Ritorno

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Fu facile trovare le tracce degli orchi. C'era terra smossa, chiazze di sangue secco e rami spezzati. Seguirle fu ancora più facile. Mi condussero in quello che probabilmente era l'angolo più buio della foresta, e quando sentii il ringhiare dei mannari, capii di essere arrivato.

Quando sbucai praticamente dal nulla, Bolg saltò in aria per lo spavento. Poi gridò:- Pagog shug! Gajal kul! Brutto idiota! Sei vivo! – e appena fui a portata mi agganciò il collo in una mezza presa da lotta, a indicare che era contento di vedermi. Poi si scagliò contro Azog, che, seduto su un tronco con lo sguardo truce come al solito, stava fissando nel vuoto.- Shofuz? Visto? Te l'avevo detto che non era morto! Te l'avevo detto che era troppo furbo per farsi ammazzare da un branco di elfi! E tu che mi hai impedito di tornare indietro!

Azog fissò suo figlio come se il suo slancio di entusiasmo fosse la cosa più irritante che avesse mai visto. A me riservò appena un'occhiata, guardandomi come se fossi trasparente.- Ti ho impedito di tornare indietro perché non credevo che un orco potesse uscire vivo dalle segrete di Thranduil, e perché mentre siamo a caccia chi rimane indietro, indietro resta. Durb kul. È la regola. Non ho tempo da perdere preoccupandomi di ogni singolo orco che viene preso dalla feccia elfica -. Poi ripiombò nel silenzio. Era il discorso più lungo che gli avessi mai sentito fare.

-Oggi è di buon umore – disse Bolg, prima di trascinarmi in un angolo, lontano dagli altri.- Come hai fatto a scappare, Narzug? Cos'è successo?

Cercai di mentire, d'inventarmi una storia qualsiasi. Non se la bevve. Tentai di eludere la domanda. Non funzionò. Alla fine dovetti rassegnarmi e raccontargli tutta la verità.

Bolg mi ascoltò a bocca aperta per tutto il tempo, incredulo.- La golgi? Stai scherzando?

-Era l'unico modo di uscire vivo da lì.

-Avresti dovuto ucciderla. Io l'avrei uccisa – considerò Bolg.

-Ho tentato, all'inizio. Ma poi...-. Alzai le spalle.

-Poi cosa? Perché non l'hai uccisa? Perché le hai salvato la vita?

-Non lo so. Davvero, non lo so.

Bolg sembrava pensieroso.- Neanche lei ha tentato di ucciderti.

-Ci ha provato quando ha scoperto cos'avevo fatto alla sua famiglia.

-E ha sbagliato mira. Però è strano, sai, gli elfi non sbagliano quasi mai mira.

Lo guardai folgorato.- Dici che ha sbagliato apposta?

Fu il suo turno di alzare le spalle.- Dico che se ti avesse voluto morto non ti avrebbe lasciato andare.

-Quindi?- sbottai.- Cosa devo fare?

Bolg aprì la bocca, probabilmente per dirmi che non ne aveva idea, ma in quel momento, preceduto dal solito ruggito "BOLG!", arrivò Azog, gettò una mazza ferrata a suo figlio e disse, brusco:- Ci mettiamo in marcia domani mattina all'alba. I miei esploratori hanno trovato la feccia nanica a Ponte Lagolungo. Nel giro di tre giorni devono essere tutti morti, loro e chiunque si metta in mezzo. Sono stato chiaro? – abbaiò a Bolg, prima ancora che lui potesse rispondere qualcosa.

-Agli ordini – rispose Bolg calmo.- Solo, non urlare, quando mi parli. Ci sento benissimo. E quando devi passarmi un'arma, dammela, non me la lanciare in faccia. Mi resta solo un occhio buono e vorrei tenermelo.

Azog gli lanciò un'occhiata raggelante.

-Tu vieni? – chiese Bolg.

-No. Il Padrone mi ha convocato. Vado a Dolgur Dur.

Bolg alzò lo sguardo.- Vuol dire che deleghi a me il comando?

Azog lo guardò storto, mugugnò qualcosa e si trascinò via.

-Era un sì- concluse Bolg

Io considerai l'idea di uccidere i tredici nani, compreso l'arciere con i capelli neri. Non provai niente. Poi mi ritrovai a sperare di arrivare prima di Tauriel, in modo che non fosse lei a "mettersi in mezzo". E questo mi spaventò più di quanto io non sappia dire. 

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