Quarta prova Scrittura-@VivianaCarta

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Autore:VivianaCarta

'Questo bosco mi si presentò nel suo aspetto più tetro. Ciò che vidi a prima vista era solo il buio che la inghiottiva.
La notte era buia e profonda. E con molta cautela mi addentrai nel folto del bosco lasciandomi alle spalle i "rumori" della città.
Era la prima volta che "osavo" avventurarmi da sola, completamente sola con i "fantasmi" della mia mente, in un bosco in piena notte.
Si udiva ancora fievolmente la musica provenire da una giostra vicino.
Dentro di me, nella mia mente, qualcosa di "urgente" mi spingeva ad andare avanti.
Nonostante non fosse la prima volta che mi avventuravo in un bosco o in piena campagna di notte (recentemente ero stata nella Foresta Nera; ma in quell'occasione ero in compagnia di Wolker, un mio amico che cercava di trovare il siero per non farci più uccidere persone a causa dell'incasso ante voglia di avere sangue umano) non avevo mai provato cosa vuol dire trovarsi completamente sola, al buio, in un ambiente che mi fa battere il cuore dalla paura.
Certo, conoscevo quel bosco. Vi passeggiavo tutte le mattine. Ma andarci di notte era tutt'altra cosa. Mi sembrava un ambiente strano, diverso.
Il bosco era tetro, oscuro, sinistro così come i suoi rumori e le sue ombre, e tutto ciò che si nascondeva dietro esse. La luce della luna filtrava attraverso le foglie degli alberi, i rami bassi sembravano braccia e mani scheletriche, mi guardavo intorno tormentata dall'idea che ci fosse qualcuno con me. Il rumore di un grillo mi fece sussultare.
Mi fermai alcuni minuti ai margini del bosco, aspettando che il mio cuore smettesse di battere così forte e che i miei occhi si abituassero all'oscurità, mi misi in ascolto di ciò che si muoveva dentro di me: un misto di paura e uno stato di allerta, si mescolavano al piacere di osare sfidare le paure che mi portavo dietro sin da bambina.
Era il momento di decidere: vivere sempre una vita da codarda o ribellarmi a qualsiasi forma di paura? Optai per la seconda alternativa e... mi addentrai nel folto della vegetazione.
Pian piano il battito del mio cuore si fece più regolare, più calmo. Il silenzio si faceva sempre più fitto, permettendomi di ascoltare anche i più piccoli fruscii del vento. Il buio, al contrario, man mano lasciava posto ad una luce azzurrina che mi permetteve di distinguere le tante forme che mi circondavano. Le stelle brillavano a centinaia sul mio capo, oltre le scure chiome dei pini e degli eucalipti. Stavo cominciando a rilassarmi.
Uno stato di calma prese il posto dello stato mentale precedente. Cominciai a "godermi" il piacere di essere lì. Ospite di un ambiente per nulla ostile, ma carico di meraviglie da scoprire. Stavo assistendo allo spettacolo meraviglioso della natura senza la presenza dell'uomo.
Incredibile quante "differenze" notai quella notte. L'ambiente che credevo di conoscere così bene, in quel momento mi rivelò un altra faccia. E chissà quante altre ancora ne aveva, che sfuggivano alle mie sensazioni.
Camminavo silenziosa, attenta a dove posavo i piedi, godendomi la frescura della notte, il profumo dei pini e degli eucalipti, e l'odore selvaggio dei cavalli di un maneggio non molto distante quando, nell'oscurità di un cespuglio, vidi lampeggiare una piccola luce azzurro-violetta. Per un istante mi sembrò di stare in un bosco fatato. Ebbi l'impressione che quella lucina intermittente emanasse anche un suono. E' difficile spiegare quella "strana" sensazione.
Mi avvicinai al cespuglio. Non avevo ancora capito di cosa si trattasse. Solo dopo qualche minuto realizzai che era una lucciola.
Tutto mi invitava a sedermi in quel luogo e rimanere assorta nei miei pensieri. Lasciai ogni brutti pensiero.
Continuai a camminare addentrandosi ancora di più dove gli alberi si facevano più cupi, a ogni passo si chiudevano su di me, con i loro rami arsi e secchi, le foglie scure, prive di colore, segno che il sole non riusciva a farvi visita. Ad ogni mio passo le foglie morte scricchiolavano come se urlassero per il dolore mentre i cespugli ai lati si muovevano mossi da quel poco vento che entrava. Gli uccelli notturni cantavano una canzone lugubre come se fosse un avvertimento per le mie orecchie, "Non entrare" dicevano quei canti, ma io non li ascoltai...'

Concorso By: LePazzeDaLegare[Iscrizioni chiuse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora