Capitolo 11

1.7K 68 19
                                    

Un rumore assordante mi fa sobbalzare dal letto. Apro gli occhi, la stanza è buia, solo qualche piccolo spiraglio di luce entra dalle tende chiare, Martina accanto a me dorme tranquilla. Mi chiedo che ore siano. Prendo il cellulare dal comodino e lo sblocco. Le 8.36 del mattino. Chi cazzo fa rumore a quest’ora? Io lo uccido con le mie mani.

Mi alzo dal letto cercando di non svegliare quel ghiro nel mio letto e mi dirigo verso la camera di mia madre. Anche lei dorme, e russa vorrei precisare. Sono l’unica che ha sentito quel botto proveniente da fuori? Apro il frigo bar e recupero una bottiglietta d’acqua. Quando inizio a berla, il rumore si rifà vivo. È qualcuno che bussa alla mia stanza.

Riluttante vado verso la porta e la apro. Improvvisamente vengo travolta da uno stato di panico quando i miei occhi incrociano quelli del ragazzo di fronte a me. Harry è in piedi davanti a me, mi supera di qualche centimetro. Porta una delle sue camicie a scacchi e i jeans neri attillati, ai piedi le infradito. Il mio cuore fa un salto e mi vengono in mente i nostri momenti insieme. Il rapporto che ho con lui, è forse una delle cose più belle al mondo. Sapete quando una persona diventa così indispensabile da non riuscire a starne lontano? È esattamente ciò che provo per lui. Quando mi dice che ha un’intervista, o una registrazione in radio, o un concerto, mi rendo conto di quanto mi manchi quando non è con me e mi chiedo ‘come diavolo facevo prima di conoscerlo?’.

Mi rendo conto di essere rimasta davanti a lui per fin troppo tempo con la bocca spalancata. Il suo sorriso mi spiazza e si avvicina lentamente a me, lasciandomi un bacio sul naso.

“Ciao” sussurra.

“Buongiorno” ho una voce estasiata dalla sua presenza, dalla sua voce roca di prima mattina, dal suo aspetto così bambinesco. Mi viene una strana voglia di stringerlo a me.

“Dormivi?” chiede.

Decido di prendere la chiave della stanza dal comodino e chiudere la porta. Gli faccio cenno di andare verso l’ascensore e lui annuisce, non prima di prendermi la mano e farla combaciare con la sua.

“Tu cosa dici?” rispondo sorridendo mentre chiamo l’ascensore “Alle otto e mezza di solito, una persona che è in vacanza, dorme”

Lui ride e strofina il naso all’interno del mio collo. Oddio, sembra un gattino in cerca di coccole, mi fa una tenerezza assurda. Gli infilo la mano libera nei capelli e gli massaggio la testa. Penso sia rilassante, sia per lui che per me.

“Non volevo svegliarti” dice mentre entriamo nell’ascensore “Ma avevo due ben motivi per farlo”

“Sarebbero?” chiedo cercando di non fargli capire che il contatto  del suo naso col mio collo mi distrae. Parecchio.

“Uno…” sussurra al mio orecchio “Avevo voglia di vederti”

Cristo, la sua voce mi mette i brividi. Cerca di rimanere lucida!

“Mh… e due?”

Sorride. “Due…”

L’ascensore si ferma e improvvisamente Harry mi prende in braccio e corre verso la piscina. Oh no… No! Non mi dite che sta facendo quello che sta facendo!

“No! Harry ti prego, non…” non faccio in tempo a finire la frase che vengo catapultata in piscina con ancora i vestiti addosso.

Quando riemergo ho l’impressione di avere un dejà vu. Questa situazione non mi è nuova. Sorrido mentalmente. Al bordo della piscina c’è Harry che ride come un pazzo.

“Questo era il secondo motivo!” ride ancora tenendosi la pancia e battendo le mani come una foca. È tenerissimo.

“Ah ah ah, molto divertente!” dico, e faccio di tutto per sembrare offesa.

We are meant to beDove le storie prendono vita. Scoprilo ora