Capitolo 18

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Alzo lo sguardo e a passi lenti ed esitanti mi avvicino a Gaia, che tiene stretta la maniglia del portone ancora aperto.

Debora non si vede all'orizzonte e la cosa mi crea un solievo inimmaginabile.

Non so davvero cosa sia accaduto, ma la cosa mi ha infastidita parecchio.

Sono davanti alla ragazza dagli occhi infuocati e un espressione irritata.

Sto pensando a cosa dire ma fortunatamente vengo preceduta.

<<Non mi piace quella>> dice con la mascella serrata.

Mi prende un braccio e mi guarda, penetrandomi con quegl'occhi neri petrolio.

<<Non so perché si sia comportata così, scusala>> blatero guardandola.

Le sue labbra mi distraggono parecchio e cerco di trattenermi dal non morderle.

<<Rimani qui, non andartene>> aggiungo in tono supplichevole quando capisco le sue intenzioni.

Rivolge uno sguardo al giardino e poi chiude gli occhi, dando una leggera spinta alla porta e facendola chiudere.

<<Se rimango, di certo non studieremo arte>> mi avverte guardandomi.

Scende con la sua mano alla mia, accarezzandomi il dorso e spingendomi a passi lenti verso la porta.

<<E cosa faremo?>> domando con il cuore che mi batte all'impazzata.

Mi tiene le mani e mi blocca con i fianchi.

<<Studieremo anatomia>> non mi lascia il tempo di rispondere che si attacca a me e mi bacia, infilando la sua lingua nella mia bocca.

Non mi da tregua e scende sul collo, fino alla clavicola, alternando baci e leccate.

Mi mordicchia il lobo e sento il mio stesso respiro affannarsi quando mi libera la mano dalla sua presa e mi sfiora l'interno coscia.

<<Tu sei solo mia, e di nessun'altra>> mi dice nell'orecchio.

Deglutisco a quei tocchi sensibili e a quelle sensazioni sempre nuove che succedono solo con lei.











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