Il labbro era ancora tumefatto e le nocche delle dita già leggermente escoriate.
Una benda strettissima le fasciava il costato, le strizzava i seni, come i corpetti di una dama dell'ottocento.
I capelli erano pettinati, scostati dal viso e lasciavano intravedere un livido sulla tempia sinistra e gli occhi un po' gonfi socchiusi, non per il dolore, che di certo andava attenuandosi, ma per l'apprensione e il peso di non essere riuscita a salvare suo fratello.
Renesmee entrò nella stanza, che era di Leah da sempre, nella casa di Sue.
Seth se ne stava ritto davanti alla finestra, guardando fuori come se si aspettasse di vedere Jacob spuntare all'improvviso tra i cespugli, malconcio come la sorella, ma salvo.
- Non è possibile che tu non riesca a ricordare altro.- la rimproverò Sam, portandosi le mani tra i capelli.
- Ma cazzo, Sam! Ti ha già ripetuto una dozzina di volte come è andata. Credi che se ci fosse altro se lo terrebbe per sé? - la difese Embry, dall'altro lato della stanza.
- È come se mi avessero strappato i ricordi dalla testa. L'unica cosa di cui sono certa è che eravamo sul crinale quando abbiamo avvertito le due scie. Jacob ha voluto portarli fino alla radura, allo scoperto. Li sentivo correrci dietro, avevo il loro fiato sul collo, fino a quando qualcosa mi ha rallentato. Mi sono sentita intorpidita, senza più alcuna forza e poi un dolore fortissimo mi ha spezzato il fiato. -
raccontò, con gli occhi sempre più lucidi. - Mi dispiace ... - aggiunse, sollevando il viso verso Renesmee, - Mi dispiace ... -La mezza vampira ricambiò lo sguardo con la dolcezza di cui Leah aveva bisogno.
Non era colpa sua, Leah era leale alla legge del branco, fedele a Jake, non solo come suo alfa, ma come amico.Per i suoi fratelli si sarebbe fatta ammazzare e per Jake anche di più.
- Stiamo perdendo solo tempo! - intervenne Seth, - Io vado a fare un altro giro, ci deve essere qualcosa che ci è sfuggito. Deve esserci per forza! - aggiunse, raggiungendo a grandi falcate la porta della stanza.
- Prendi un paio di ragazzi! Non ho intenzione di venire a cercare anche te! - gli ordinò Sam, - E niente pivelli! -
- È chiaro che sono stati loro. Ci stiamo girando intorno come se avessimo paura di ammetterlo, invece è palese. - sbottò Renesmee, come se non potesse trattenere più i propri timori. - Ero ancora una bambina, ma non scorderò mai la maniera in cui lo guardavano, come se fosse un altro fenomeno per arricchire la loro collezione. -
- Perché loro? Che motivo avrebbero di scatenare di nuovo una guerra? - argometò Bella, stringendole le spalle in un abbraccio avvolgente.
- Perché stavolta hanno loro un asso nella manica. - intervenne Carlise che si era preso cura della lupa.
Tutti gli occhi corsero a lui, al suo bel viso eternamente confortante.
Carlise ne conosceva ogni subdolo, sanguinoso istinto assassino. Li aveva visti governare la luce del mondo attraverso le tenebre delle loro scelte di sangue; ne aveva persino condiviso la sete di potere, di dominio, di morte.
Carlise li aveva visti squarciare le gole, bere sangue da coppe d'oro, cibarsi dell'energia vitale di migliaia di uomini.
Carlise sapeva di cosa essi potessero essere capaci.
E non aveva mai creduto che il futuro che si era mostrato quel giorno, attraverso il dono di sua figlia, sarebbe stato per sempre un deterrente al loro desiderio di possederli tutti, di sottometterli.
Per questo era sicuro, come era sicura Renesmee, che fossero stati loro.