L’amichevole era andata meglio quanto i ragazzi della S.Collins si aspettassero. L’unico a pensarla diversamente era Stan, e non era il solo. Non era ancora abbastanza. Lance era ormai dell’opinione che se Leeroy avesse giocato sin dal principio, la partita sarebbe andata diversamente. L’allenatore era negli spogliatoi assieme a tutti i suoi ragazzi e li stava rimproverando.
“Si poteva fare meglio. Tutti potevate fare meglio, soprattutto tu, Julio. So che sei un attaccante, ma quando ti dico di giocare come difensore, tu devi farlo, e non lamentarti con il portiere”, asserì con aria grave al giovane spagnolo. Il ragazzo si sentì punto sul vivo e si tirò in piedi con un’espressione in viso a metà tra l’imbarazzo e la rabbia.
“Scusa Stan, ma fino ad ora mi ha sempre allenato come attaccante, della difesa conosco solo la teoria” Parlò tutto d’un fiato.
Stan si massaggiò una tempia, esasperato dalla poca volontà di quei ragazzi.
“Ascolta… tecnicamente e fisicamente puoi fare entrambi i ruoli. Quello che ti manca è la volontà. Dalla prossima volta ti faccio allenare con Leeroy.”
Julio guardò l’uomo stupito e tornò a sedersi. Rogers inarcò un sopracciglio a sua volta, stupito, domandando: ”Devo fare da balia a Gomez?”
“Tu sei l’ultimo che deve parlare, o anche provare a lamentarsi”, lo fulminò con lo sguardo l’allenatore, suscitando le risate dei compagni, persino quella di Lance.
“A proposito di balie…” continuò l’uomo, dopo aver fatto segno ai ragazzi di fare silenzio.
“Quelli che di voi disgraziati hanno delle insufficienze, saranno affinacati da una balia”.
Molti dei giocatori si sentirono tirati in causa; anche Leeroy, nonostante al ragazzo non importasse nulla del suo andamento scolastico.
“Roy-Roy, sei nella merda!” lo apostrofò Daniele, ridacchiando accanto a lui. L’inglese lo ignorò senza problemi.
“I vostri professori, che andrebbero fatti santi, tra parentesi, mi hanno pregato, quasi supplicato di fare qualcosa con le vostre teste vuote. Chi ha più di un’ insufficienza verrà aiutato da un compagno della squadra. Chi però non ne recupererà nemmeno una non potrà più disputare partite con la squadra. Ci siamo intesi?” domandò infine.
Tutti i ragazzi provarono ad aprire bocca per replicare, ma Stan li bloccò sul nascere con una sola occhiata. “Non voglio discussioni, e non voglio capre nella squadra, quindi muovete il culo e dateci sotto. Ora andate a casa, ci si rivede per l’allenamento di domani.”
Tutti annuirono senza protestare.
“Tu aspetta ad uscire!”
Leeroy si fermò senza stupirsi più di tanto, sapeva che Stan aveva quasi sempre qualcosa da dirgli,
*
Aprì la porta di camera sua, e appena dentro, lasciò cadere il borsone assieme alla felpa e alle chiavi di casa sul pavimento, lasciandosi sfuggire un sospiro abbattuto. Quel periodo era stato sfiancante per Leeroy, e il peggio era che non fosse ancora finito. Dopo l’ annuncio di Stan a proposito delle materie scolastiche e le insufficenze si sentiva peggio di un disperato. Si buttò sul letto e quasi conficcò la testa nel cuscino, senza trattenere un gemito di esasperazione. Sua madre, grazie al cielo, non era ancora rientrata a casa. Non le avrebbe detto nulla riguardo al suo andamento scolastico, in fin dei conti neppure lui stesso era a conoscenza dei reali voti. Il giorno seguente avrebbe visto i risultati, fosse era per quello che si sentiva così palesemente in ansia. Forse per la prima volta nella sua vita. Come se non bastasse, l’ idea di essere seguito negli studi da uno dei compagni lo infastidiva. Non voleva apparire stupido, non era un tipo tutto muscoli e niente cervello, ma sicuramente era quella l'impressione che dava. Sospirò nuovamente. Il cellulare squillò in quel preciso istante; il fatto che qualcuno lo cercasse lo infastidì ancora di più. Bloccò la chiamata senza neppure guardare chi fosse. Al diavolo tutti, pensò. Il telefono riprese a suonare. Aspettò che chiunque fosse si stancasse, ma fu solo tempo perso. Alla fine si tirò su di scatto facendosi scappare un’imprecazione. “Pronto!?” chiese con tono tutt’altro che amichevole.
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The Last Chance
General FictionA diciotto anni non si sa mai esattamente cosa si voglia dalla vita, né chi si voglia diventare. Si passa il tempo a porsi domande accompagnate da porte in faccia, e rimaniamo indecisi fino all'ultimo. Leeroy invece è cresciuto con la convinzione di...