilenò aumentando il ritmo dei movimenti delle sue dita sui miei fianchi. Ormai le lacrime dovute alle risate sgorgavano dai miei occhi come delle fontane. Iniziai a dimenarmi ma era inutile, tutte quelle risate mi facevano dolere lo stomaco. Inarcai la schiena e mi allungai fino a prendere un cuscino che era alle mie spalle, adagiato sul letto.

Glielo lanciai e riuscii a divincolarmi - Ah, ah, ah - ghignai ma la cosa durò ben poco perché un attimo dopo anche lui si attrezzò di cuscino e iniziò a correre al mio inseguimento per tutta la stanza.

Mi fece inciampare prendendomi per il tessuto dei jeans, in corrispondenza al polpaccio; e al mio solito, come una stupida caddi sul letto, con Shawn addosso. Mi ritrovai faccia a faccia con lui, ansimavo ancora per aver corso e stare sotto di lui, distesa su un letto non era una cosa salutare per i miei polmoni. Sentivo perfettamente il suo respiro sulle mie labbra, doveva essere anche lui poco tranquillo.

- Oddio - mormorò disgustata qualcuno alle sue spalle facendolo rotolare via da me e cadere con un tonfo sordo sul pavimento. Scattai a sedere imbarazzata, anche se non stavamo facendo realmente nulla. Nella camera non c'era nessuno a parte noi due.

- Chi era? - domandai al mio amico - Ashley - rispose tranquillo. Ricordai la ragazzina che avevo incontrato quando facevamo i video. Sarebbe stato imbarazzante stare con lei da ora in poi.

- Io vado adesso - dissi prendendo la mia borsa. - Domani mio cugino dà una festa a casa sua per Helloween. Be' ti va di venire con me? - domandò imbarazzato, seduto ancora a gambe incrociate sul tappeto blu ai piedi del letto. Sorrisi e annuii per accettare, ed uscii dalla stanza. - Alle otto ti passo a prendere - urlò poi quando ero arrivata alla porta d'uscita - Okay - urlai a mia volta.

- Arrivederci signora Mendes - trillai prima di aprire la porta ed uscire. La luce del sole c'era ancora, per fortuna. Sicuramente di lì a poco le giornate si sarebbero accorciate e alle sei del pomeriggio non ci sarebbe più stata luce, come in quel momento.

Tornata a casa, mia madre era assente così ne approfittai per farle una sorpresa. Cucinai una delle tante cose che mi riuscivano, la cucina italiana era sempre stata una in cui avevo risultati migliori. A tutta la famiglia era sempre piaciuto mangiare italiano così preparai un po' di pizza. Dopo aver steso l'impasto nella teglia e condito la pizza, la infornai e salii al piano di sopra a prendere lo zaino.

Studiai e feci tutti i compiti, quasi tre quarti d'ora dopo avevo finito e scesi a sfornare la pizza. Inspirai tutto il suo sano e unico profumo, almeno mi era venuta bene. Speravo anche buona. In attesa del ritorno di mia madre feci una doccia lenta e rilassante. Misi il pigiama, tanto non sarei uscita quella sera. Pensai a tutto quello che era successo in sole quattro settimane (quasi cinque ormai). Di certo non era andato tutto rose e fiori ma era stato comunque bello, per aver conosciuto Shawn e aver passato tutto quel tempo insieme fino a diventare quello che siamo. Due amici alquanto strani. Risi e scossi la testa per la mia stessa affermazione.

Affondai nel divano e accessi la televisione come sottofondo. Trovai un messaggio da Kate e iniziammo a massaggiare tranquillamente mentre il tempo scorreva. Quando Kate dovette andare perché la madre la chiamava per la cena, guardai finalmente l'ora. Erano già le nove e mezzo e mia madre non era ancora in casa. Poteva sembrare presto ma per lei non lo era, se usciva prima di tutto: mi avvertiva sempre, e secondo: non veniva mai dopo le otto. Scacciai quegli stupidi pensieri dalla mente e provai a chiamarla. Ma il cellulare squillava a vuoto. Dopo un tentativo infinito di chiamate, chiamai Melanie con la speranza che mia madre fosse con lei. Stavo iniziando a preoccuparmi seriamente e avevo paura.

- Ciao cara - rispose la donna all'altro capo del telefono - Ciao Mel, per caso mia mamma è con te? - domandai con autentico terrore di ricevere una risposta negativa.

- No, mi dispiace. Ma cos'è successo? -.

- No, niente. A presto -.

Non le diedi neanche il tempo di rispondere perché le chiusi la chiamata in faccia. Corsi al piano di sopra e indossai il primo paio di jeans che trovai nell'armadio e li infilai seguiti da una felpa blu notte. Legai i capelli in una coda alta per non farmi intralciare anche da loro e dopo aver messo le scarpe presi il giubbotto e uscii di casa.

La serata sembrava calda, come era stato il resto della giornata. Non sapevo dove cercarla ed ero anche a piedi.

Misi in moto i muscoli delle gambe pronta a correre per le strade della città.

Quel ragazzo con la chitarra in manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora