Anche quell'esame era andato, e paradossalmente era certo di averlo fatto bene. La cosa iniziava a lasciarlo spiazzato. Se sua madre lo avesse saputo gli avrebbe dato dello sfaticato. Cosa assolutamente vera. Sapeva però che il calcio non gli era bastata come motivazione per passarli. Non voleva ammetterlo, ma con Lance era riuscito davvero a studiare, ed era stato quasi divertente.
Andò in caffetteria a prendere un energy drink. Per sua fortuna, l'esame di recupero sarebbe dovuto durare due ore, ma lui era riuscito a finirlo mezz'ora prima, quindi poteva concedersi di barboneggiare. Si sedette ad un tavolo in un angolo nascosto e si mise ad ascoltare la musica. Notò subito i messaggi di Miles.
Hai studiato?
Fammi sapere appena esci.
Se non passi questo test farai il panchinaro a vita.
Ce la puoi fare. Non fare cazzate.
Hai finito?
Leeroy alzò un sopracciglio, scocciato. Quel ragazzo soffriva di un qualche disturbo bipolare.
Ho finito mezz'ora prima, sono in caffetteria. Penso sia andato bene.
Inviò il messaggio e poi staccò la connessione internet del cellulare. Voleva godersi quel poco tempo di pace da solo.
Si chiese cosa stesse facendo Lance. Dall'ultima volta che lo aveva visto non era più venuto a scuola. Gli aveva scritto il giorno prima per prepararsi all'esame, ma non gli aveva risposto. Non aveva insistito. Aveva pensato che sicuramente era occupato con il lavoro in caffetteria o con l'altro lavoro.Però non era da lui. Normalmente gli avrebbe risposto anche solo per dirgli di andare a farsi fottere. Doveva farsi gli affari suoi e non starci a pensare. Lo avrebbe ringraziato poi, se mai lo avrebbe fatto. Qualche mese prima si avrebbe fatto una grossa risata al solo pensiero. Alzò lo sguardo, ritrovandosi un Miles con sguardo severo a fissarlo. Gli prese quasi un infarto per lo spavento.
"Cosa ci fai qua?" chiese con tono agitato.
Il capitano prese posto di fronte a lui senza tanti convenevoli.
"Sei sicuro che sia andata bene?" domandò serio.
"Sei uscito dalla classe per sapere come è andato il mio compito?" chiese Leeroy sconcertato.
Miles gli lanciò un'occhiataccia. "Senti. Dimmi com'è andata, sei sotto la mia responsabilità, anche se è stato Lance a darti ripetizioni alla fine."
Rogers continuava a non capire tutta la premura del capitano, ma cercò di farsene una ragione e rispondere alle sue domande per levarselo di torno.
"L'ultima volta che ho visto il tuo amico compagnone di merende, mi aveva detto che ero pronto, anche se sparavo cazzate. L'ho comunque preso in parola, e prima durante il compito stranamente sapevo le risposte. Non dico di essere stato un genio, ma è andata," rispose cercando di essere il più onesto possibile, guardandolo poi fisso negli occhi.
Reginald sembrò scrutarlo come a cercare delle bugie nascoste. "Se mi dici che è andata bene sono sollevato. Potrai già riprendere da titolare in squadra... non che la cosa mi renda felice."
"E dillo che sei contento di riavermi in squadra! Lo sai che sono l'unico che ti passa il pallone su un piatto d'argento," disse Leeroy, cercando di fare il ruffiano e ridendo.
"Non ho mai detto il contrario, e comunque esageri."
"Vedremo alla prossima partita.""
Miles gli sembrò per un attimo pensieroso, come se volesse porgli una qualche domanda ma non era sicuro di volergli parlare. Assottigliò lo sguardo. "Sputa il rospo."
STAI LEGGENDO
The Last Chance
General FictionA diciotto anni non si sa mai esattamente cosa si voglia dalla vita, né chi si voglia diventare. Si passa il tempo a porsi domande accompagnate da porte in faccia, e rimaniamo indecisi fino all'ultimo. Leeroy invece è cresciuto con la convinzione di...