Capitolo 33

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Il fatto che Rosalie fosse venuta a dargli sostegno lo fece stare tranquillo sia nei giorni precedenti che in quel preciso momento. La signora Twain, in un certo senso, era sempre stata affettuosa e rigorosa con lui, come una vera madre. Il pensiero l'aveva sempre rattristato.
Non sarebbe mai riuscito a ripagare il debito che sentiva di avere nei confronti di quella donna, era sempre stata presente nella sua vita da quando suo padre era sparito.
Certe volte anche il solo pensiero gli toglieva il respiro perché quello non era un suo compito.
Rosalie gli poggiò una mano sulla spalla, quasi conoscesse i suoi pensieri. In fondo era una madre, era normale che li conoscesse. Con già due figli ormai era navigata come madre.
Sospirò.
Stavano aspettando fuori dall'ufficio della vicepreside e Lance non riusciva a fare a meno di pensare che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe volontariamente rivolto la parola al terzino.

Arrivarono con qualche minuto di ritardo.
Una volta accomodati la signora Steel prese subito parola.
"Ci dispiace avere convocato voi signori per un motivo così grave oggi, ma dobbiamo discuterne le conseguenze," disse, facendo poi una breve pausa.
"Il mio collega ed io abbiamo cercato di non fare la cosa più grossa di quanto non sia già, ma il preside ha voluto prendere seri provvedimenti."
Leeroy stava quasi per alzare gli occhi al cielo per tutte le cavolate che uscivano dalla bocca della vicepreside. Come a suo solito cercava di fare bel viso a cattivo gioco, non per niente era considerata la più viscida e infame tra i professori.
Cercò però di stare tranquillo e non aprir bocca, non voleva peggiorare ancora di più la situazione o sarebbe finito al patibolo.
Guardò di sottecchi Lance, seduto accanto a lui, per vedere la sua espressione, ma il ragazzo sembrava assurdamente concentrato ad ascoltare attentamente le parole della donna, senza considerare le altre presenze. La cosa lo innervosì non poco e tornò ad osservare i suoi genitori che sarebbero stati giudice, giuria e carnefice dopo quell'incontro. Non degnò Stan di uno sguardo, come se non fosse presente. Era lì per sentire il verdetto, non per delle scuse false da una persona che si era presa gioco di lui.
"Per questo dobbiamo decidere come procedere dopo quanto accaduto. Per il signor Stark non ci saranno seri provvedimenti, è uno studente modello. Per quanto riguarda il signor Rogers, invece, dati i precedenti, saremo costretti a sospenderlo per una settimana."
"Non si potrebbe evitare la cosa visto che è uno dei miei titolari?" parlò Stan per la prima volta.
"Purtroppo, come abbiamo già detto, la sospensione è già ufficiale da lunedì, e non posso farci nulla. Sono molto dispiaciuta."
Leeroy aveva la nausea ad ascoltarli. Mentre suo padre sembrava pensare ai fatti suoi, sua madre era stoica; sembrava aspettare il momento adatto per parlare.
"Sì, ma non è giusto, il ragazzo ha lavorato tanto," fece la signora Twain in difesa di Leeroy; lo conosceva da una vita e non capiva perché per una scazzottata dovevano farne  un affare di stato con tanto di denuncia.
"Non si è mai comportato bene, nè durante le partite, né durante le lezioni, e il suo rendimento non è tra i migliori," disse la signora Steel con aria contrita.
"Con ciò cosa vorrebbe insinuare?" domandò Amanda con tono calmo.
"Signora Rogers..."
“È  signora Whynter,” la bloccò subito.
La signora Steel sembrò arrossire, non capendo, e anche per il tono deciso della donna davanti a lei.
"No, la prego, mi illumini, cos'ha Leeroy per meritarsi un verdetto simile? Non penso sia l'unico a cacciarsi in situazioni di questo tipo, con gli altri ragazzi non è mai stata sporta denuncia, vorrei sapere perché ora e perché con lui," disse la madre del ragazzo, partendo in attacco; aveva il fuoco negli occhi.
"Capisco che voglia proteggere suo figlio, ma vede, non sempre..."
"No, lei non capisce, evidentemente non ha dei figli," sentenziò subito in risposta. Amanda aveva quel dono di colpire le persone dritte al loro punto debole. Maurice sembrò per la prima volta ascoltare la conversazione.
La vicepreside boccheggiò. "Come si permette?"
Amanda si avvicinò alla scrivania, tirando fuori dalla borsa a bauletto una busta, e ve la appoggiò.
"Signorina Steel,” iniziò con tono di scherno. "questa è la risposta del mio avvocato."
"Ha intenzione di fare causa alla scuola?" domandò Stan con tono disinteressato, dopo averla aperta e aver letto velocemente i vari fogli. La sua collega sgranò gli occhi.
Maurice quasi rise sotto i baffi, adorava il carattere della moglie.
"Se voi volete andare avanti in questo modo, sì.  Sarete entrambi, assieme al preside, citati in giudizio. Più il professore di storia, come si chiama?" chiese con tono disinteressato.
"Il signor Morris?"
"Esattamente,” fece Amanda con un sorriso solare che parve inquietare tutti nella stanza, eccetto il marito. "Ora, signori, possiamo metterla in due modi," propose la signora Whynter, schiarendosi la voce.  "Possiamo procedere come voi avete iniziato e vi posso giurare che per quello che Stan ha fatto, non solo lui, ma anche la scuola finirà su tutti i giornali d'Inghilterra, causandovi non pochi problemi. Oppure facciamo come dico io."
"Signora, queste sono minacce,” disse la vicepreside, sconvolta. Fece per continuare, ma un' occhiata di Maurice la fece subito desistere.
"Voi ritirate la denuncia e noi lo faremo a nostra volta. Mio figlio non verrà sospeso, tornerà ad allenarsi e non verranno presi provvedimenti, nemmeno per Lance..."
"Sa che è impossibile?" fece Stan, non capendo dove la donna volesse arrivare, ma lo divertiva come stava mettendo in ridicolo la Steel.
"Credete che non conosca i problemi della scuola, come la facciata da riverniciare o i computer obsoleti?" disse con tono ovvio. "Tutti gli studenti si lamentano di quanto questa scuola stia cadendo a pezzi, non avete neppure fondi per corsi extra in caso qualcuno ne avesse bisogno,” continuò con tono sufficiente, ridicolizzandoli quasi. "Questi ragazzi avranno bisogno di maggiori comfort, non è vero?" aggiunse poi, sorridendo.
La vicepreside parve per un attimo ammaliata, ma si riscosse subito.
"Questa è corruzione."
"Si chiamano donazioni, signora Steel, e sono queste a migliorare le scuole. E in questo caso miglioreranno anche i nostri rapporti d'ora in poi, non trova?"
Calò il silenzio nella stanza. Amanda non attese nessun tipo di risposta e rimise mano alla borsa, tirando fuori il libretto degli assegni davanti a tutti quei volti ammutoliti.
"Credo che venticinque per il momento siano un buon incentivo. L'altra metà l'avrete a denuncia ritirata,” disse, lasciando poi cadere il pezzo di carta sulla cattedra.
La signora Steel lo afferrò al volo, guardandolo incredula.
"Ma signora Whynter, lei non può farlo."
"In realtà l'ho già fatto. Si ricordi di ritirare la denuncia entro venerdì, o l'assegno non sarà piu valido. È stato un piacere,” fece infine, con un altro sorriso.  "Leeroy ora possiamo andare."
Il ragazzo rimase per un momento interdetto; si era aspettato di tutto, tranne quello.
La vicepreside corse subito fuori dall'ufficio a chiamare il suo superiore, non si era mai sentita così umiliata in vita sua.
Lance e Rosalie raggiunsero la signora Whynter nel corridoio, solo Maurice e Stan rimasero seduti e studiarsi a vicenda, finchè l'allenatore non cedette.
"Senti, mi dispiace, non era mia intenzione far venir fuori un casino del genere."
Il signor Rogers si accarezzò i capelli per sistemarli un po'; era un po' piu lunghi del normale e lo infastidivano.
"Beh quel che è fatto è fatto, non credi?" disse l'uomo, senza smettere di fissarlo negli occhi.
"Cercherò di rimettere le cose a posto."
"Mia moglie l'ha già fatto."
Maurice si alzò e, augurando una buona giornata, raggiunse gli altri. Non sarebbero tornati a bere una birra al pub come una volta per un po' di tempo.

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