Capitolo 12

10K 308 10
                                    

<<Buongiorno Nora>> mi saluta Angelica abbracciandomi.

Ha un sorriso stampato in faccia.

Qualcosa non quadra.

<<Giorno Angy, come mai tutta questa felicità di lunedì mattina?>> chiedo sedendomi al mio posto.

<<Saltiamo filosofia!>> dice accennando un sorriso.

Faccio una smorfia come per chiedere 'per quale motivo saltiamo la mia materia preferita?'

<<C'è una mostra a piano terra>> risponde prima che il professore di greco inizi la lezione.

La prima ora passa alla velocità della luce e alle seconda scendiamo tutti al piano di sotto.

Una folla di studenti di varie scuole sono raggruppati in palestra, nel corridoio all'ingresso e in Auditorium.

<<Vado da Davide>> mi dice Angy muovendo la testa a mo' di indicazione.

Io annuisco. So che devo coprirla.

È possibile incominciare ad udire della musica proveniente dal mio lato destro.

Mi alzo sulle punte, curiosa di sapere cosa stia succedendo, quando la fila scorre e arriviamo in palestra.

L'ampio spazio è diviso in tre zone: dipinti e quadri, fotografie e sculture.

<<Ragazzi, osservate bene l'arte. Imparate qualcosa, fra una settimana voglio la riproduzione di un'opera a vostra scelta, ma riprodotta a vostro piacimento. Voglio originalità>> ci spiega il professore di storia dell'arte pomeridiana.

Mi allontano, come fa il resto della classe e osservo superficialmente i tre settori.

Opto per la fotografia, la più semplice e la meno artistica.

Non sono portata per la libera creatività, meglio la schematicità.

Ci sono fotografie scattate e riprodotte in varie dimensioni e di vari soggetti e ambienti.

Un albero spoglio su uno sfondo grigio mi cattura, facendomi avvicinare.

<<Ti muovi bene!>> mi dice una voce familiare e molto seducente, alle mie spalle.

La riconosco e mi giro, sorpresa.

<<Anni e anni di danza>> dico dopo aver realizzato di muovermi a ritmo con la musica trasmessa dal vivo in un angolo della palestra.

Se non sbaglio 'Nobady love' di Tori Kelly. Una buona cover.

Gaia mi fa un sorriso malizioso e mi abbraccia.

Questo avvicinamento mi fa lo stesso effetto dei precedenti.

<<Come mai sei qui?>> domando.

<<Per la mostra, alcune opere sono mie. Anche quella lì>> dice indicando la fotografia alle mie spalle.

<<Sei seria?! Complimenti, è bellissima Gaia!>> dico sorridendole.

È davvero bellissima. Proprio come la creatrice.

<<Grazie. Vieni con me adesso...>> Mi prende per un braccio, quasi trascinandomi, e facendo slalom tra i ragazzi mi porta in bagno.

<<Ho voglia di baciarti. Devo darti un buongiorno a modo mio>>mi dice incastrandomi tra il muro e il suo corpo.

È una cosa incredibilmente eccitante.

<<Non aspetto altro>> confido guardando i suoi occhi penetranti.

Si avvicina a me con i fianchi, porta una mano sul mio sedere, l'altra sul mio viso e mi bacia.

La sua lingua cerca la mia e la mano mi tocca la schiena, entrando sotto la maglietta e facendomi venire i brividi.

Quando la porta del bagno si apre, si stacca immediatamente, lasciandomi con il fiatone.

<<Devo tornare alla mia mostra, pranziamo insieme?>> domanda, ma senza avere una risposta esce dalla stanza e mi lascia con uno strano desiderio intimo.

Girovago per tutto il piano terra alla ricerca di qualche altra opera firmata Gaia Gallozzi.

Ne trovo alcune tra cui altre e due fotografie e due dipinti.

Non avevo idea che fosse un'artista.

Non sappiamo nulla dell'altra adesso che ci penso.

Ci conosciamo solamente da tre giorni...

Quando l'ultima campanella suona e la scuola è quasi vuota torno in palestra per aspettare Gaia.

Non ho più visto ne lei ne Angelica.

<<Vuoi una mano?>> le domando andandole incontro.

La vedo da lontano che smonta le sue opere e penso che sia bellissima.

Indossa jeans attillati, converse rosse e una maglietta con maniche a tre quarti rossa che lascia intravedere l'ombelico e i tatuaggi sulle braccia.

I capelli neri raccolti in una coda disordinata rendono tutto molto più sexy.

<<Vorrei qualcos'altro da te, ma una mano credo che ora sia più che ragionevole>> risponde caricandomi due dipinti tra le mani.

Quelle parole mi fanno uno strano effetto, ma per fortuna credo che sia troppo impegnata per accorgersene.

Lei porta le sue tre fotografie ingrandite e ci dirigiamo all'uscita.

La seguo nel parcheggio e apre la sua Minicuper rossa e nera.

<<Allora, i tuoi genitori tornano questa sera, dove vuoi che ti porti?>> mi domanda facendo un enorme sorriso, una volta sedute in auto.

<<Sorprendimi!>> dico.















#ELAIA {COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora