L'evasione

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La golgi continuò a tornare. Smisi di dirle di andarsene e di insultarla. Tanto era inutile. Anche lei smise di insultarmi, visto che comunque non avrei confessato niente. Tornò e tornò, giorno dopo giorno. Si sedeva sui gradini vicino alla mia cella. Io stavo lontano, ma mi avvicinavo ogni giorno un po' di più, finché lei non iniziò ad arretrare sulla scala; allora mi fermai.

Continuò a tornare anche quando gli elfi iniziarono, come previsto, a torturarmi per farmi parlare. La golgi non mi chiese mai come stavo, né mi aspettavo che lo facesse. Ogni tanto cercava ancora di farsi dire chi era l'Unico, ma io mi rifiutavo di assecondarla. A parte questo, le nostre litigate furiose ( una volta ottenni di farla scappare via in lacrime) si trasformarono in semplici battibecchi cosparsi di insulti sempre più sottili.

Mi ero così abituato ad averla intorno che, il giorno in cui non venne, non potei fare a meno di chiedermi che fine avesse fatto. Le avevano proibito di venire? Non sembrava una a cui si potesse proibire qualcosa. Dov'era?

Non comparve per almeno cinque giorni, e il sesto, aveva l'aria di chi sta per commettere la più grande delle follie. In effetti, aveva un mazzo di chiavi in mano, e sembravano vagamente le chiavi della mia cella. Notai anche un pugnale infilato nella sua cintura, per non dire dell'arco e della faretra, piena, a tracolla.

-Dobbiamo parlare – disse. Era pallida.

-Non facciamo altro, mi sembra.

-Questa volta è un argomento specifico.

- Il nano con i capelli neri e le ore contate?

- C'entra in parte. Diciamo che forse ho trovato il modo di salvarlo.

-E il resto della questione qual è?

Prese un respiro profondo.- Ho una proposta da farti.

Alzai gli occhi al cielo.- Qualsiasi tentativo di patteggiamento per convincermi a dare informazioni è fatica sprecata.

-Non voglio convincerti a dare informazioni-. Spostò il peso da un piede all'altro.- Uh, mi pare di capire che il padrone del tuo padrone vuole distruggere la Terra di Mezzo e trasformarla in una poltiglia fangosa dove quelli come te possano imperversare e compiere malvagità senza che nessuno li fermi.

Grugnii.

-E pare che sia abbastanza potente da farcela.

-Diciamo che non è un dilettante. Siete tutti in preda al panico?-. Le rivolsi il più sgradevole dei miei sorrisi, mostrando i denti.

L'elfo femmina mi guardò con disprezzo, poi continuò: -Thranduil è in preda al panico. Ha ordinato di chiudere le porte della cittadella e che nessuno entri o esca. Ma io non voglio restare qui ad aspettare che l'oscurità piombi su di noi-. Fece una pausa.

Mi chiesi dove stesse andando a parare, sospettoso.- Quindi?

-Quindi...Io vado.

-Dove?

- Seguo il fiume e cerco Thorin Scudodiquercia, quindi mi coalizzo con lui e fermiamo questo signore del male. E io so che tu sai dov'è esattamente.

-E pensi di andarci cavalcando il tuo unicorno lungo l'arcobaleno?- le chiesi.

Mi lanciò un'occhiataccia.- Che intendi dire?

-Senti, golgi – le spiegai col tono paziente che si usa per ragionare con i matti – a parte il fatto che l'Oscuro Signore è l'ultimo dei problemi del nano mezzatacca, che vuole solo il suo trono sotto la montagna; non sei l'unica che lo sta cercando. C'è una trentina di orchi ancora meno simpatici di me che non gradirebbero la tua interferenza. Per niente.

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