Collecorvo

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Il mannaro attraversa la piana a briglia sciolta, verso Collecorvo. Devo afferrare forte la pelliccia del suo collo e stringere le ginocchia per non cadere, per quanto lo sto spingendo veloce, allo spasimo. Lo incito tanto che probabilmente morirà appena arriviamo. Ha già la bava alla bocca e il respiro pesante, ma non lo sento sopra il battito impazzito del mio cuore.

La battaglia all'interno di Dale si era smorzata quando sono uscito. C'erano cadaveri ovunque, e cavalli e mannari che vagavano spersi per le strade. Non ci ho pensato due volte a prenderne uno e schizzare fuori da una breccia aperta nel muro sfondato.

Quando ho finito la mia storia, sono rimasto in silenzio a fissare il pavimento, sicuro al cento per cento che non mi avrebbero creduto e mi avrebbero ucciso. Non che avessi sperato, prima, di poter mai più uscire di lì sulle mie gambe, ma se avevo una sola possibilità di aiutare Tauriel, sentivo di doverla usare.

Ho sentito la porta aprirsi sferragliando, ma non mi sono mosso. Poi ho sentito le lunghe dita fredde di Thranduil afferrare il collare e tirarlo, e ho pensato stesse per tagliarmi la gola. Questa volta non avrebbe sbagliato mira e anche se avessi voluto non sarei riuscito a schivarlo. Ho chiuso gli occhi, preparandomi all'impatto, e invece ho sentito il bruciore al collo affievolirsi. Ho riaperto gli occhi, guardato in su e visto Thranduil con l'anello di acciaio in una mano, aperto, e una chiave nell'altra. Ha detto solo: - Vai.

Non me lo sono fatto ripetere.

Quando arrivo ai piedi di Collecorvo, salto giù dal mannaro, che crolla a terra. Impensabile proporgli la salita: devo farmela a piedi, e di corsa anche.

Guardo verso l'alto e vedo due alte figure su uno sperone roccioso: Azog e Bolg, con un paio di altri orchi dietro. Appena sotto di loro, tre figure più piccole. Strizzo gli occhi: due nani e un Mezzuomo. E ancora più in basso, Tauriel e Legolas.

Sono tutti paralizzati, tranne Azog, che tiene qualcosa per la collottola, sospeso nel vuoto, e sta dicendo con voce così tonante che posso sentirlo da qui: - Questo muore per primo. Poi suo fratello. E infine tu, Thorin Scudodiquercia!

Poi, prima che qualcuno possa fare qualcosa di più che urlare, trafigge il nano – è un nano – con la spada che si è legato al posto del solito uncino. Sento Scudodiquercia urlare come se gli avessero strappato il cuore dal petto. Poi Azog lascia cadere il nano, si volta e sparisce nella galleria dietro di lui insieme agli altri tre orchi. Il Mezzuomo e l'altro nano cercano di seguirli, ma arriva un plotone di goblin mercenari che li blocca. Mentre si scatena la zuffa ( vedo il Mezzuomo lottare niente male) Scudodiquercia sfreccia sulla scia di Azog, urlando nella propria lingua. Tauriel schizza dietro a Scudodiquercia. Legolas corre ad aiutare il Mezzuomo.

Mi lancio per la salita, sicuro che Tauriel stia per gettarsi dritta tra le braccia di Azog. Quando arrivo su, a corto di fiato, il Mezzuomo è riverso a terra privo di sensi; il nano mi vede e mi si getta addosso con un ruggito.

-Lascialo! – grida Legolas. – E' amico di Tauriel! Narzug, vai, tirala fuori da lì! -. Sta lottando contro due goblin inferociti, che lo hanno intrappolato contro la roccia.

-Che cosa? –. Il nano lo guarda come se fosse impazzito. Non ho tempo di spiegare e mi riservo di ringraziare Legolas in un altro momento. Li supero tutti e due, e inciampo nel cadavere del nano. È giovane, biondo, e somiglia molto a Kili. È uno dei nani che erano a casa dell'arciere. Lo scavalco ed entro nella galleria.

Mi trovo in un labirinto, è pieno di cadaveri di orchi, e c'è odore di sangue. Mi fermo, spaesato, ma solo finché non sento Tauriel che grida: - Kili! Kili!

Scatto in avanti seguendo la voce. La vedo alla fine della galleria: Tauriel è su uno spiazzo, chiuso su tre lati da roccia traforata e col quarto lato aperto sul nulla, che chiama Kili, troppo impegnato a combattere con un orco su uno sperone sopra di lei per risponderle o persino sentirla, mentre lei lotta con altri orchi che le vengono addosso da tutte le parti. Finiscono tutti morti ai suoi piedi o giù dalla scarpata.

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