Non andartene docile in quella buona notte ...

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Gli occhi rossi di Jane, malgrado fosse impotente, fissavano la lupa, rimanevano come in attesa e la sfidavano alla mossa successiva.

Leah rimase immobile, con le zampe affondate nel sangue che sgorgava dalla testa mozzata del vampiro, il pelo arruffato e chiazzato di rosso e le zanne completamente scoperte.
Poi, improvvisa e letale, pose fine alla sua opera di distruzione.
Gli strappò gli arti uno ad uno, lanciandoli in aria, mentre brandelli di carne morta, schizzavano ovunque, ammorbandola con il proprio fetore. Gli aprì il petto in due, affondando le unghie nel torace, poi i denti aguzzi, fino a che l'intero muso vi si insinuò per strappargli il cuore, che le rimase intrappolato tra le fauci, grondante di sangue e filamenti venosi.
Lo masticò, lo maciullò, fino ad inaridirlo completamente e infine lo scagliò via in un angolo della sala, a raggiungere gli altri pezzi dilaniati.

Non mancava che il fuoco a completarne la distruzione totale.

Tirò su gli occhi spavaldi e soddisfatti, ma quando li rivolse a Jacob, trovò quelli di lui completamente liquefatti dal terrore.

In una frazione di respiro, il campo visivo della lupa si capovolse, le vorticò davanti, le immagini si avvitarono su sé stesse e poi si spensero, quando il suo corpo si schiantò
violentemente contro una delle colonne di marmo della sala.

Si ritrovò per terra, tra schegge di marmi e intonaci caduti dal soffitto, schiacciata da un dolore lanciante, come se tutte le ossa si fossero frantumate e le punte aguzze le bucassero le carni.

Demetri era a pochi passi da lei, le girava intorno, sadico e soddisfatto, come le bestie che cercano il punto debole per sferrare l'affondo.

- Cazzo, Leah! - mormorò Jacob, con un  fremito di terrore lungo tutto il corpo.

Il desiderio di soccorrerla gli faceva fremere i muscoli, ma, contemporaneamente, la necessità di rimanere accanto a Renesmee, per proteggerla, lo inchiodava al suo posto.

Ella si rese conto del tormento lancinante in cui si dibatteva: sentiva la pelle di lui divampare sotto le dita, contro il proprio corpo; ne percepiva la rabbia per l'impotenza e la paura per la sorte di sua sorella. Gli strinse la mano, poggiando l'altra sul petto, e col suo potere, gli suggerì: "Salvala!".

La voce di Renesmee gli entrò dritta nel cervello, sollevandolo dall'incubo che lo dilaniava; si guardò intorno: altre battaglie si combattevano su altri fronti, Carlise fronteggiava Aro, Edward, Marcus e Bella teneva a bada Jane.

Il mezzo lupo strinse a sua volta la presa sulle dita di lei, come per rassicurarla, l'indecisione scivolò fuori da lui, sbriciolata dalla determinazione della sua donna e i muscoli delle gambe scattarono nel disperato, delirante tentativo di salvare la sua beta.

Probabilmente sarebbe morto, forse il suo corpo sarebbe finito in pasto a quel dannato succhia sangue, ma Leah meritava almeno un tentativo.

Avrebbe venduto cara la pelle, come gli avevano insegnato i vecchi della sua tribù, con le leggende sul coraggio e l'abnegazione; come suo padre aveva fatto per tutta la vita, e nonostante tutto ormai gli si fosse messo contro, anche se erano sparite la forza e l'invincibile potenza dei suoi geni, era l'ora di lottare, di lottare fino all'ultimo respiro.

Non gliela avrebbe data vinta, né a quel mostro venuto dal ventre dell'inferno, né alla sorte, che si faceva beffe di lui, relegandolo a fragile, impotente essere umano, proprio quando la forza della sua natura magica gli era più necessaria. 

Quella fragilità impostagli, incredibilmente, lo faceva sentire ancor più determinato nella sua missione, gli imprimeva la consapevolezza dell'inevitabilità di quello scontro, ma l'eventualità della propria fine, non gli metteva paura, anzi lo spingeva contro, lo accendeva; bruciava ogni tentennamento, rendendolo folle e avventato, imprudente, senza giudizio.

Lo rendeva, finalmente, ancora, di nuovo Jacob Black, carne e sangue e la forza della natura.

Corse, avvampato da un vigore incontenibile, rabbia, trepidazione e voglia di riscatto, finché le vene scoppiarono per le fiamme, il corpo si fuse, come metallo liquido, e si modellò nella sua nuova forma.

Atterrò a pochi passi alle spalle di Demetri, le zampe possenti e le unghie a graffiare il marmo del pavimento, la pelliccia rossa e fluente riverberò morbida, mentre i denti luccicanti e affilati puntavano al collo dell'avversario.

Era magicamente, inspiegabilmente di nuovo il lupo, l'alfa potente e fiero.
Il protettore, il soldato a guardia degli uomini, incaricato dalla natura di mantenere l'equilibrio tra luce e tenebra, vita e morte.

Non si fermò a chiedersi perché tutto si fosse improvvisamente sovvertito.
Né come avesse fatto il proprio corpo a recuperare la sua capacità di mutare.
Non aveva alcuna importanza in quel frangente.

Ciò che contava era solo il suo dono: tutte le forze dell'universo erano di nuovo a suo favore e un desiderio così urgente di tornarsene a casa, con sua moglie tra le braccia e la sua famiglia intorno, lo incoraggiò a sentirsi ancora più forte, ancora più determinato di qualunque altra volta in cui la sorte lo avesse messo alla prova.

"Finalmente, ce ne hai messo di tempo ..."  mugolò la voce martoriata della lupa, dritta, dritta nella sua testa." Credevo che ti fossi dimenticato come si fa!", guaiolò, cercando di rimettersi in piedi.

Ululò di dolore, quando appoggiò le zampe al suolo: probabilmente una di quelle anteriori era rotta, probabilmente erano rotte anche alcune costole. Forse non aveva più nulla di sano, visto il dolore che la tormentava, il sangue che a rivoli le sgorgava dal costato, imbrattandole il pelo argenteo.

Ma doveva togliersi di mezzo, mettersi al sicuro, per garantire a Jacob la tranquillità necessaria allo scontro.

"Ce la fai a rimetterti in piedi: ho un lavoro da fare qui e mi serve spazio!", replicò l'alfa, puntando l'avversario.
La lupa strinse i denti e con fatica, cercando malamente di mascherare la propria afflizione, gli lasciò libero il campo.

Si guardarono negli occhi, Jacob e Demetri, il bene e il male, l'inizio e la fine; si studiarono, girandosi intorno in un cerchio immaginario, fatto di atavico odio e repulsione reciproca.

La resa dei conti, la fine della guerra tra i due mondi a cui appartenevano stava per consumarsi.

Soltanto uno dei due sarebbe sopravvissuto, come solo una delle due fazioni schierate.

Non ci sarebbero state altre battaglie: o la morte o la vita.

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Ben trovate!

Ecco finalmente  il nuovo capitolo!

Il titolo è un verso della famosa poesia di Dylan Thomas, l'ho letta ultimamente e mi ha ispirato.

Ormai tutto sta per finire e i protagonisti sanno che questo è lo scontro finale, dunque, sia da una parte che dall'altra lotteranno fino alla fine. Jacob, in particolare, sarà quello che, per natura e per amore, si lancerà più forte degli altri, verso la fine ... qualunque essa sia!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero nei vostri commenti.

Mi raccomando, ditemi cosa ne pensate!

Alla prossima!

The fight for you is all I've ever knownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora