Capitolo 17

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I giorni passavano inesorabili, Nina veniva a scuola con me e affrontare quelle giornate buie con lei accanto era più semplice. Diego e io eravamo sempre più in sintonia e parlare con lui era davvero bello. Ma sai quando sei consapevole che ti manchi qualcosa, qualcosa di indispensabile, che quando c'è ti fa sentire completa e quando non c'è diventi nulla?
Stephan sembrava essere sparito e io non gli scrissi perché avevo una paura tremenda di avere risposte, perché sapevo già che mi avrebbero fatto male. Ma continuavo da giorni a farmi domande, chiedermi cosa fosse cambiato in una sola sera. Perché avevo abbandonato ormai da tempo l'ipotesi che tutto quello che c'è stato tra di noi fosse stato un modo gentile di 'consolarmi' dopo le cose che gli avevo raccontato, ho abbandonato l'idea che lui possa aver provato pena per me e per questo mi abbia 'accontentata'. Perché è vero che avevo iniziato io a baciare lui, ma cavolo le sue frasi mi hanno dato il coraggio di farlo. Quei 'ho paura a riaprire gli occhi', i continui 'resta con me, ti prego ', i 'ti amo'. No, non me li sono inventati.
Stavo così tanto tempo a rimuginare nell'ultimo periodo che spesso non mi riconoscevo.
Era martedì, erano ormai passate già due settimane da quella sera. Il Milan si allenava a Milanello per preparare la partita in trasferta contro la Roma e alla ricreazione io e Nina eravamo con le gemelle, come tutti i giorni.
"Io e Samy dopo scuola prendiamo l'autobus e andiamo a Milanello. Il mio fidanzato gioca nel Milan."
Nina saltò dalla sedia, incuriosita dal nome di questo giocatore del Milan e stupita della situazione.
Io non feci tanto teatro, dato che sapevo già che Corinna era fidanzata con Davide Calabria. Ma approfittai della situazione e mi intromisi nel discorso.
"Milanello ? Possiamo venire anche noi?"
Le tre mi guardarono, Nina sorrise perché sapeva già dove volevo andare a parare, le altre due credevano solo che mi andasse di guardare i giocatori sfrecciare fuori dal viale di Milanello sperando che qualcuno si fermasse per fare una foto. Glielo lasciai credere.
"Ovvio che potete! Ci divertiremo un sacco e almeno non mi lasciate sola con Cory e Davide che si baciano. È nauseante."
Abbozzai un sorriso, ma credo che risultò più una smorfia. Per fortuna la campanella mi salvò da ulteriori domande e tornai a sedermi accanto a Diego.

Ora di latino, la prof stava interrogando e io e Diego approfittammo per parlare un pò.
"Allora, che mi racconti Dieghito?"
Lui sorrise e si avvicinò un pò di piú a me per non far sentire agli altri quello che ci stavamo dicendo.
"Io sto bene, tu invece sei strana. Mi vuoi raccontare che succede?"
"Non è niente di che. Davvero"
Abbassai lo sguardo, lui mi sollevò il mento costringendomi a guardarlo negli occhi, i suoi bellissimi occhi blu.
"Non voglio vederti così. Sei stupenda e meriti di sorridere. "
"Grazie... Diciamo che uscivo con un ragazzo e lui all'improvviso non si è più fatto sentire... Ma sto bene. È solo un momento, poi passa."
Si fermò qualche secondo, forse a pensare. Poi riprese.
"Dimmi chi è che vado a spaccargli la faccia. Che forse non se ne rende conto di che ragazza meravigliosa sei!"
Sorrisi e mi poggiai con la testa sulla sua spalla. Era davvero un ragazzo premuroso e un amico stupendo. E non lo avrei mai ringraziato abbastanza.

