8. well, you tried.

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- Voglio parlare con lui. -

- Non se ne parla. -

Scott era immobile davanti alla porta chiusa di camera sua, come una guardia.

- Spostati, perfavore. - si limitò a chiedere Derek.

- Perché dovrei? - alzò il tono Scott - Hai fatto soffrire il mio migliore amico prima illudendolo di provare seriamente qualcosa per lui, e poi scomparendo nel nulla per una settimana. Non hai il diritto di parlare con nessuno.

Dentro Derek si stava formando piano piano la vergogna e il disagio provocato dalle sue involontarie azioni. I sensi di colpa lo stavano divorando, e sentiva di doversi scusare con Stiles.

- Scott. Ho bisogno di parlare con Stiles, perfavore. - Gli occhi di Derek brillavano di esasperazione, ed il suo tono era simile a quello di una preghiera.

Alla fine, dopo un periodo di silenzio, Scott riprese a parlare, dondolando su se stesso, ma senza spostarsi da davanti la porta.

- E va bene. - acconsentì - Ma entro con te. -

Dopo l'entusiasmo della prima frase pronunciata da Scott, Derek era rimasto più combattuto e deluso dalla seconda. Non perché dovesse confidare chissà quale segreto a Stiles, ma perché non riusciva a sopportare che un amico, come Scott, non si fidasse più di lui. Senza esitare accettò le condizioni imposte dall'alpha, sussurrando un 'okay', e cominciando a formulare nella sua mente il discorso che avrebbe fatto all'umano dall'altra parte della porta. Prima che fosse riuscito a mettere su una sola frase, Scott aprì la porta ed entrò in camera, Derek lo seguì il più lentamente possibile. In quel momento avrebbe voluto essere coperto da un telo, o essere invisibile, dalla vergogna che provava.

Stiles era seduto a gambe incrociate sul letto, lo sguardo rivolto verso i due conoscenti che erano entrati nella stanza. Le mani occupate a torturare il lembo della maglietta verde oliva che portava addosso. Scott smise di camminare a mezzo metro dalla porta, rivolgendo lo sguardo a Derek, che cercava in tutti i modi di non guardare Stiles negli occhi mentre si accomodava sul materasso.

L'imbarazzante situazione fu interrotta dalla voce di Scott.

- Stiles, Derek vuole parlarti. - Pronunciò queste ultime parole con lo scopo di schernire ulteriormente Derek, e di metterlo in cattiva luce dal principio.

Quando Derek aveva portato il suo sguardo in quello di Stiles aveva visto quello di una persona sofferente. Portava due borsoni sotto gli occhi, il colorito della sua pelle era pallido. Sembrava come se il nogitsune si fosse impossessato di nuovo di lui. Se prima di entrare nella stanza provava vergogna, ora provava rimorso. Avrebbe dovuto chiarire le cose con Stiles tempo prima, ma aveva sempre temporeggiato, sperando che le cose migliorassero da sole.

- Derek? - chiese debolmente Stiles. Sembrava stare per piangere, la sua voce era incrinata.

Scott a quella semplice parola si sorprese; non aveva quasi mai riferito parola con lui per un'intera settimana, ed ora si presentava la causa di tutti i suoi problemi e lui riprendeva a parlare normalmente?

Derek voleva rispondere, ma la voce sofferente di Stiles che racchiudeva sette giorni di depressione lo aveva come bloccato. Così deglutì, e portò lo sguardo altrove.

Stiles invece non distoglieva lo sguardo da quello del lupo, voleva risposte.

- Derek. - sentenziò. Questa volta nella sua voce si sentiva tutta la sua determinazione, sebbene addolcita dal suo carattere per niente aggressivo.

Gli occhi del sourwolf trattenevano a stento l'esasperazione, e trattenendo il respiro come se volesse soffocarsi, Derek riportò lo sguardo all'umano.

Stiles lo prese come un progresso, così si rivolse a Scott.

- Scott, potresti... -

L'amico non gli fece finire la frase - uhm... certo. - Diede una lunga occhiata a Derek, e prima di girarsi per uscire dalla stanza, rivolse uno sguardo rassicuratore a Stiles.

Quando la porta si chiuse, Derek espirò tutta l'aria che si teneva dentro, producendo un sospiro affannato.

- Perché? - sussurrò poi.

- Perché cosa? -

- Perché sei così? Perché non mi insulti fino alla stanzhezza per quello che ho fatto? Perché sei così dannatamente gentile e premuroso?! Ti ho fatto soffrire involontariamente per una settimana, e tu te ne stai seduto lì. Tranquillo. -

Stiles guardava Derek, aveva bisogno di sentire tutto quello che aveva da dire, prima di parlare rischiando di dire la cosa sbagliata.

- I-Io... Io non ero totalmente ubriaco... quella sera... -

Stiles restò impressionato dalla rivelazione, ma cercò di sembrare il più normale possibile.

- Faccio dei sogni... io mi avvicino a te, e te mi allontani... poi impazzisco... non capisco più niente. -

Nella mente di Stiles si animarono per l'ennesima volta i ricordi di quella giornata. Si ricordava tutto nei dettagli.

- Io devo saperlo Stiles. - concluse. - Ti prego, dimmelo. -

- I-Io - la voce gli tremava, ma a Stiles non importava, questa volta avrebbe detto tutto quello che avrebbe dovuto dire tempo prima - Derek, Io... -

Un rumore esplosivo all'improvviso interruppe i due, che si alzarono velocemente dal letto, osservando il soffitto e le pareti della casa tremare. Si guardarono preoccupati, poi corsero alla porta. Nel corridoio c'era Scott seduto a terra, con una mano sanguinante che copriva la tempia destra. Prima che Stiles e Derek potessero fare domande, Scott prese parola.

- E' stato improvviso, una scossa potente... ho battuto la testa, ma dovrebbe passarmi nel giro di un minuto. Voi due state bene? - si affrettò a dire, alzandosi in piedi.

- Sì, stiamo bene - lo rassicurò Derek, rivolgendo uno sguardo a Stiles, che stava guardando preoccupato Scott.

- Un terremoto? - ipotizzò Stiles.

- No, Stiles. Non era un terremoto. -

Senza dare il tempo all'umano di porre altre domande, Scott corse per il corridoio verso le scale. Stiles e Derek lo seguirono immediatamente. Quando furono al piano inferiore aprirono la porta d'ingresso, fiondandosi fuori da casa McCall. Un'enorme crepa era scavata nella strada di fronte alla casa, e l'abisso si stava lentamente allargando, creando altre scosse, di media e piccola intensità. I tre assunsero un'aria incomprensibile, mista tra terrore, preoccupazione e interrogativa. Dopo qualche decina di secondi, l'aria era diventata la casa di un polverone altissimo di terra. I ragazzi si erano coperti gli occhi con un braccio, evitando di venire a contatto con la polvere. Quando questa si dissolve, si intravise una figura avvicinarsi dalla crepa nel terreno. Stiles incredulo la osservò attentamente, riconoscendone poi l'identità.

Portava un cappuccio rosso.

what a big bad wolf could want. -sterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora