Quella notte Colin si svegliò a causa di qualcuno che bussava alla sua porta."Merda." Sbuffò guardando l'orologio. Le tre del mattino.
Helen era ancora congelata, attaccata a lui come una roccia e improvvisamente smisero di bussare.
Non si era ancora alzato, così si risistemò sul letto.
Ma poi quel pensiero lo colpì.
Poteva essere Jen.Raggiunse il suo telefono sul comodino, Helen era ancora su di lui.
Le sue notifiche erano tutti messaggi.
Messaggi di Jen.Colin sei sveglio?
Per favore rispondi
Ho bisogno di aiuto
Colin...
Per favore...Li guardò e si alzò in un secondo svegliando Helen con uno sguardo confuso.
"Cad é an i freann?" Mormorò.
"Torno subito."
Non disse altro ed affondò il viso nel cuscino.
Colin aprì la porta ed ovviamente lei non era più lì.
Corse all'ascensore, ancora in pigiama e finalmente pressò il pulsante del secondo piano.
Corse attraverso il corridoio fino alla sua porta e finalmente bussò.Sentì dei passi avvicinarsi alla porta e poi fermarsi.
"Jen, sono io, apri la porta."
Ci fu un momento di silenzio.
"Jen, fammi entrare."
La porta si aprì mostrandola ancora in uno stretto vestito bianco e quando guardò il suo viso poté giurare che gli si fosse spezzato il cuore.
"Jen, maledizione." Sospirò entrando nella camera.
Aveva la guancia destra completamente contusa, un cerchio viola attorno all'occhio sinistro.
I suoi occhi erano rossi a causa del pianto, le lacrime bagnavano ancora le sue guance."È tornato Jesse." Disse lui, i suoi denti pressavano con quelli inferiori per placare la rabbia.
"No... Jesse è in detenzione preventiva. La corte lo citerà tra tre giorni." Respirava pesantemente. "È stato il suo uomo. Ti ho detto che quando mi ha avvisata diceva sul serio. Colin, non avrei dovuto denunciarlo, Colin..." La sua voce iniziò a rompersi, iniziò a singhiozzare e lui la strinse tra le proprie braccia.
Iniziò a piangere come non aveva mai visto.
Il corpo tremava per la paura.La strinse più forte al suo petto.
E rimasero così.
Probabilmente per mezz'ora.
Lei continuò a piangere, tirando fuori tutta la sua tristezza, le sue paure e perché lui era lì in quel momento.Perso tra i pensieri, realizzò che lei aveva smesso di piangere e la allontanò, stringendole ancora le braccia con entrambe le mani.
"Occupiamoci di te, hum?"
Le sorrise e lei ricambiò debolmente.