Capitolo 3

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Il mio turno di mattina era finito, dovevo andare a mangiare, oggi non mangerò da sola , come tutti i giorni, mangerò insieme a Marcel.

Andiamo al fast food , facciamo una fila lunghissima, prendiamo le nostre cose da mangiare e ci sediamo a un tavolo vuoto.
Prendo il mio panino e gli do un morso , altrettanto fa lui.
Restiamo in silenzio, e questo mi garba, non mi piace parlare mentre sto mangiando

"Allora mi aiuterai?" Ho parlato troppo tardi, alzo lo sguardo dal panino mezzo finito e lo indirizzo a lui , se uno sguardo poteva uccidere, in questo momento lui era morto, capisce l'antifona, alza le mani in forma di resa, ricomincio a mangiare, forse non è stata una buona idea, a me piace restare da sola, non socializzo, ma mi annoio.
Finisco il panino, prendo l'ultimo sorso di coca , appogio la schiena allo schienale della sedia e lo guardo. Lui si intimidisce, lo vedo che trema con le mani, sfigato.

"Allora per prima cosa togliamo gli occhiali" dico avvicinando le mani al suo viso, ma lui si scosta

"No! Senza non ci vedo" risponde convinto.

"Mai sentito parlare delle lenti a contatto?" Alzo un sopracciglio disinteressata

"Si ma...." con uno slancio della mano gli strappo gli occhiali dalla faccia, li prendo e glieli spezzo

"Fatto! Non era difficile, ora puoi andarti a comprare queste fottute lenti a contatto" mi guarda sconvolto dal mio gesto, quei occhiali erano inguardabili, troppo grandi per il suo viso, e poi coprivano i suoi occhi, che deduco sono di un verde giada, mette la mano dentro alla borsa a tracolla che ha e ne estrae un altro, mi stai prendendo per il culo?

"Non ti azzardare!" Lo minaccio puntandogli un dito contro, sta fermo con quei occhiali per aria, sta decodendo se metterli o no, che crede che non faccio sul serio? Decide di riporli nella tracolla, bravo bambino

"La prima stronzata l'abbiamo tolta, ora è tardi e devo andare a lavoro, ti do il mio indirizzo , verrai a casa mia stasera alle dieci e risolviamo la faccenda, e un'altra cosa, vai a comprarti le lenti a contatto, e non metterti più quelle merde ci siamo capiti?" Senza aggiungere altro mi alzo, mi porge una penna con un foglio di carta, gli scrivo il mio indirizzo e me ne vado , senza neanche salutarlo, non m'interessa salutarlo , lo ripeto mi annoio.
Si alza a sua volta e si mette vicino a me

"Te lo detto non ci vedo, ora come faccio a portare la macchina?" Che nervi!

"Proprio vicino al bar c'è un ottica, li puoi comprare lì " dico spazientita

"Mi accompagni?" Lo guardo accigliata, alzo gli occhi al cielo e sbuffo

"Va bene! " accossento a questa stronzata.

Dopo passati dieci muniti a scegliere quale lenti si adattavano si suoi occhi, finalmente usciamo da questo maledetto negozio, sono in un ritardo pazzesco, per colpa di questo sfigato. Mi accompagna fino al bar , dice che ha la macchina parcheggiata li, conoscendo il tipo , avrà di sicuro un bagnarola come macchina.

"Allora ci vediamo stasera" dice prima di andarsene, resto ferma fuori dal bar, voglio proprio vedere che macchina ha, prende le chiavi , e dopo un secondo si accendono i fari di una rang rover nera con vetri fumè, è uno sfigato colossale, ma ha una macchina strafica.

Rientro nel bar , ancora esterrefatta, deve essere un figlio di papà, se no come può un nerd come lui a tenere una macchina di quel livello? Figlio di papà sicuro.

Prendo le chiavi di casa dalla borsa, sono stanca morta, apro la porta e me la richiudo con un calcio. Tiro la borsa sul divano e con un salto mi ci butto sopra.
Ogni giorno mi sento sempre più stanca, come se questa vita che mi ritrovo , ogni giorno mi pesasse. Che vita di merda che ho!. Mentre sto contemplando la mia vita di merda suonano al campanello, chi cazzo è a quest'ora? Mi alzo con un fare non poco dignitoso, praticamente trascino il mio corpo fino alla porta

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