Prologo

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Il vento soffia leggero, gli uccelli cinguettano e il sole brilla sul verde acceso delle foglie. Sono circondata da alberi e fiori: è il giorno del mio nono compleanno, ma non festeggio mai. Mi sono alzata la mattina presto per andare a raccogliere le fragole che tanto piacciono a mio padre e che crescono solo nella parte più interna del bosco. Quanto amo questo posto: è tranquillo qui e non ci viene mai nessuno. Intorno a me la luce mattutina illumina il tappeto di fiori colorati che ricoprono il terreno e che danzano seguendo il ritmo della brezza primaverile. Emanano un buon profumo. Se chiudo gli occhi e mi concentro riesco a sentire il rumore del ruscello che scorre a parecchi metri di distanza, l'acqua che infrange le rocce e poi precipita, formando una cascata. L'ho visto milioni di volte quel ruscello, come il resto del bosco, lo conosco a memoria: potrei dipingerlo in questo istante... se solo sapessi dipingere.

Scrutando i cespugli lungo il mio cammino per cercare le fragole mi rendo conto di essere inconsapevolmente arrivata proprio ai pressi di quella cascata e mi avvicino per osservarla meglio. All'improvviso mi accorgo di una figura in piedi vicino al dirupo, un bambino (più o meno della mia età) che gioca con un gatto, saltellando qua e là, e mi avvicino piano.

"Attento!" Il bimbo perde improvvisamente l'equilibrio e sta per cadere... mi avvicino correndo e faccio in tempo ad afferrargli la mano, ma non riesco ad aggrapparmi al terreno e stiamo per cadere insieme... quando il suo corpo diventa inspiegabilmente più leggero e riesco facilmente a tirarlo su. A dire il vero è come se fosse salito da solo perché non ho fatto il minimo sforzo... come se avesse fluttuato fino a toccare il terreno. 'Strano' penso, ma sembra che lui non ci abbia fatto caso e sorridendomi mi ringrazia. Che carino, quando sorride gli si formano due fossette che lo fanno sembrare più piccolo. Gli sorrido anch'io. "Aspetta... non senti anche tu questo profumo? Come di fiori ma più intenso..." riesco a sentirlo chiaramente e non si tratta del profumo dei fiori che ci circondano, ormai lo conosco fin troppo bene e non è lo stesso. È un profumo nuovo.

"No, non sento nessun profumo" Mi giro di scatto, come se avvertissi una forte presenza alle mie spalle e intravedo una figura umana, esile, che ci fissa da lontano: il braccio destro teso in avanti e uno strano tatuaggio verde a forma di rosa inciso sul palmo della mano, aperto verso la nostra direzione... la figura scompare e con lei anche quell'insolito profumo. "L'hai vista? L'hai vista vero?" balzo in piedi saltando come una scema e lui mi guarda male "visto cosa?" Scoppia a ridere. "Sei una tipa strana sai? Quanti anni hai?" "Nove" gli rispondo offesa. "Tu?" "Undici".

Oh no, stavo quasi per dimenticarmi delle fragole, devo sbrigarmi altrimenti papà si preoccupa... "Ok adesso vado, ciao ciao" mi alzo e incomincio ad incamminarmi ma lui mi prende la mano e mi ferma. "Come ti chiami" mi guarda negli occhi. Esito per qualche secondo. "Hana, mi chiamo Hana" "Hana? Come Fiore?" (Nota dell'autrice: Hana significa "fiore" in giapponese, ma lei non lo sa) perchè fiore? Non capisco... scuoto la testa "No, Hana come Hana. E tu?"
"Io?"
"Si tu, come ti chiami?"
"Io sono Jun, piacere di conoscerti" di nuovo quel sorriso, è carino.
"Piacere Jun" ricambio il sorriso "Ciao ciao".

Mi guarda con un'espressione triste, mi lascia la mano e corro via, cogliendo la sua ultima frase: "voglio rivederti presto, Fiore".

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