Capitolo 24

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20 Gennaio 2017

Camminavo avanti e indietro per i corridoi da ormai più di due ore, non volevo saperne di tornare a letto. Pensai alla macchinetta delle merendine e mi decisi che forse era arrivato il momento di mangiare qualcosa, l'ansia mi stava consumando. Quanto ci vuole a "leggere" una lastra?

"Signorina Pironti? Il dottor Cassani l'aspetta."

L'infermiera mi accompagnò nella stanza del dottor Cassani, come se ce ne fosse stato il bisogno.. ormai conoscevo bene la strada.

Entrai e mi chiusi la porta alle spalle. Feci un respiro profondo e andai a sedermi di fronte al medico.

"Nicole, come stai cara?"

"Dottore per favore, non mi faccia queste domande e mi dica tutto."

"Tutto pulito. Potrai lasciarti alle spalle questa cosa e ricominciare da capo. "

Tutto pulito. Ricominciare da capo.

" È.. è finita?" Dissi singhiozzando.

Lui con fare paterno mi abbracciò. " È finita cara."

Lasciai che le lacrime uscissero silenziose a rigare i miei occhi ormai spenti da tempo...

Uscii da quell'ospedale e mi sentii più leggera. Mi sentii finalmente libera dopo sette mesi chiusa lì dentro. La prima cosa che feci è prendere un taxi e andare all'aeroporto. Dovevo tornare a Milano.

Avevo dovuto lasciare Milano e tutto ciò che mi ero costruita lì in fretta e furia a Giugno e lo avevo fatto senza dare spiegazioni a nessuno. Nemmeno la mia famiglia sapeva nulla. Nemmeno Nina, Erika e le gemelle sapevano nulla. Nemmeno Lui..

Non pronunciavo il suo nome da mesi ormai. Mi ero convinta che così l'avrei dimenticato più facilmente. Non vedevo nulla su un social network da mesi. Avevo tagliato i ponti con tutti. Famiglia, parenti, amici. Non avrei mai permesso a nessuno di fargli del male.. nemmeno a me stessa.

Presi il primo volo che trovai e mi imbarcai in direzione Milano.


FLASHBACK (GIUGNO 2016)

Ero ricoverata in quell'ospedale ormai da tre giorni e nessuno aveva ancora notizie sulla mia condizione.

"Signorina, ha famigliari, parenti che possiamo avvisare?"

Pensai a Nina che era scesa giù per far conoscere Lorenzo alla sua famiglia, alle gemelle che erano tornate in Spagna per le vacanze, Erika e Luca in giro per il mondo e Stephan che stava disputando gli europei in Francia. Decisi di non chiamarli, magari li avrei fatti spaventare per niente.

"No nessuno. Ora posso sapere cosa c'è che non va?"

In quel momento dalla porta della mia camera di ospedale entrò un dottore sulla quarantina, mi sorrise ma capii che era un sorriso forzato.

"Dottore, cosa c'è che non va in me?"

"Glielo dico senza troppi preamboli... ha un tumore ai polmoni. Dovremo operarla il prima possibile."

FINE FLASHBACK


Quella casa non era cambiata per niente, almeno dal di fuori. Avevo le chiavi per entrare, ma alla fine non vivevo più lì da mesi e mi dissi che non potevo tornare e fare come se non fosse successo nulla, avevo perso la loro fiducia e dovevo sudare per riguadagnarmela. Suonai il campanello aspettando che qualcuno venisse ad aprirmi. Mi accorsi solo in quel momento che la casa era buia e che probabilmente non ci fosse nessuno.

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