Capitolo 4.

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Dopo qualche minuto di respiri profondi busso il campanello.

« Chi è? » chiede Ana dall'interno. Cosa devo fare?! Se rispondo e capisce che sono io.. Oh, al diavolo! Uso le chiavi che mi ha dato Josè e apro la porta, facendo sobbalzare Anastasia. È ancora stesa sul divano, con le gambe distese davanti a se e una coperta, cerca inutilmente di tirarsi su. « Christian! » urla spaventata. I miei occhi sono fissi su questa creatura meravigliosa, e in questo momento così fragile e distrutta.

« Christian, non puoi fare così! » Incosciente delle mie azioni, cado in ginocchio davanti a lei, ai piedi del divano. Lei mi guarda a bocca aperta, cercando di capire. Mi sento come se fossi in un altro mondo.

« Anastasia.. » sussurro, per rendermi conto che è davvero di fronte a me, non ho avuto un attimo per rendermene conto. Lei si circonda con le braccia, come per proteggersi. « Ana.. » Oh, i suoi occhi.. Quanto mi sono mancati, li ho sognati ogni notte.

« Christian.. » inizia e chiude gli occhi.

« Ascoltami, so tutto.. Josè mi ha detto tutto. » la fermo, prima che possa cominciare, non voglio farle rivivere tutto. Apre la bocca e poi la richiude.

« Come stai? » le chiedo con voce dolce.

« Beh.. Visto che già sai tutto. » mi stringe nelle spalle. « Che ci fai qui? » mi chiede guardandomi negli occhi.

« Volevo vederti. » ammetto, senza distogliere lo sguardo dal suo.

« Oh, beh.. Non ti saresti perso questa grande visione.. » scuote la testa.

« E perché volevo parlarti. » concludo.

« Christian, noi abbiamo rotto.. » abbassa di nuovo la testa.

« Proprio per questo.. Ero venuto qui per spiegarti tutto, Ana.. » le prendo le mani « Devi solo ascoltarmi due minuti, per favore. »

« Non ho nulla da ascoltare, Christian.. » mormora.

« Va bene, parlerò solo io, allora.. » rispondo « Ma intanto hai bisogno di mangiare, sei ancora più magra di prima, Ana. » dico con tono acido.

« Christian, davvero.. Non sono affari tuoi. » risponde, e lascia le mie mani. Sospiro.

« Okay.. » mi alzo in piedi « Deduco, quindi, che tu non abbia voglia di uscire, e nemmeno io.. Perciò penso che arrangerò qualcosa qui. » mi tolgo la giacca.

« Christian.. » inizia.

« Quando è stato il tuo ultimo vero pasto? » chiedo. Lei sbuffa, innervosita e incrocia le braccia. Non risponde. « Si, già.. Fai bene a non rispondermi. » mormoro. Noto che Ana fa dei tentativi di sollevarsi sulle braccia, guardandosi intorno.

« Ma dov'è? » sussurra.

« Che c'è? »

« Ehm.. » si gira verso di me « Credo che la sedia a rotelle sia di la, pensavo che Josè l'avesse spostata. » dice.

« Ci penso io. » dico e vado in cerca della sedia e rotelle, che è in camera di Anastasia. Dio, ma quel coglione non ha pensato a come avrebbe potuto fare da sola?! Vederla mi scatena dentro una rabbia infinita, la prenderei quasi a calci.. Non è giusto. La prendo e la porto in salone, vicino ad Ana. « Ecco. »

« Uhm.. » si alza piano con la schiena « Okay. » mormora tentando di tirarsi su con le braccia.

« Aspetta, non sforzarti.. » dico, e mi chino su di lei. Con la massima calma, le metto un braccio sotto la schiena e uno sotto le gambe, lei avvolge un braccio attorno al mio collo, mentre la sposto lentamente sulla sedia. Lei si sistema e abbassa la testa. « Vuoi anche la coperta? » le chiedo e scuote la testa, senza alzare lo sguardo. Oh, Ana. Mi chino e mi inginocchio davanti a lei.

« Ehi.. » le accarezzo una guancia, ma lei non alza lo sguardo. « Che c'è? »

« Io.. Io non.. » comincia a piangere.

« Ana.. Ehi, non piangere. » le asciugo le lacrime. « Ti Prego. » dico non voce roca. Non devo piangere. Non devo piangere davanti a lei.

« Che ci fai qui? » mi chiede di nuovo.

« Te l'ho detto, ho bisogno di parlarti.. Parlarti di noi. » dico. « Ma adesso, mangiamo prima.. Non puoi permetterti di non mangiare, Ana. » mi tiro sù e vado verso la cucina. Apro il frigo e studio ciò che ha, pensando a cosa potrei preparare. Quando mi giro, senza una soluzione in mente, Ana è dietro di me.

« Anche una pizza andrebbe bene.. » si stringe nelle spalle. Adesso, così.. Sembra così piccola e indifesa.

« Bene, si.. » prendo il mio telefono « E dopo dobbiamo parlare. » la avverto.

Ana & Christian • Once in a lifetime.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora