13. Cameron

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*Ver's pov*

È il terzo giorno che passo dentro questo orrore. Sono sola, nessuno condivide la camera con me. Sono le 9.10, le visite sono cominciate 40 minuti fa, ma nessuno è ancora venuto da me.

Passò una infermiera per farmi una breve visita e disse che tutto era regolare.

Rimasi alcuni minuti a guardare il soffitto senza pensieri, finché entrò una persona che non mi sarei mai aspettata di vedere.

-Che ci fai qui?- chiesi confusa guardando il ragazzo sedersi sulla sedia accanto il letto. Non sapevo cosa avrebbe voluto fare ed ero un pò intimorita.

-Volevo semplicemente vedere come stavi- alzò le spalle. Sembrava sincero e stranamente tranquillo, non arrabbiato. Si tolse la giacca e la sistemò sul lettino, all'altezza delle mie gambe.

-Sto.. okay- gli accennai un debole sorriso vista la mia confusione.

-Lo so che adesso sei confusa e ti stai chiedendo perchè sono qui, ma- lo interruppi.

-Vai al punto Cameron.- sospirò, adesso era abbastanza nervoso. Muoveva la gamba come un tic nervoso e giocherellava con le mani. - Volevo... volevo dirti grazie.- abbassò la testa. Restai abbastanza allibita. -Grazie? Ho ucciso tuo pa-

-No, non era mio padre.- mi guardò fisso negli occhi. Erano più scuri del solito. Rimasi in silenzio, aspettando che iniziasse a parlare. - Mia madre biologica era nella stessa situazione della tua, ma da più giovane. Un giorno lei si rese conto di essere rimasta incinta, non di Dallas, ma del mio vero padre: Jack Flabet.- non me lo sarei mai aspettata.

-Jack Flabet? L'hai mai visto?- chiesi posizionandomi meglio sul lettino. Mi fece cenno di si.

-Quando Dallas scoprì di Jack sette anni dopo, lo uccise davanti i miei occhi e disse a mia madre di non farsi più vedere o avrebbe ucciso anche a me.- i suoi occhi stavano diventando rossi e rimase in silenzio quanto bastò per soffocare il nodo in gola che gli si era formato.

-Mi dispiace- misi una mano sulla sua spalla in segno di conforto.

-Per questo volevo dirti grazie. Posso finalmente andare a cercare mia madre e stare con lei. È da 10 anni che aspetto questo momento.- cominciò a piangere di felicità e lo abbracciai.

Questo ragazzo aveva passato l'inferno e si era sempre tenuto tutto dentro.

-Mi dispiace per tutto. Ero sotto comando di quell'uomo e... avevo paura.- strofinò le mani sugli occhi. -Non volevo mandare in coma Shawn!- cominciò a piangere.

-Cameron.- teneva la testa rivolta al pavimento. -guardami.- alzò piano la testa.

-Dovrei odiarti per tutto quello che è successo, ma ora so che non era tuo intento farmi del male. Tu eri costretto quindi non ti sentire in colpa okay?- annuì con la testa.

Si alzò e si diresse verso la porta.-Grazie ancora Ver.- sorrise e uscì ma sentii due persone scontrarsi.

Uno Shawn infuriato entrò in stanza trascinando Cameron con un pugno saldo sulla maglia di quest'ultimo.

-E lui che ci fa qui?- disse con tono severo spingendo Cameron in avanti. - Lascialo stare Shawn, ti spiego dopo- Cameron guardava per terra.

-Lascialo stare? Dopo tutto quello che è...- sgranó gli occhi e si girò verso Cameron. Lo prese per le spalle e lo spinse con violenza contro il muro.

-Sei stato tu bastardo!- urlò verso il ragazzo che cercava di dire di no. 

-Shawn non è stato lui.- sentendo le mie parole rilassò le spalle e lasciò la presa da Cameron che cominciò a raccontare tutto anche a lui.

-Perché non ce l'hai detto prima? Magari potevamo risolvere tutto dicendo alla polizia.- Shawn si era seduto sulla fine del letto. - Come se voi lo aveste fatto- fece una piccola risatina ironica.

-Non ha tutti i torti- affermai.

-Comunque se mi fossi azzardato a fare una cosa del genere sarei immediatamente morto. Non avevo scelta.- si schiarì la voce e Shawn annuì.

-Adesso con chi vivrai?- chiese Shawn.

-Vado da mia madre... ora vive in Italia.- si avvicinò per prendere la sua giacca.

-E tra quanto parti? Scusate, ma ho sentito tutto.- entrò nella stanza Matthew grattandosi il retro della nuca imbarazzato. -Tra due settimane, vorrei partire il prima possibile.- annuimmo tutti quanti mentre stava per andare via.

-Beh allora ciao Cam, fatti sentire- dissi abbracciandolo.

-Ti chiameremo ma chiama anche tu- rise Shawn anche lui abbracciandolo.

-Non era mia intenzione mandarti in coma- disse staccandosi dall'abbraccio.

-Cameron, non preoccuparti. Sono ancora sano e vegeto non vedi? Avevi calcolato tutto.- aprì le braccia per mostrarsi ridacchiando.

-Facciamo che dopo averti dato quei cazzotti siamo pari- Cameron rise annuendo.

-Ora devo andare ragazzi, spero avrete una vita felice tutti quanti- disse e se ne andò.

***

-Finalmente a casa.- misi un braccio intorno al collo di mia madre e l'altro su quello di mio padre guardando la struttura di fronte a noi.

-Finalmente insieme- disse Matthew aprendo casa. Mio padre ci abbracciò tutti cominciando a piangere di gioia e ripetere singhiozzando "quanto mi siete mancati".

-Ragazzi, dobbiamo dirvi delle cose importanti... andiamo sul divano- disse mia madre sorridendo a papà. Mi sedetti accanto a Matt, poggiando la testa sulla sua spalla.

-La prima cosa che vogliamo dirvi è che... avendo passato tempo insieme, abbiamo chiarito molte cose e...- mamma guardò le sue mani intrecciate a quelle di papà.

-siamo tornati insieme- finì la frase lui.

-Non avevo idea del perché fosse andato via e cosa avesse fatto tutto questo tempo. Ora che lo so... -Matt la interruppe. - Ma è fantastico!- mio fratello balzò in piedi ad abbracciarli ed io mi unii con i miei tempi.

-Ho paura che la seconda cosa sia brutta.- affermai risedendomi sul divano ed i miei si guardarono come se fossero colpevoli. -Beh, ecco..- cominciò a parlare mamma spostandosi una ciocca dietro l'orecchio destro.

-Non ci fidiamo più a restare qui... quindi abbiamo deciso di trasferirci in Inghilterra.- si schiarì la gola.

-Ma Dallas è morto! Non abbiamo più nessun problema!- alzò il tono di voce Matthew.

-Possiamo finalmente essere una famiglia felice e ricominciare tutto da capo.- scossi la testa guardando per terra. - Ma possiamo averla in un altro posto- continuò cercando di convincerci nostra madre.

-Devo fare una cosa importante con Shawn.- Matt mi guardò ed i miei rimasero confusi.

-Potevi evitare?- gli dissi all'orecchio ma evidentemente mi sentirono.

-Perchè?- chiese papá. Matthew mi incitò a dirlo e non avevo modo di oppormi.

-Io... non so come e quando, ma qualcuno mi ha drogata per poi approfittarsi di me. Dopo l'intervento i medici sono venuti a darmi la notizia.- mia madre aveva cominciato a piangere e venne ad abbracciarmi.

-Sei incinta?- mio padre si inginocchiò davanti a me e mise una mano sulla mia spalla in segno di conforto.

-Ero. Il bambino è morto quando mi hanno fatto l'intervento. Ma io non lo sapevo.- una lacrima rigò la mia guancia. -Non ricordo nulla! Non so nemmeno come abbia fatto quel mostro chiunque sia!- cominciai a piangere.

Mio padre si alzò di scatto mettendosi entrambe le mani sopra la testa. Cominciò a fare avanti e indietro a passi lenti cercando di regolare il respiro. Guardò prima mia madre con dispiacere per poi passare a me. Mi guardò con compassione, facendo diventare i suoi occhi lucidi. Si avvicinò per darmi un bacio sulla fronte "la mia piccolina". Si girò verso Matthew con sguardo severo.

-Trovatelo.- 



 

Mission Recovery || s.m. Sequel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora