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AVVISO: in questo capitolo, nella prima parte, ci sarà un linguaggio scurrile. Volevo avvisarvi. Buona lettura:)

Per tutto il viaggio penso a cosa volesse dirmi. Ho sempre odiato le sorprese o i discorsi fatti a metà, mi danno sui nervi.

Lascio perdere e mi rilasso sul sedile, cullata dalle note di 'Adore' di Jasmine Thompson.

Arrivo a casa camminando con passo spedito, non voglio sprecare ogni minuto, devo sapere.

Giro frettolosamente la maniglia della porta di casa e mi ci fiondo dentro.

Non credo ai miei occhi.

L'essere che mi ha rovinato la vita è a quattro metri di distanza da me.

"Ciao Alessia" dice come se nulla fosse.

"Tu..." Dico puntandogli il dito contro e lasciando cadere la borsa a terra.

"Tu, brutto pezzo di merda. Come osi mettere piede in questa casa? Come cazzo ti è saltato in mente, eh?! FUORI!" Urlo avvicinandomi.

"Alessia, mantieni la calma" cerca di fermarmi mia madre, ma non l'ascolto. Ho sempre cercato di evitare di far uscire le nostre somiglianze caratteriali, ma ora è davvero troppo.

"Mantieni la calma che cosa, mamma? Perché è qui? Che cosa vuole?" Domando inspirando ed espirando profondamente.

"Ecco, lui..."

"Ho bisogno di soldi" dice schietto.

A questo punto non resisto più e gli mollo un ceffone.

"COME TI PERMETTI? CHI TI CREDI DI ESSERE? CI HAI LASCIATI PER ANNI E ORA TI RIPRESENTI COME SE NULLA FOSSE? COS'È LA TUA PUTTANELLA NON PORTA PIÙ A CASA TANTO QUANTO SPERAVI? CI GODO PER QUESTO! SPERO TU RIMANGA NELLA MERDA PER SEMPRE!"

Detto questo tutti mi guardano con occhi e bocca spalancati.

"TI ODIO!!" E corro in camera mia.

Mi butto sul letto e piango. Piango per sfogare tutti i miei problemi, piango per quello che ho tenuto dentro per tutto questo tempo.

Non mi rendo conto di aver passato più di mezz'ora sul letto a singhiozzare e lacrimare. Decido di chiamare Aaron, volevo parlargli.

"Pronto?"

"Aaron, ciao. Non è che possiamo vederci?"

"Certo. In piazza alle 17.30?"

"Ovviamente"

E attacco.

Guardo l'orologio e noto che ho circa mezz'ora per darmi un sistemata. Mi avvicino allo specchio e per poco non mi spavento: ho tutti i capelli arruffati e il trucco colato sulle guance. Vorrei farmi una doccia, ma non ne ho il tempo.

Cerco di sistemare il nido di uccelli che ho in testa, con qualche risultato.

Mi strucco e rimetti su mascara e correttore: è il mio migliore amico, non c'è bisogno di mettersi su un chilo di quella robaccia.

Quando ho finito, noto che mancava un quarto d'ora al ritrovo.

Cerco di allacciarmi le scarpe il più velocemente possibile; prendo borsa, cellulare, portafogli e mentine ed usco di casa avvertendo tutti con un 'io esco, sono con Aaron'.

Raggiungo la piazza e lo trovo intento a guardare qualcosa al cellulare. Devo ammettere che era proprio un bel ragazzo.

Mi avvicino.

"Ehi."

"Ehi" dice mi sorrise. Il sorriso più bello al mondo.

"Scusa se ti ho chiamato all'improvviso."

"Tranquilla. Cos'è successo?"

"M-mio padre è t-tornato"

"Cosa?!" Spalancòla gli occhi.

Abbasso lo sguardo ed annuisco.

"Ma... Come... Quando?"

"Non lo so, so solo che oggi sono tornata a casa e me lo sono ritrovata seduto in soggiorno. Non so cosa fare, come comportarmi." Dico sempre con la testa rivolta verso il basso.

"Non so cosa dire. Ecco, mi hai sorpreso. Non me lo aspettavo. Io probabilmente ti direi di ignorarlo, ma non sarebbe giusto. So che ti ha procurato molto dolore, ma è pur sempre tuo padre."

Annuisco di nuovo.

"Hai ragione, ma sai cosa mi ha fatto, CI ha fatto, per questo non posso proprio perdonarlo. Capisci?" Alzo lo sguardo e incontro quelle iridi quasi nere, ed è proprio vero che quando vedi il mare in un paio di occhi marroni, è la fine.

Mi avvicino pian piano al suo viso, una parte di me dice di non farlo, che era me ne sarei pentita, l'altra invece dice che era giusto.

Mi fermo ad un centimetro dalle sue labbra, ricordandomi di avere un ragazzo, ma no ci penso e accorcio le distanze tra noi.

È un bacio casto, ma non troppo.

Ci stacchiamk.

"S-scusa. Io non vol-"

E sono interrotta di nuovo dalle sue morbide labbra.

"Adesso siamo pari." Sorride.

Arrossisco come un peperone.

Durante quel pomeriggio nessuno dei due osa parlare del bacio. Passiamo il tempo a ridere e scherzare. É riuscito a farmi dimenticare i miei problemi.

"A* grazie della giornata, davvero. Ci vediamo" gli sorrido.

Faccio per voltarmi ed andarmene, quando mi prende il polso, mi gira e mi abbraccia.

Mi sussurra all'orecchio un 'ti amo', ma non riusco a chiedergli spiegazioni che subito scappa via, lasciandomi tra mille pensieri.

* * *

*A è il soprannome che Alessia ha dato ad Aaron.

Spazio me

Salve popolo! Sorratemi per il ritardo. Quanti problemi per Alessia, chissà se sceglierà Aaron o Luigi. Vi do una buona notizia! Nel prossimo capitolo, oltre ad una cosa molto importante, finalmente in nostri protagonisti partiranno per Londra, yeee! Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo su cui ho dovuto riflettere. Volevo inserirlo però non sapevo se far piacere ad Aaron Alessia, quindi boh, poi vedrete come andranno le cose.

All the love . A

PERFECT|BROOKLYN BECKHAM|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora