Capitolo 2

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Nonostante il rimprovero di qualche giorno prima, Stan decise che per far assimilare meglio il messaggio: "Non fare altri casini altrimenti sei fuori." a Leeroy, avrebbe dovuto utilizzare una soluzione semplice e pratica. Mancavano poco meno di quindici minuti alla fine dell'allenamento, così l'allenatore fermò la partita che i ragazzi stavano disputando per avanzare una proposta. Era una giornata veramente afosa e tutti, nessuno escluso, stava annaspando per il caldo. Tutta la squadra era a torso nudo e sudata sia per lo sforzo fisico che per il caldo, ma finchè giocavano non ci badavano.

"Che c'è?" chiese Miles, fresco come una rosa, sembrava che non sentisse mai la fatica.

"Venite qua." poi si rivolse al portiere: "Lance, esci dalla porta."

Il ragazzo rimase interdetto: che Stan volesse fare altri discorsi? Non aveva voglia di perdere tempo in chiacchere, dovevano allenarsi.

"Leeroy, vieni anche te qui."

Il difensore superò i compagni per raggiunge l'allenatore. "Sì?" chiese con voce ancora affannosa.

"Lance, dagli i guanti." disse l'allenatore, aggiungendo poi:"Leeroy, vai in porta."

"Che?" chiese stupito il diretto interessato.

"Hai capito bene."

Il portiere si tolse malvolentieri i guanti per poi lanciarli al compagno di squadra, che li afferrò al volo. Nessuno capì la decisione fino a che Stan non parlò nuovamente: "Per evitare che a qualcuno sorga la brillante idea di rinchiudere Leeroy in uno sgabuzzino per poi riempirlo di botte faremo ora un bel allenamento. Vi aiuterà a scaricare la rabbia che provate nei suoi confronti. In questo modo nessuno si farà del male... beh, forse solo Leeroy." concluse sorridendo.

"Lo useremo come tiro al bersaglio?" Il tono di Daniele era stranamente euforico.

"Più o meno. Potrete fare quello che volete, a patto che usiate il pallone e non le mani o i piedi, ma avrete una sola possibilità. Non ve ne darò altre. In questo modo si chiuderà subito la questione. Chi è il primo?" chiese con un ghignetto divertito.

"Quindi lo useremo come tiro al bersaglio!" ripeté di nuovo l'italiano, tutto contento.

"Non siamo mica dei barbari!" esclamò il diretto interessato, molto preoccupato per l'esito di quell'allenamento. Sarebbe tornato a casa pieno di lividi.

"Taci. E vedi di parare se ci riesci." lo zittì Stan.

Leeroy non potè fare a meno di pensare che quell'uomo fosse un gran bastardo. Tra la folla di ragazzi si fece avanti Daniele con il pallone, sarebbe stato il primo a tirare. Si posizionò e si fece indietro per la rincorsa.

"Niente di personale." commentò l'italiano.

Leeroy sudò freddo: quel bastardo avrebbe fatto sul serio e avrebbe sicuramente mirato alla faccia.

"Cerca di evitare il naso, non voglio portarlo in ospedale." fu il commento ironico dell'allenatore.

"Ci proverò, mister!"

"Che situazione del cazzo..." borbottò Leeroy infastidito. Come se non bastasse i guanti gli stavano enormi ed erano sudaticci. Avrebbe voluto uccidere qualcuno alla fine della giornata. Si posizionò al centro della porta a braccia aperte, come aveva visto fare molte volte a Lance,  aspettando il tiro. Non aveva idea in che punto avrebbe tirato ma pregò che non puntasse davvero alla faccia.

Daniele fece una rincorsa veloce per poi fermarsi improvvisamente ad un passo dal pallone e calciò proprio in direzione del portiere, più precisamente al basso ventre. Leeroy parò con il corpo bloccando la palla con le mani, ma il colpo lo sentì forte e chiaro.  Annaspò per un momento come svuotato del fiato che aveva in corpo. Quell'italiano era proprio un deficiente. Vide Daniele dare il cinque a Miles facendosi dare il cambio.

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