La campanella mi ricordò di quello che mi aspettava. Ero decisa ad affrontarlo e avrebbe dovuto ascoltarmi.
All'uscita da scuola io e le ragazze ci dirigemmo alla fermata dell'autobus velocemente, perché sarebbe arrivato di lì a pochi minuti.
Durante il tragitto ero abbastanza tesa e le ragazze se ne accorsero e visto che alla fine erano le mie migliori amiche, raccontai anche alle gemelle quello che era successo. Erano sconvolte.
"Tesoro, io ho avuto modo di conoscere Stephan al compleanno di Davide. E ti assicuro che non sembra proprio il tipo che fa queste cose... "
"Cory, io sono convinta sia successo qualcosa. Perché so che non farebbe mai una cosa del genere."
"Vuoi sapere invece cosa penso io?"
"Certo Samy, dimmi."
"Io credo che lui si sia comportato da totale deficiente, e che tu stia cercando in ogni modo di trovare una scusa per giustificare questo suo comportamento, che però non ha giustificazioni! Perché lo fai?"
"Perché lo amo.. E preferisco pensare che ci sia qualche problema, invece che credere che io per lui sia stata solo un divertimento.."

Arrivammo presto a Milanello, e le ragazze si avvicinarono al cancello. Io e Nina le seguimmo.
Un uomo sulla quarantina faceva da guardia all'entrata del centro sportivo.
"Ciao Marco!"
Le ragazze lo salutarono in coro e lui scoppiò a ridere.
"Ciao Gemelline, entrate pure. Sapete già dove dovete aspettare. I ragazzi usciranno tra poco."
"Certo, loro due sono con noi. "
"Va bene"
Varcammo il cancello e fui sopraffatta dalle emozioni pensando che quel posto era stato per anni la casa di Paolo Maldini, Ricardo Kakà, Clarence Seedorf, Rino Guttuso, Sandro Nesta e tanti altri campioni con cui sono nata e cresciuta e che hanno portato questa squadra sul tetto del mondo.
Era così strano.
Mi fermai ad osservare ogni cosa per poterla ricordare e per portare quelle emozioni per sempre con me.. Impresse nella mia mente.
"Niky, stanno uscendo. Andiamo a metterci dall'altro lato altrimenti non ci vedono."
"Va bene."
Stephan fu il primo ad uscire, insieme a Mattia De Sciglio e Davide.
Non si accorse subito di me.
"Niky, vai. Io resto con Samy. "
"Ora vado Nina.."
Davide stava venendo nella nostra direzione, Stephan si girò a guardare e mi notò. Cambiò sguardo...
Andai nella sua direzione e lui mi venne incontro.
"Ciao."
"Niky, che ci fai qui?"
Risi... Anche se non c'era niente da ridere.
"Sono venuta a salutarti, visto che non ci sentiamo da un pò. Ho pensato fossi molto impegnato e quindi sono venuta io.."
Lui sospirò. Aveva uno sguardo afflitto, non riusciva a guardarmi negli occhi.
"Senti, stavo andando a casa. Oggi abbiamo il pomeriggio libero... Sei appena uscita da scuola?"
"Si.."
"Vieni con me, prendiamo la mia macchina e andiamo a casa mia. Così parliamo con calma e.. Magari mangiamo qualcosa."
"Ascolta ero solo venuta per avere delle risposte.. Anche se devo essere sincera. Ho un pò paura adesso."
"Non devi. Avrai tutte le tue risposte, ma vieni con me. Ti prego."
Mi prese la mano e notai che c'erano molti dei suoi compagni di squadra che ci guardavano a distanza. Mi sentii un pò in imbarazzo ma mi concetrai su di lui per non pensarci.
"Va bene, andiamo a casa tua.."
Sempre tenendomi per mano, mi portò con se verso la sua macchina ed era come se non ci fossimo mai lasciati. Come se non fosse mai successo nulla..
Non sapevo più cosa pensare..
Salimmo in macchina e lui mise in moto, ripensai alla sera del mio compleanno , l'ultima volta che ero stata in macchina con lui.
Non parlammo per quasi metà del tragitto, poi lui svoltò all'improvviso in un vicoletto.
"Oh al diavolo!"
Spense il motore e mi baciò. Dio se mi era mancato.. Ricambiai il bacio. E questo non fece altro che aumentare le mie perplessità..
Fu un bacio lungo, intenso, che sapeva di casa. A quel punto non ero più sicura di volerne sapere qualcosa. Volevo solo che tutto tornasse come prima. Volevo solo lui.

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