La grande casa dei Cullen era immersa in un silenzio asfissiante.
I clan erano rimasti a Forks dopo il matrimonio e di certo non l'avrebbero lasciata in quel momento così difficile. Nei decenni i legami erano divenuti indissolubili, nonostante le distanze geografiche o le abitudini di vita, come in una grande famiglia.
Del resto, talvolta, sono più vincolanti la stima e il rispetto che i legami di sangue.
- Andremo a Volterra, ma soltanto io, Bella e Carlise. - esordì Edward, rompendo il silenzio con la sua voce screziata di apprensione.
Jacob era sempre stata una spina nel fianco, il suo nemico naturale, l'eterno rivale in amore, il ladro furtivo che gli aveva sottratto l'anima bambina di sua figlia.
Ma la sua onestà, il coraggio, la forza interiore da cui era animato e soprattutto l'amore che lo legava a Renesmee, gli avevano ammorbidito ogni resistenza, fino a farglielo stimare, apprezzare e amare come un amico, un fratello, un figlio.
Ora poi che nel grembo di Renesmee cresceva suo nipote, Jacob Black era ancora più prezioso, carne da proteggere come fosse la propria.
- Verrò anch'io. - replicò la mezza vampira.
- Invece, non verrai. -
- È mio marito. - insistette, con un tono così determinato, da far vacillare per un momento la decisione del padre.
Renesmee era un giunco, flessuoso e resistente; era determinata, quasi cocciuta.
Non aveva paura e non certo per la propria natura soprannaturale. La sua forza era amore, abnegazione e sacrificio; era la stessa che aveva visto negli occhi di Bella, nel suo corpo provato e nelle ossa che bucavano la pelle, mentre difendeva il suo grembo. Non v'era alcuna differenza tra le due donne più importanti della sua vita: entrambe avrebbero sacrificato sé stesse per ciò che amavano, poiché la loro stessa esistenza dipendeva da ciò che amavano.
Ma se un tempo aveva permesso a Bella di avviarsi verso la morte, pur di dare la vita al proprio seme, adesso non avrebbe lasciato che Renesmee si tuffasse nella stessa sconsiderata follia.
In gioco c'erano troppe vite, quelle della sua famiglia, degli amici, dei lupi, oltre a quelle più preziose di sua figlia e del suo bambino.
- Sei incinta. - cercò di farla riflettere con tutta l'autorità paterna che possedeva.
- E lui è il padre di mio figlio. -
- Vuoi rischiare di perdere entrambi? Non verrai, Renesmee. E la discussione finisce qui. - decretò.
Bella le si avvicinò stringendola per le spalle. La dolcezza di madre stemperò la tensione dei muscoli e il profumo dolcissimo di lillà acquietò il desiderio di ribattere e opporsi alla decisione ingiusta del padre.
- Ha ragione, amore mio. - le sussurrò all'orecchio, - Hai il dovere di salvaguardare la vita di questo bambino. - aggiunse carezzandole il ventre sempre più pronunciato. - Fidati della tua famiglia, Renesmee. -
La giovane intrecciò le dita di Bella tra le proprie e, mordendosi il labbro inferiore, calò gli occhi sul ventre, annuendo in silenzio.
- Dobbiamo agire con calma e senza provocazioni. Stavolta, non abbiamo alcuna possibilità contro la loro forza.
Non possiamo contare sulla sorpresa, perché ormai conoscono il potere dei nostri alleati. - spiegò, riferendosi ai vari clan e ai lupi, - Né possediamo il vantaggio del campo: Volterra è un loro dominio. - aggiunse, strofinandosi gli occhi con le mani, come se cominciasse a sentire la stanchezza appesantirgli le palpebre.Come se un vampiro potesse sentire stanchezza o dolore!
- Ma così vi consegnerete volontariamente a loro, disarmati. - intervenne Rose, con la voce preoccupata e la mano stretta in quella di Emmett. - Sarete alla loro mercé e noi, da qui ... non potremo fare nulla, nulla per aiutarvi. -
- Ma non si sentiranno provocati da una delegazione ... pacifica. E noi potremo capire le loro intenzioni, arrivare ad un accordo o, quanto meno, riuscire a darvi il tempo necessario a costruire una difesa per voi e per la riserva. -
- Vorresti provare a contrattare? - intervenne Renesmee. - E quali sarebbero i termini, sentiamo? I miei genitori in cambio della salvezza di mio figlio, mio nonno in cambio della libertà di mio marito? -
- Se fosse sufficiente a mettere in salvo te, tuo figlio e tutti gli altri ... volentieri! -
- Lo sai che non servirebbe ... Si terrebbero voi e poi verrebbero a reclamare il resto! -
- Non c'è altra soluzione. -
- Invece c'è: andiamo in Italia e gli sacchiamo la testa dal collo. Così la facciamo finita una volta per tutte! - suggerì Emmett, con un mezzo sorriso bellicoso.
Carlise sorrise, scuotendo la testa: suo figlio era sempre stato un uomo d'azione, col nemico niente parole o compromessi.
Doveva ammettere che in certi casi poteva anche essere la soluzione migliore, ma non questa volta. Non se in gioco c'erano le vite di tutti coloro che amava, della famiglia sacra che aveva costruito negli anni.- L'idea non è male ... ti do il permesso di provarci, se il nostro tentativo dovesse fallire. - gli rispose con il suo solito sorriso, - Intanto, tieni al sicuro la famiglia. -
Emmett annuì destabilizzato, non c'era essere sulla terra più rassicurante e placido di suo padre, neanche Jasper col suo potere riusciva a tranquillizzare e sedare angoscia o paura come riusciva a fare lui.
Forse era per via della saggezza accumulata nei secoli o della capacità di ragionare con calma, tanto il tempo non era più un padrone, o forse era solo grazie alla sua indole: Carlise era destinato ad essere padre e neanche la trasformazione aveva potuto impedirlo.
- Qualcuno comunichi a Sam la nostra decisione, mentre ci prepariamo. Partiremo domani. -