Capitolo 18.

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Due settimane dopo.

Anastasia dopo quella sera si è decisa a trasferirsi qui, e siamo molto più sereni. In questo momento siamo alla seduta di fisioterapia, dopo le prime due lezioni mi sono deciso ad accompagnarla anche dentro. Oggi finalmente Anastasia comincerà ad usare le stampelle. Vederla così, in piedi con le stampelle, mi dà speranza. Non per me, ma per lei.. Io l'amo in ogni caso. E lo farò sempre.

Anastasia fissa le due stampelle con incertezza e un velo di paura.. Con il labbro che trema, la aiutiamo ad alzarsi dalla sedia a rotelle e si posiziona per la prima volta sulle stampelle. Ha aspettato tanto per questo momento, in modo da poter recuperare un po' della sua indipendenza, ma adesso sembra così spaventata. Credo sia normale..

Il dottore la incita subito a provarle, e lei prima di farlo mi fissa e annuisce. Al primo impatto sembra non riuscire a muoversi, tremolante va avanti di qualche passo.

« Non posso farcela. » scuote la testa, rinunciandoci.

Il dottore la incita a provare di più, dicendole che sarà più facile, le indica di andare da un punto a un altro dello studio, le sto dietro, assicurandomi che non cada. Prima che possa finire di pensarlo, eccola che quasi cade per terra. Riesco a prenderla tra le braccia prima che possa finire a terra.

« È inutile.. » scuote la testa « Basta, non ce la farò mai.. » abbassa la testa, immobile.

« Ana.. Ci sei già riuscita. Sei in piedi! » le sussurro. Lei alza gli occhi verso i miei e fa un respiro profondo, prima di provarci nuovamente. Riesce ad arrivare dalla poltrona alla scrivania, senza vacillare, sembra così determinata, ma quando si gira per fare lo stesso percorso si ferma.

« No, no.. » si lamenta « Resterò su quella cosa per tutta la vita. È inutile, stiamo perdendo tempo.. » sospira.

« Facciamo così.. » interviene il dottore « Rimettiti sulla carrozzella, torna a casa e portati le stampelle, le userai quando te la sentirai.. » mi guarda « Non vogliamo forzarti. »

Lei annuisce e si rimette sulla carrozzella, torturandosi le unghie. Entriamo silenziosi in macchina, nessuno dei due dice nulla per un po'. Non sono certo di quello che vuole sentire.

« Mi dispiace. » interrompe il silenzio.

« Per cosa? »

« Non ci sono riuscita.. » abbassa la testa.

« Eri in piedi, Ana.. Devi essere molto fiera di questo. L'abbiamo sempre saputo che sarebbe stato difficile.. Ma un passo alla volta ce la faremo, o anche no. » le rispondo. Non parla per un po'.

« Volevo farlo per te. » Sussurra quando parcheggio.

« Io sono fiero di te, Ana.. Sei così forte, piccola. » le dico accarezzandole i capelli.

« Non sono forte, non mi sento forte.. » dice con tono duro. « Se non fosse stato per te.. Non so dove sarei ora. Tu mi hai dato la forza di svegliarmi la mattina, Christian. Se sono.. Forte.. È solo grazie a te. » le trema il labbro inferiore mentre parla.

« Oh, piccola.. Ti amo cosi tanto. » premo le mie labbra sulle mie, e lei mi attira a sè, stringendomi i capelli.

Ana & Christian • Once in a lifetime.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora