Capitolo 3

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"Sei ancora tanto arrabbiata con me?" chiede Martina, sdraiandosi sul comodissimo lettino e asciugandosi un po' il corpo.

Sbuffo. "Tu che dici? Mi hai fatto fare una figura di merda, mi hai messo in imbarazzo, mi hai..." cerco di continuare, ma lei mi interrompe.

"Stai tralasciando che, però, ti ho fatto parlare per ben dieci minuti con Harry Styles, e questa non cosa da niente!" sottolinea.

Solo a sentire il suo nome lo stomaco fa una capriola. Com'è possibile che mi faccia questo effetto? Eppure dovrei essere abituata a tutte queste emozioni improvvise, a questi sentimenti. Invece è come se fosse la prima volta, mentre invece è già passato un anno da quando mi sono accorta di cosa provo per lui. 

Sospiro pesantemente, rendendomi conto che, in realtà, quella conversazione con Harry non mi è dispiaciuta affatto. "Hai ragione, scusa. Non dovevo arrabbiarmi così"

"No beh," continua lei "Fai bene ad arrabbiarti. Ma guarda il lato positivo! Ci hai parlato, avete riso insieme, non è quello che hai sempre sognato?"

Deglutisco, la gola si fa improvvisamente secca. "Non lo so. Mi sembrava tutto così dannatamente normale, e invece ho avuto un'esperienza più unica che rara." ammetto. Ancora non mi pare vero che abbiamo scherzato come due adolescenti, cosa che siamo. 

Martina si alza, mette ai piedi le sue ciabatte di gomma e mi guarda. "Comunque... Ti va di andare a fare un bagno insieme?" chiede speranzosa.

Vorrei dirle di si, ma la malinconia, il terrore di rivederlo, i ricordi di quei dieci minuti passati insieme a lui, mi fanno scuotere la testa. "Non me la sento molto, Marti. Penso che andrò un momento a bagnarmi nelle docce pubbliche"

La vedo salutarmi da lontano e poi dirigersi verso la piscina. Mi alzo in piedi anche io, recupero il cellulare e mi dirigo alle docce all'interno del bagno. Appoggio il cellulare su un tavolino di plastica e apro il rubinetto. L'acqua calda inizia a scorrere e io mi ci fiondo, provandomi a rilassare. Dopo nemmeno tre minuti, il cellulare inizia a squillare. Quando con la coda dell'occhio vedo, sullo schermo, il nome Nicolò S. che lampeggia, il cuore perde un battito. Da quando gli avevo rivelato tutta la verità, non si era fatto più sentire. Non aveva provato a fermarmi quando gli piantai uno schiaffo sulla guancia, non mi aveva chiesto il perchè di quel gesto. Era rimasto indifferente, come al solito. Speravo mi cercasse, speravo volesse spiegazioni, invece non era andata così. Presa dalla rabbia dei ricordi, do un calcio al tavolino che, rovesciandosi, fa cadere il telefono per terra. 'Don't let me go', però, continua a rimbombare all'interno del bagno vuoto, in cui ci siamo solo io e le mie lacrime. 

"Chi è questo Nicolò che continua a chiamare?" chiede improvvisamente una voce, facendomi sobbalzare.

Chiudo in fretta l'acqua della doccia e, girandomi, trovo un Harry sorpreso con il mio cellulare fra le mani. Non mi ero nemmeno resa conto che era entrato e che il mio telefono aveva smesso di squillare.

"Da quanto sei qui?" chiedo di rimando, spaventata dal fatto che mi abbia vista piangere. Odio che la gente provi compassione per me.

"Abbastanza per vederti in lacrime sotto una doccia" risponde porgendomi il telefono. Lo prendo, quasi con timore, quasi come se mi sentissi in colpa.

"Non ero in lacrime" mento. Perchè un cantante dovrebbe interessarsi della vita di una ragazzina?

"Ah no?" lo vedo fare un sorriso ironico "Eri sotto l'acqua della doccia, è vero, ma le lacrime erano ben visibili"

Abbasso lo sguardo. Perchè mi sento in colpa? Lui dovrebbe sentirsi in colpa perchè si sta facendo gli affari miei, non io! Eppure, non dicendogli la verità, è come se gli mentissi. 

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