Narzug

Il Mutapelle

Mi ritrovai a vagare da qualche parte vicino a Erebor, solo, confuso e senza avere idea di cosa fare. Non potevo tornare da Azog perché mi avrebbe ucciso. Non potevo andare da Tauriel perché tutti quelli che la circondavano mi avrebbero parimenti ucciso prima che potessi raggiungerla. Pensai che avrei potuto cercare un altro branco. Ma dove?

Dovevo fermarmi. Calmarmi, fermarmi a riflettere e trovare una soluzione...

...E poi il Mutapelle mi piombò addosso dal nulla.

Un orso nero, grande due volte quello che avrebbe dovuto essere, con gli occhi iniettati di sangue e i denti lunghi e affilati, scoperti in un ruggito. Mi scaraventò a terra, finendomi addosso con tutto il suo peso, e tentò di affondare le zanne nella mia gola. Avevo braccia e gambe bloccate sotto la sua mole, per cui tutto quello che riuscii a fare fu affondare le mie zanne nella sua zampa anteriore, la cosa più vicina.

Sentii la mia bocca riempirsi di sangue, il Mutapelle guaì e si ritrasse. Inghiottendo il sangue, rotolai via e mi rialzai. Quando la bestia mi si buttò di nuovo addosso, ero pronto, avevo la spada, ma quella cosa era talmente grossa che non mi poteva servire a molto. Non potevo raggiungere punti vitali sotto tutto quel pelo e tutta quella carne e senza farmi staccare la testa.

Lasciai cadere la spada e mi preparai a un disperato corpo a corpo a mani nude. Aspettai che mi fosse addosso, poi mi spostai di lato e circondai il suo collo con le mie braccia e strinsi, tentando di soffocarlo. La bestia mugghiò e ringhiò, scuotendo la testa e cercando di divincolarsi. Stavo pensando che forse avevo avuto qualche possibilità, quando l'orso si rizzò sulle zampe posteriori, buttandomi a terra. Mi arrivò una zampata con tanto di artigli in piena faccia.

Il dolore mi accecò e quando i miei occhi tornarono a funzionare, nonostante il sangue che ci colava sopra, davanti a me non c'era più un orso, ma un uomo enorme, formato Bolg, e peloso come l'orso che era stato, che mi guardava con un'espressione mista di odio feroce, rabbia e immane disgusto. Aveva ancora i denti scoperti.

Adesso se non altro potevo usare la spada. La sguainai e mi buttai contro di lui, che, stranamente, non si mosse. Alzai la spada, ma prima che potessi calarla, il Mutapelle stese improvvisamente il braccio, con il pugno chiuso. Non feci in tempo a evitare il colpo: mi colpì con un gancio alla tempia. Il dolore esplose, caddi a terra, e vidi il Mutapelle sollevare un grosso macigno, alzarlo e abbassarlo con violenza verso la mia testa. Poi divenne tutto nero.