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Il liceo. Forse uno dei luoghi più brutti che possano essere stati creati. Banchi rotti, muri pieni di disegni indecenti, prof che sembrano odiare il mondo e persone che avrebbero bisogno di uno psicologo. E pensare che dovrò tornarci tra una settimana.

"tra una settimana si torna a scuola" affermo girandomi verso di lei. Era silenziosa oggi. Non era arrabbiata, né triste, era come indifferente a tutto e tutti. Semplicemente stava in silenzio, appoggiata con il gomito al finestrino e la testa poggiata sulla mano. Si gira verso di me e alza le sopracciglia, fingendo un'espressione spaventata.

"felice?" chiedo accennando un sorriso e tornando a guardare la strada davanti a me.

"mai stata più felice di quando non lo sia ora, che non lo vedi?" risponde alzando un sopracciglio. Aveva un tono divertito e, per quanto possa sembrare, non era stata una risposta acida. Anzi. Devo ammettere che mi era mancato il suo sarcasmo.

"non vedo l'ora di svegliarmi tutti i giorni alle 7 e 20... anzi no alle 6 perché dovrò finire di studiare ciò che non ho finito il giorno prima..." continua lei ma la interrompo dicendo "se ti sbrigassi a finire tutti compiti nel pomeriggio magari la mattina potresti dormire di più"

"senti non credo sia giusto passare tutta la giornata sui libri, già andiamo a scuola cinque giorni a settimana per nove mesi all'anno e vorrei avere una vita sociale anche al di fuori di quella... pensaci Alex, ogni giorno andiamo in quel posto per circa 6 ore di fila di stressanti spiegazioni, sguardi e minacce da parte dei professori, gente di merda pronta a giudicare ogni singola mossa che fai, per non parlare dei bidelli che..." non finisce la frase che la interrompo di nuovo ridendo e correggendola "collaboratori scolastici, ken, sono collaboratori scolatici"

"...uh scusa se ti ho offeso con i miei termini poco femminili. Pieni di  collaboratori scolastici che quasi ti prendono a calci se provi a prendere qualcosa alle macchinette della scuola. ma io dico... non mettetele delle macchinette se poi non le fate usare! É uno spreco di soldi per voi e di cibo per tutti!" dice enfatizzando l'ultima parte e buttando le braccia in aria con una faccia esasperata.

Affrontiamo spesso questo discorso, ci sono almeno due macchinette piene di cibo ad ogni piano che noi studenti "non possiamo usare" perché non si sa che problemi ha il preside contro le macchinette che vendono merendine.
Perché l'ho messo tra virgolette? Beh per il semplice motivo che a nessuno interessa di quella regola. Tutti scendono a prendere merendine e bibite, senza farsi vedere dagli insegnanti.

"e comunque non mi hai fatto finire il mio fantastico discorso dedicato alla scuola..." dice dopo qualche minuto di silenzio, fingendosi offesa.
Adoro quando mette il broncio, é così dolce. La fa sembrare una bambina. Rimarrei ore a fissarla, ma non si può.
"Continua allora" dico sorridendo e facendo uno strano gesto con la mano come ad incitarla a parlare.

"bene... dove ero arrivata?" chiede, e dopo un paio di secondi capisco che la domanda non era retorica.
"tu che sei una sfaticata e non finisci i compiti nel pomeriggio" rispondo.

"ah già, in più non vedo l'ora di rivedere tutti i nostri simpaticissimi compagni di classe che io ho SEMPRE amato. Non vedo l'ora di essere interrogata e di avere compiti in classe a sorpresa. Ma soprattutto non vedo l'ora di rivedere quella... buona... donna... se così si può chiamare, della nostra dolce professoressa..." dice tentando in tutti i modi di reprimere la rabbia verso di lei e tenendo il discorso pieno di "parole dolci" per gente di merda. Apprezzo il suo impegno, davvero. Ma é così divertente vederla in difficoltà hahahahah...

"non ti ha mai sopportata" la stuzzico, vediamo per quanto resiste...

"il sentimento é reciproco, puoi starne certo" risponde accennando un sorriso e rimettendosi nella stessa posizione in cui stava all'inizio ma, questa volta, chiudendo gli occhi.

In quel momento ho capito che la conversazione era finita.

Ricordati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora