Capitolo trenta

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<<A quanto sono le contrazioni?>>
Ormai ci avvicinavamo alla sala da parto. L'infermiera varcava i corridoi dell'ospedale tutta agitata.
Ero tutta sudata e stavo soffrendo parecchio.
Non pensavo che partorire fosse così faticoso.
Mi sentivo tutta un fascio di nervi e il bambino spingeva e spingeva come per dirmi: <<Cavolo fammi uscire che soffoco!>>

La cameriera aprì di colpo una porta <<Ecco ora prova ad alzarti e a stenderti su questo lettino, la dottoressa arriva subito>>
Mi sorresse dalla schiena e con una grande spinta cercò di alzarmi ma una possente mano glielo impedì.

Qualcuno mi afferrò la vita.

Una presa forte, rassicurante e sapevo già chi era.
<<Amore final...>>
<<Shh, ora sono qui>>
Le contrazioni, che sembravano essere scomparse per un attimo, ricomparvero.

Tutto era confuso.
I dolori erano forti, troppo forti. Troppo esagerati, più del normale.

<<Okay ora ci siamo. Signora ora si parte per questa grande avventura del parto, se vogliamo definirla così.
Ce la metta tutta, lo faccia per la sua bambina>>
<<Ce la devo fare. >> risposi con fare sicuro.
Portarono Cameron in una stanza dove gli fecero indossare una di quelle tutine azzurre dell'ospedale, copri scarpe, mascherina e copricapo.
<<Ora...>> iniziò la dottoressa <<Lei deve ascoltarmi, deve iniziare a spingere o altrimenti le cose si complicheranno>>

Sì certo, come se fosse facile pensai. Ero tutta un blocco di nervi, in ansia per il suo primo figlio, ad un età così giovane. Proprio una passeggiata.

Forse non riusciva a capire, in realtà neanche io capivo, ma iniziavo già a sentirmi come una madre.

Un bambino stava per uscire da me, non era proprio una cosa da niente.

Continuavo ad ansimare e urlare in preda al panico. Una sensazione che non avevo mai provato in vita mia.
Mi ricordo quando da piccola facevo finta di partorire e pensavo che fosse una cosa carina, ma mi sbagliavo.

Era una sensazione indescrivibile, un misto tra gioia, dolore e ansia.
Si, ansia. Di fare uscire da te quel piccolo essere che sarebbe diventato poi tuo figlio, la soddisfazione di essere madre e la gioia negli occhi vedendo quel piccolo neonato in braccio a te.

<<Dai amore resisti!>>
Continuava a rimproverarmi Cam. Nemmeno lui capiva ma ce la stava mettendo tutta.

Era lui quello forte a cui mi aggrappavo, non io.
Mentre continuavo a dare il meglio di me per far nascere la bimba, fissavo Cameron.
Si dice che le donne quando stanno partorendo se la prendono con il marito a causa del nervoso, ma io non ero così.
Più lo guardavo e pensavo a lui, è più stavo meglio.
Non mi era mai capitato di guardarlo così intensamente.
Era bellissimo.
Ogni suo dettaglio era importante per renderlo magnifico.

I ciuffi che li ricadevano sul volto e le piccole gocce di sudore per l'agitazione che gli arrivavano agli estremi del naso.
Lui ad un tratto si accorse di me e mi fece un piccolo sorriso che partiva dal lato della bocca.
Sorrisi anche io.
Era tutto così confuso e magnifico.
E successe poi il miracolo.

<< Si signorina, così!
Si vede la testa!>>
Sprecai le mie ultime forze e finalmente sentii quel rumore tanto atteso, il pianto.

Un piccolo corpicino mi passò davanti con la sua faccina tutta rossa, e poi il vuoto.


Tic-tic-tic
Rumore scandito perfettamente.
Mi sentivo debolissima. C'era qualcosa che non andava.

Confident||Cameron Dallas (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora