Hugh era contrariato quando gli chiesi di sederci insieme sul divano…ma acconsentì…complice la penombra che forse lo aiutava a mettersi a suo agio. Ci sedemmo, l’uno di fianco all’altra, e mi rannicchiai tra i cuscini, in modo da poterlo guardare dritto in volto; mi chiesi quanti anni avesse…dovevamo essere più o meno coetanei, pensai. Iniziai a parlare, e mentre chiacchieravo, non riuscivo a staccare lo sguardo da quegli occhi…che mi sembravano anche un po’ tristi…
* E’ carino il tuo appartamento… però non ti piacciono i soprammobili, o sbaglio?
° Diciamo che vivo qui talmente poco da non interessarmi dei dettagli…
* Hai una famiglia, una ragazza?
° No… capisci anche tu che il mio lavoro non mi permette di avere una famiglia…
* Però ti capita spesso di ospitare donne spaurite come me…?
° No. Questa è la prima volta che proteggo una persona…di sesso femminile…della mia età…avevo detto al Commissario che non era una buona idea ma non ha voluto sentire ragioni…anzi mi dispiace se la cosa ti mette in imbarazzo…
* Credo che sia tu quello più in imbarazzo…o sbaglio?
° …non stiamo giocando…te ne rendi conto? Il pericolo è grande… quel delinquente è scaltro…
* Ma ci sei tu , giusto? Ti hanno assoldato apposta…non avrai paura…?
° Non temo nessuno… semplicemente…mah! Lasciamo perdere…
* Ti prego, voglio capire…
° Vedi, difendere un uomo di sessant’anni… vivere fianco a fianco per dei periodi con persone molto diverse da me…è più semplice…non si instaurano rapporti di amicizia…e io riesco a concentrarmi maggiormente sul mio lavoro…
* Beh…chi ti dice che noi due abbiamo qualcosa in comune…che potremmo diventare amici?
° Nessuno, parlavo in generale infatti…
* Quanti anni hai?
° Ventinove…e tu?
* Ventotto… siamo quasi coetanei, avevi ragione!
° Wow. Beh senti non farti strane idee. Io sono qui per lavorare e non per fare conversazione o stringere legami…te l’ho già detto..
* Come vuoi… Posso chiederti un’ultima cosa?
° Dimmi…
* Ma la tua famiglia come ha preso questa storia del lavoro di guardia del corpo? Non sono in pensiero per te?
Il suo sguardo si perse nel vuoto…come spesso succedeva…e la sua voce uscì più roca del solito…
° La mia famiglia…? Non ricordo di averne mai avuto una… La mia forza è proprio questa…non ho legami di alcun genere…la mia vita è cara soltanto a me stesso e posso fare questo lavoro solamente perché ho la consapevolezza che se qualcuno mi dovesse uccidere, nessuno piangerebbe la mia scomparsa…
* Non dire così…di certo c’è qualcuno che tiene a te.. le persone che hai salvato…o qualche vecchia fiamma…
° Certamente ma…la riconoscenza…è un sentimento molto meno profondo rispetto all’amore… ci si affeziona in fretta a chi ci salva la vita…ma altrettanto in fretta ci si dimentica di quella persona…si torna alla vita di tutti i giorni…e il periodo sotto protezione resta solamente un ricordo terribile da estirpare come l’erba cattiva dal giardino dei ricordi…
* Hai una visione molto triste del tuo lavoro…ma allora perché continui a farlo?
° Questa è la mia missione di vita…è una cosa che sento dentro…è difficile da spiegare…e si sta facendo tardi…
Guardai l’ora…erano quasi le cinque del mattino. Il tempo scorreva veloce accanto a Hugh e quasi avevo dimenticato il pericolo in cui versavo. La stanchezza iniziava a farsi sentire e mi assopii tra i cuscini, sognando quegli occhi adamantini.
Un raggio di sole mi scaldava il viso quando aprii gli occhi l’indomani mattina. Mi ritrovai nel mio letto…doveva essere stato Lui, non c’erano altre spiegazioni… Mi alzai e lo trovai in cucina, sorseggiava un the verde… era ancora più bello di quanto non ricordassi… Mi disse che le notizie dal quartier generale non erano positive… Johnson si stava avvicinando a noi…tutta colpa del mio cellulare…avevo dimenticato di spegnerlo e qualche suo complice doveva avermi localizzata. Hugh era molto arrabbiato con me per questa mia mancanza…prese il telefonino e lo distrusse con un martello, senza nemmeno chiedere il permesso. Non fiatai, mi sentivo in colpa per la mia sbadataggine… e quel gesto mi spaventò anche...
° Dobbiamo andarcene da qui.. casa mia non è più sicura... grazie a te!
Dio mio,.,, Quell'uomo mi odiava.
* S..scusa…
° Andremo al mare. Prepara la borsa da viaggio…fingeremo di essere una coppia felice in vacanza. Un albergo di Venice Beach ci sta aspettando. E non guardarmi così: è stata un’idea del Commissario. Mimetizzarci tra migliaia di bagnanti e vacanzieri è sicuramente il modo migliore per far perdere le nostre tracce. Da adesso sei la signora Pamela Mc Farland. E non voglio commenti.
* D’accordo…mi preparo…
Tornai subito in camera…ero impaurita e sconvolta dai modi nuovamente rudi del mio protettore… Pensavo che dopo la chiacchierata di quella notte la situazione tra noi si sarebbe ammorbidita, invece… Aprii il primo cassetto del mobile dove avevo riposto alcuni effetti personali e all’improvviso mi resi conto che in fondo ad esso c’era qualcosa…qualcosa che non era mio… Incuriosita, allungai una mano fino a toccarne il fondo ed estrassi una vecchia fotografia: ritraeva due ragazzini sorridenti che si tenevano per mano, sui dieci anni…uno era Hugh…quegli occhi…erano inconfondibili…e l’altro…urlai.
Il padrone di casa fu da me in un attimo e lo fissai con terrore; la fotografia mi era caduta di mano a causa dei tremiti che scuotevano tutto il mio corpo. Inizialmente l’uomo sembrò non capire la mia reazione ma poi il suo sguardo si posò su quel vecchio scatto, ormai ingiallito dagli anni: un sospiro gli mozzò il fiato…anche per lui, sebbene per altri motivi, era dura ricordare e rivedere suo fratello Lionel Johnson…
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LA TESTIMONE
RomanceLa vita di una ragazza di provincia viene stravolta completamente dopo che lei assiste ad una rapina a mano armata. Dopo aver ripreso lentamente a vivere, la notizia dell'evasione del malvivente che lei stessa contribui' tre anni prima a far arrest...