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"Come ti senti adesso?" le chiedo. L'episodio di Teen Wolf era finito e noi avevamo iniziato a vedere cartoni animati. Dovevo farla tranquillizzare e cosa c'era di meglio della sua serie tv preferita, cartoni animati e un'abbraccio del tuo migliore amico?

"Otto anni" sussurra lei. Per un'attimo ho pensato che fosse posseduta, tipo Samara... mi allontano un po' da lei e la guardo in faccia... tutto normale, per ora... "Non posso credere che siano passati otto anni..." continua lei, guardandomi con aria assente. Ora capisco tutto.

"Hei... non é stata colpa tua ok?" dico prendendole il viso tra le mani. Era così... spaventata... ogni anno le succedeva, e io me ne ero dimenticato. IDIOTA, SEI UN'IDIOTA.

"Io l'ho distratto... se non gli avessi parlato... se lui non si fosse girato a guardarmi" riniziava a piangere. Non uno di quei pianti che fai per sfogarti. Piangeva, si, ma in silenzio. Come se avesse paura di disturbare, non le piaceva piangere davanti agli altri perché non voleva mostrarsi debole. Lei superava tutto da sola, non aveva bisogno della compassione di altre persone. Questo é quello che ho sempre pensato io. Credo di essere l'unica persona ad averla vista piangere, più di una volta (a parte la madre ovviamente).

"Kendall, guardami negli occhi." le ordino, ma lei non alzava lo sguardo, aveva iniziato a fissare un punto dietro di me, come se avesse paura. "Kenny... hei..." finalmente si gira e mi guarda negli occhi. "Kenny, non é colpa tua, okay? Se é successo tutto questo... non é colpa tua... quell'incidente non é stata colpa tua. " non sapevo che dire, era come se d'un tratto il mio cervello avesse smesso di funzionare. Che palle, perché mi faceva questo effetto? Perché succedeva nei momenti meno opportuni?

"L'ho distratto dalla guida. Non dovevo parlargli. Non dovevo..." non finisce la frase che la abbraccio. Uno di quegli abbracci che vogliono dire hei, io ci sono e ci sarò sempre per te. Perché era così. Ci sarei stato sempre, e credo di averglielo dimostrato. Spero solo lo abbia capito.

Otto anni fa, il padre di Kendall e lei andarono a fare un giro in centro. Lui pensava che, a causa del lavoro, non passassero tanto tempo insieme. Quindi decise di portarla li , per pranzare insieme e poi fare un giro. Mi ricordo ancora oggi di quanto fosse felice, Kendall continuava a saltellare da una parte all'altra della mia camera. Andarono nel "loro ristorante", il loro preferito, quello dove andavano ogni volta che uscivano insieme. All'epoca Kendall aveva otto anni, compiuti da poco. Affittarono delle bici e andarono in giro per il centro tutto il pomeriggio. Quando arrivò  il momento di tornare a casa, il padre mise in moto la macchina e uscì dal parcheggio. Kendall alzò il volume della radio, per via della canzone che stavano facendo in quel momento. Appena finita la canzone, riabbassò il volume e prese coraggio. Disse al padre che quel giorno a scuola l'avevano presa in giro. Non ricordo più nemmeno il motivo, ma lei era una ragazzina forte, lo é sempre stata. Se glielo aveva detto era perché quel fatto la doveva aver colpita molto.
"papà... oggi mi hanno presa in giro a scuola..." disse con un filo di voce. Lui subito si girò verso di lei e le chiese chi fosse stato e cosa le aveva detto. Era molto protettivo nei suoi confronti. Iniziò a raccontare tutto, poi si fermò e il padre si rigirò nuovamente verso di lei.
"papà, la strada..." disse la bambina preoccupata.
"i nomi" ripeté lui insistendo.
"papà non é stato nulla di grave comunque... il semaforo é di nuovo verde..." cercò di cambiare discorso Kendall, iniziano a sentirsi a disagio.
"Non mi muovo da qui se prima non mi dici chi é stato." rispose sicuro il padre, alzando la voce.
"Papà, ti prego andiamo a casa?" disse alzando leggermente la voce anche lei.
"Kendall... sai che ti voglio bene quindi..."
"PAPÀ!" urlò lei e poi nulla. Il vuoto.

Una macchina li aveva presi in pieno. Sembra assurdo vero? Non potevo crederci neanche io quando Clara lo ha raccontato a mia madre, il giorno dopo, in lacrime. Non avrei dovuto ascoltare, ma appoggiandomi alla porta della cucina avevo origliato ogni singola cosa detta. Era sera e il guidatore dell'auto era ubriaco. Il padre morì dopo qualche giorno in ospedale e Kendall riportò diverse ferite gravi, oggi guarite quasi tutte. Tranne quel vuoto al petto, quello che senti quando sai di aver perso una parte importante della tua vita. Quando perdi una persona che ami. Erano molto legati, e questa era la cosa peggiore. Le sue ultime parole erano dedicate a lei. Le sue ultime parole dicevano che le voleva bene.

Ricordati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora