Capitolo 8.

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Oggi sono rimasto tutto il giorno con lei nel suo appartamento, ho mandato Taylor a comprarle tutto ciò di cui ha bisogno, e abbiamo accordato insieme che domani inizierà la fisioterapia, sarò io stesso ad accompagnarla.

« Christian sono stanca.. » dice stropicciandosi gli occhi. Siamo sul suo divano, le sue gambe sulle mie ginocchia..

« Ti porto a letto. » dico, e subito dopo la prendo tra le braccia, portandola in camera da letto, dove la faccio stendere. « Dov'è il tuo pigiama? » chiedo.

« Oh, non c'è bisogno.. Faccio da sola. » protesta lei.

« No. Voglio farlo io. » replico, e subito dopo mi dice dove posso trovarlo. « Okay.. » mormoro inginocchiandomi davanti a lei, seduta al bordo del letto.

« Faccio io, dai.. » dice.

« No, posso farlo.. » rispondo e faccio un respiro profondo. Non riesco nemmeno a immaginare cosa prova in questo momento, e mi sento terribilmente spaventato all'idea che non sentirà le mie mani su di lei. Le sfilo pianissimo i pantaloni della tuta, oggi mi ha detto che preferisce indossare solo tute e leggins, in quanto sono più comodi. Cerco di evitare di far sì che le mie mani prolunghino il contatto con le sue gambe, così le sfilo la maglietta. Mi aiuta alzando le braccia, e poco dopo è pronta. « Ecco fatto. » sospiro.

« Grazie. » mi sorride « Puoi... » mi indica il lato del letto.

« Si. » mi chino e la riprendo tra le braccia, mettendola sotto le coperte, come ho fatto ieri notte.

« Resti qui? » mi chiede con voce supplichevole. Quasi mi si scioglie il cuore.

« Certo che sì.. » mormoro e poco dopo sono sotto le coperte accanto a lei.

« Pensavo che saresti rimasto ieri notte. » dice, cogliendomi di sorpresa.

« Non volevo affrettare le cose, volevo che fossi tu a chiedermelo. » abbasso la testa « Non voglio sbagliare di nuovo. »

« Christian.. Non pensarci più. » mormora, accarezzandomi il viso.

« Come posso? » mi giro su un fianco, adesso sono di fronte a lei.

« Non è colpa tua. » afferma. Prima che possa replicare, sotto le lenzuola, la sua mano si intreccia con la mia.

« Oh, Ana.. » mi bruciano gli occhi. Non devo. Non devo farlo davanti a lei. Non si merita anche questo.

« Ti amo, Christian.. Non voglio che pensi questo di te. » dice. Non mi lascia la mano. È troppo tardi per replicare, e siamo entrambi stanchi. Prima che possa dirle altro, quando mi giro vedo che sta già dormendo, al mio fianco con la mano stretta alla mia. Sorrido guardandola dormire, mi è mancata questa cosa. Provo una fitta al cuore ogni volta che poso lo sguardo sul grosso livido sul suo volto, e non posso fare a meno di sentirmi colpevole, perché sono colpevole. Ma non la lascerò sola adesso, non se ne parla.. Le starò accanto fino alla fine, anche contro la sua volontà. Dopo qualche ora passata a guardarla dormire, mi addormento a mia volta, e quella notte, per mia grande sorpresa, non vi sono incubi, ma solo sogni.. Sogni che hanno il nome di Anastasia Steele.

Ana & Christian • Once in a lifetime.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora