Capitolo 13.

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                 Canzone per il capitolo :
                Say something - A Great Big World


Mi sveglio con una fame sovrumana.
Mi sembra di non mangiare da giorni.
Infatti non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho mangiato, ma questo ora non importa, ho un bisogno osceno di mettere qualcosa fra i denti.

Le braccia di Zac circondano ancora il mio corpo.
Senza svegliarlo cerco di "staccarlo" da me malvolentieri, ma lo faccio.
Raggiungo il bagno che è a pochi passi dal letto, mi guardo allo specchio e dio devo veramente fare qualcosa a questa cosa che ho in testa, è un ammasso di capelli.

Christina è la prima fra i miei pensieri.
Non so come sta. Non so se si sveglierà e ho paura.
Ho una stramaledetta paura di perderla.
E non me lo potrò mai perdonare. Ero sempre con lei, parlavamo di ogni fottutissima cosa. Come ho fatto a non rendermi conto che qualcosa non andava?

Esco dal bagno e vedo con mio grande sollievo che Zac sta ancora dormendo, quel ragazzo è bellissimo penso.
Il mio ragazzo. È così strano poterlo dire.

Mia madre ha detto che avevano messo Chris in terapia intensiva. Già da lì avevo capito che dovevo preoccuparmi.

La terapia intensiva in questo ospedale è al 3 piano.
Io sono solo al 1, quindi decido di prendere l'ascensore.
Ringrazio dio di non aver mai avuto problemi di claustrofobia.

Percorro il corridoio, l'ansia si fa spazio nel mio corpo, assieme alla preoccupazione.

Passo davanti a ben 4 stanze e quando guardo attraverso il piccolo spazio trasparente che fa parte della porta della quinta stanza per poco il cuore non mi si ferma.

La vedo.
È sdraiata su un letto uguale al mio.
Un infermiera è dentro la stanza con lei.
Le starà facendo il solito controllo mattutino.
Decido di entrare anche se ho davvero paura di ciò che possa volermi dire.

Entro con cautela.
L'infermiera si volta e quando mi vede mi sorride, quasi fosse un sorriso pieno di compassione, sono più che sicura che abbia capito chi sono.

- Tu devi essere Allie -
Dice subito dopo, sembra leggermi nel pensiero.

- Proprio così -
Non sono mai stata una ragazza di molte parole, tanto meno adesso.

- Mi dispiace per lei, sembra una ragazza intelligente, molto intelligente, anche se non la conosco e non so se avrò modo di farlo ma una persona come lei la riconosci subito. -
Continua la ragazza, il cartellino che ha sul camice dice che si chiama Ruth, è molto carina, bassa, capelli biondi fino alle clavicole, occhi scuri.

Ripenso a ciò che ha detto e senza pensarci dico :

- In che senso? In che senso non sai se avrai modo di conoscere Christina? -

- Dio, credevo lo sapessi. Tua madre mi aveva detto che te lo avrebbe spiegato lei. Ma evidentemente non l'ha ancora fatto. Ma a questo punto credo sia meglio che te lo dica io. - Mi risponde.

Annuisco.

- Ecco, vedi, la tua amica Christina, come posso dirlo, non sappiamo ancora esattamente cosa le è successo, potremmo stabilirlo quando e se si sveglierà. -
Continua Ruth.

Sento la bocca asciutta.
Non posso credere a ciò che ho sentito.
Non voglio assolutamente credere a ciò che ho sentito.

- Mi stai dicendo che è in coma e che potrebbe non svegliarsi mai più?-
Le chiedo, sperando in una risposta negativa a quello che ho appena detto.

Vedo che si dirige verso la porta, la apre e rimane a mezza via.

- Allie. Mi dispiace così tanto. Ora vi lascio sole. Ho altri pazienti da visitare. -
Dice e se ne va. Senza darmi nemmeno il tempo di ribattere.

Mi avvicino alla mia amica.
Priva di sensi.
Se non fosse per il bip continuo della macchina accanto a lei, o per il suo petto che si alza e si abbassa.

Ho una sola domanda in testa.
Perché a lei?
Perché a noi due?
Perché a sua madre?

Le altre due una conseguenza alla prima.
Nessuno ha il diritto di morire in quel modo, nessuno ha mai avuto il diritto di uccidere due persone innocenti.
Ma è successo.
E l'unica cosa che voglio è farla pagare a quel disgraziato.

Adesso che ne sarà di sua sorella.
Ashley con chi diavolo starà?
Chissà se sa quello che è successo.
Dopo quello che è successo a lei, dopo il suo tentato suicidio chissà come reagirà.

Quando ho conosciuto Christina, non mi parló subito della sorella.
La tenne ben nascosta.
Fu solo 5 mesi dopo che decise di parlarmene, fra lacrime e imprecazioni lo fece.
Scoprì che all' età di 15 anni Ashley, era la classica ragazzina con la mania per la moda, a differenza della sorella, non usciva mai di casa se non si vestiva come decideva lei, anche se aveva 3 anni in meno di noi ne sapeva molto di più.
Un giorno conobbe un ragazzo. Di qualche anno più grande di lei, più grande anche di me e Chris, fin da subito lei fu incerta, non molto sicura che questo ragazzo fosse serio e che avesse buone intenzioni.
Ma i due sembravano felici insieme e nessuno osò dire qualcosa.
La loro storia andò avanti per circa un mese.
Finché un giorno il ragazzo, stanco di voler aspettare che lei fosse pronta a farlo la violentó.
Lei non disse niente. Tutto ciò avvenne a casa di lui.
Ashley tornò a casa. Si chiuse nella sua camera e prese tutte le pastiglie possibili immaginabili che vi trovò al suo interno, e se non fosse stato per Chris che sentì dei conati di vomito provenire dalla camera della sorella, probabilmente sarebbe morta.

Solo a ripensarci un brivido percorre il mio corpo.
Prendo la mano di Chris. È fredda, come sempre. La guardo.
Tutte le cazzate e le figuracce che abbiamo fatto assieme mi tornano in mente.
Gli occhi diventano lucidi e dico a me stessa di non piangere.
Perché Christina ce la deve fare.
Lei ce la deve mettere tutta.
La aiuterò. Quando mi dimetteranno cosa che penso faranno presto, verrò qui tutti i giorni dopo la scuola, a volte salteró anche le lezioni, ma starò qui con lei, le racconterò ogni singola cosa che si perderà, ma io ci sarò.
Voglio essere qui quando si sveglierà.
Perché Sì, lei lo farà.

As long as you love me. - Zac Efron [IN REVISIONE].Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora