Certe città sono immortali, come certi uomini.Sfidano il tempo, fulgide e irriverenti,
si modificano, si adeguano alle nuove ere, si espandono tutt'intorno al loro nucleo che rimane illeso, tale e quale a come è nato.Volterra era una di quelle, non a caso l'avevano eletta a loro dimora.
Giaceva, come in tutti i secoli passati, in mezzo a paesaggi maestosi, a colline e valli verdi e profumate.
Le stesse viuzze vecchie di secoli, si intricavano tra i palazzi medievali, dalle vecchie porte etrusche, fino al cuore del borgo, nella Piazza dei Priori, dove le finestre della loro dimora si aprivano.
Alzò gli occhi d'ambra sulla facciata del palazzo, la pietra rude e scarna era ingentilita da cornici marcapiano e coronata da merli.
Si soffermò sulla torre pentagonale a due ripiani merlati, che svettava sulla struttura; la rivide triste e diroccata, dopo il terremoto, e poi nuovamente sana e austera, rinata con la ricostruzione.
Una fenice, invincibile e immortale, proprio come certi uomini!
Non credeva che avrebbe mai rimesso piede nella bocca dell'Inferno; che avrebbe annusato di nuovo l'odore del sangue caldo mentre sgorga a fiotti dalle vene, il puzzo della morte divoratrice che vibra tra le membra e impregna le pareti e i tappeti e i drappi alle finestre.
Il cuore già immobile gli si strinse in petto, quando la sensazione si trasformò nell'orribile ricordo di quello stesso sapore dolce nella sua bocca, vecchio di secoli, smarrito nel tempo, eppure ancora così vivido.
I visi trasfigurati delle sue vittime gli affollarono la mente e lo pugnalarono di rimorsi.
- Carlise? - lo chiamò Edward, scuotendolo per un braccio.
Gli occhi curiosi di suo figlio scrutarono i propri alla ricerca di quel segreto nascosto.
Per un attimo, un doloroso desiderio di lacrime si affacciò sul volto liscio e bellissimo dell'uomo che gli aveva dato la sua seconda vita.
- È l'ora. - si incoraggiò e fece un passo in avanti, proprio nell'istante in cui il grande portone si aprì.
Il fondo del salone illuminato e i marmi freddi degli arredi portarono alla luce altri ricordi, ma stavolta nelle menti dei suoi accompagnatori.
La testa e le orecchie si riempirono di urla disumane, arrochite dallo sforzo della lotta, degli scricchiolii dei pavimenti distrutti dai colpi, in quel giorno in cui Bella, col solo coraggio fragile di una mortale, difese il suo amore e la propria vita.
Sedeva sullo scranno, le braccia mollemente adagiate sui braccioli, l'eleganza studiata del nobiluomo d'altri tempi. Al suo fianco Caius e Marcus.
e un gradino più in basso Jane e Alec, i demoni gemelli.- Che magnifica sorpresa! - li accolse con la sua voce melliflua e falsa Aro, - Se avessi saputo della vostra visita, vi avrei riservato una più degna accoglienza. - aggiunse, incurvando gli angoli delle labbra rosse, come lembi sanguinanti di una ferita.
- Avete rapito il marito di mia figlia. - sbottò Bella, stringendo i pugni, - Credevate che avremmo aspettato un vostro invito? - aggiunse, mentre Edward le si metteva di fianco.
Le loro spalle si sfiorarono, e il profumo dolce della pelle di suo marito le acquietò i nervi, ma non la rabbia e l'apprensione.
Era strano, ma il rapimento di Jacob era doloroso come lo strappo del suo stesso cuore dal petto.
Quanto amava Jabob!
La sua irriverenza, la sfacciataggine e la capacità di dire pane al pane e vino al vino, come solo i puri possono fare.
E di più, la risata semplice che riduceva le pietre in polvere fine; l'amava dal tempo delle sue estati a Forks, dalle torte di fango da bambini.
E ora l'amava ancora di più, perché non era solo il suo amico, ma anche il fratello e il figlio, l'ancora legata alla sua mortalità rinnegata, la sua eternità fatta carne.
- Bella, mia cara! Non ti ricordavo così aggressiva. - ammiccò, viscido, - Forte e determinata, ma non aggressiva! È una qualità che ti dona. - aggiunse, sollevandosi e compiendo alcuni passi verso i suoi ospiti. - L'immortalità ti dona! -
- Perché lo avete preso? Avevamo un patto. - intervenne Edward, stringendo ancora di più la mano di sua moglie.
- Un patto che voi per primi avete violato. - replicò, con la voce che si alterava ad ogni sillaba. - Vi avevo assicurato che non saremmo più intervenuti nelle vostre scelte, e così ho lasciato che fosse, ma non avrei mai potuto permettere che Renesmee divenisse altro da ciò che era, né che avrei approvato una tale unione! -
Gli occhi si incupirono, divennero così rossi da sembrare pozze di sangue vivo e la pelle ancora più bianca come cera.
- È inaccettabile, un aborto contro natura e in aggiunta il seme che ne è venuto è una pericolosa minaccia per la nostra esistenza. -
- Un bambino, un mortale, una minaccia per voi? - fu la volta di Carlise.
- Mio caro amico, quanto sono lontani i tempi in cui tu, mio discepolo, approvavi le mie scelte e le sostenevi, come ancora fanno i miei fratelli! Provo nostalgia e rimpianto per quegli anni solidali. - sospirò, con una smorfia di finta delusione.
- Furono anni di massacri, Aro. Anni di morte e dolore. Furono i giorni in cui credevo che potessimo nutrirci solo di carne e sangue e di un'umanità che noi avevamo perduto. - replicò, - Al contrario di te, non provo rimpianto per averti seguito, ma un rimorso insostenibile che neanche con l'eternità potrò risanare. -
- Oh! - esclamò, allargando le braccia verso l'alto con un gesto teatrale. - Povero angelo confinato all'Inferno! - lo schernì. - Tu ... - aggiunse, poi con la voce gelida e affilata, - Usa pure la tua eternità per espiare quelle che chiami colpe. Io la cavalcherò come il dio della morte e la difenderò da ogni minaccia, fino alla fine dei tempi. -
- Nessuno della mia famiglia sarà mai una minaccia per te, Aro. Te lo giuro! - cercò di persuaderlo, - Libera Jacob! -lo implorò.
- Il sangue di quell'animale è una minaccia, il potere di cambiare la propria natura e quella di una semidea in una semplice mortale, quella è una minaccia. - gli ringhiò contro imbestialito, - Il suo bambino è una minaccia! - aggiunse, voltandogli le spalle per ritornare sul suo trono.
Vi si settette, il lungo mantello adagiato ai suoi piedi e il capo ritto e fiero.
- L'unica possibilità di avere di nuovo libero quell'animale ... - terminò come un giudice dal suo scranno, - È che quel bambino non nasca! -
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Ben trovate!
Innanzitutto, chiedo scusa per la lentezza degli aggiornamenti, ma purtroppo ho un periodo piuttosto pieno che non mi permette di dedicarmi alla storia.
Spero comunque che continui a piacervi e che la leggiate con lo stesso entusiasmo degli inizi.
Vi prego di farmi sapere cosa pensate di questo capitolo!
Votate, mi raccomando.
Alla prossima!